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QT n. 21, 5 dicembre 1998 Servizi

La macchina del tempo dell’Alto Adige

Titolo dell'Adige: "C'è voglia di Ulivo in Trentino. Ma gli elettori calano dall'87% al 79% e non è solo colpa del freddo. I sondaggi danno in crescita Margherita e DS, giù Lega e PATT'. Titolo dell'Alto Adige: "I risultati delle amministrative 1998. Il trionfo di Dellai. Si impone il centrosinistra".

Domanda: al vedere esposte, nelle edicole, le prime pagine dei due quotidiani locali di lunedì 23 novembre, quale stimolava di più all'acquisto: quella che dava i sondaggi o quella con "i risultati"?

Noi, nel nostro piccolo, abbiamo qualche esperienza in tema di lettura di giornali, eppure per qualche istante siamo rimasti perplessi e abbiamo pensato che i casi erano due: o le urne erano state scrutinate durante la notte, diversamente da quanto previsto; oppure all'Alto Adige hanno la macchina del tempo per fregare la concorrenza. Finché abbiamo trovato, in un angolo della prima pagina, la scritta "Exit pol CIRM".

La furbata è discutibile: per poter essere digerita, occorreva almeno che i dati riportati fossero effettivamente molto vicini alla realtà, come del resto si prometteva nel corso dell'articolo, che garantiva una differenza non superiore all'1%. L'indomani si è visto che così non era: per 6 delle 12 liste in competizione, il dato reale si discostava dall'exit pol di ben oltre l'1%. Nel caso del PATT, la distanza era di quasi tre punti e mezzo. Di conseguenza, anche i seggi che l'Alto Adige assegnava erano imprecisi: uno in più a Forza Italia e uno in meno al PATT. Ottima come previsione, ma pessimo come "risultato". Per la verità, il giornale aveva cercato di premunirsi, ma sbagliando direzione, cioè mettendo in forse l'ottavo seggio della Margherita a favore di un terzo seggio per AN.

E non era ancora finita: in seconda pagina, altra furbata con un montaggio grafico che comprendeva le foto dei 35 eletti e un titolo ("Il nuovo Consiglio provinciale di Trento") che non lasciava adito a incertezze. Le precisazioni, semmai, si trovavano all'interno dell'articolo, e comunque non intaccavano di molto la fiducia del giornale, e del lettore: "Venti sono assolutamente certi, dieci hanno una altissima probabilità di essere stati centrati; gli ultimi 5 sono in bilico, ma con ottime possibilità".

Un disastro: i poveri Vecli, Manuali, Delladio, De Eccher, Zorzi, Bondi, Tosadori, Giuliano e Gilmozzi (9 su 35, più di uno su quattro), dati per eletti, poco dopo sono risultati fuori, probabilmente maledicendo l'illusione in cui, per mezza giornata, l'Alto Adige li aveva cacciati. In questo caso, anche come previsione la notizia era scadente. Dopo gli entusiasmi dei primi anni, in occasione di recenti elezioni si è visto più volte che sondaggi, proiezioni ed exit-pol possono sbagliare, e non di poco: forse per difetti teorici, forse per una gestione superficiale. E quando alla sicumera dei sondaggisti si unisce l'ossessione giornalistica di battere la concorrenza, si finisce non solo col prendere in giro i lettori, ma anche col fare una gran brutta figura. Della quale, il giorno dopo, neppure si chiede scusa.

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