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Obiettori totali: fra ideologismi ed egoismo rampante.

"Per un evidente svarione legislativo, la renitenza alla leva è punita in modo tale da incentivare i giovani, soprattutto quelli che non hanno difficoltà economiche, ad essere obiettori totali".

Così, sull’Adige del 30 dicembre, l’on. Luigi Olivieri commenta la vicenda di Daniele, ventiseienne figlio dell’on. Renzo Gubert, che approfittando di questo "svarione" intende evitare sia il servizio militare che quello civile. Il marchingegno è semplice: la denuncia nella quale incorrono i cosiddetti obiettori totali può sì portare ad una pena detentiva, ma "la pena stessa può essere convertita, se contenuta entro i 3 mesi e con l’assenso del P.M., in una multa di circa 7 milioni".

Il meccanismo, come si vede, è di un classismo ributtante; e tuttavia possiamo capire che uno che ne abbia le possibilità decida di usufruirne. Quello che però disturba è la pretesa, da parte del giovanotto in questione e di un altro ragazzo che ha fatto la stessa scelta, di teorizzare la furbata, di darle uno spessore etico.

Sentite un po’ cosa dice Daniele Gubert: "Considero la leva obbligatoria una spietata corvée feudale, uno jus primae noctis gravante sui ragazzi che, compiuti gli studi, sono costretti a pagare in natura la loro appartenenza allo Stato che si appropria della loro libertà istruendoli alla violenza o, in alternativa e per magnanima concessione, li umilia con compiti di volontariato non efficiente (...) Io ho compiuto studi e numerosi viaggi all’estero. Ho usufruito di borse di studio di enti privati, della Provincia, dello Stato, dell’Unione europea per conseguire un’alta qualificazione e specializzazione in ambito tecnologico e informatico che oggi mi permette di non ingrossare le fila dei disoccupati. Bene, oggi lo Stato è in grado di inibire il mio status di libero professionista, costringermi a chiuder baracca per 10 mesi compromettendo così sia i suoi che i miei investimenti di anni per mandarmi ad alzare bandiere, incollare francobolli o spingere carrozzelle".

Aparte l’ampollosità dell’eloquio, il giovinotto informatico mostra di possedere alcune curiose convinzioni: ad esempio, che l’ente pubblico (Stato o Provincia che sia) è cosa buona quando eroga borse di studio e cattiva quando avanza delle pretese; e che spingere carrozzelle è un compito umiliante per chiunque abbia un minimo di specializzazione professionale.

Un altro obiettore totale intervistato dall’Adige, il ventitreenne Andrea Pregi, argomenta in maniera analoga: "Gli obiettori vengono usati come tappabuchi per gli statali, sfruttati e costretti a lavori allucinanti. Credo che alla fine il servizio civile sia un sistema trasversale per dire sì a quello militare, alla privazione di dieci mesi della propria vita. Io sono pronto a dare la mia vita per chiunque, ma di mia spontanea volontà".

Come si vede, fra l’uno e l’altro, un mix di ingenuità tutte ideologiche e di egoismo rampante, nella totale assenza di qualunque dimensione collettiva; anzi, con accenni sprezzanti nei confronti dei coetanei che hanno scelto il servizio civile. I quali, pur rendendosi conto dei difetti del sistema, continuano a rivendicarne una possibile funzione positiva. "Da alcune parti - dice uno di costoro - gli obiettori sono sfruttati o impiegati in lavori di competenza non loro, ma è sbagliato paragonare l’attaccare francobolii con l’accompagnare i disabili in carrozzella".

E ancora: "E’ importante quello che Daniele Gubert ha reso manifesto: chi ha i soldi può evitare la naja o il servizio civile sostitutivo. L’obiezione totale diventerà un investimento. Chi ha un lavoro potrà permettersi di pagare 7-8 milioni e continuare ad incassare regolarmente lo stipendio per i dieci mesi!"

Detto questo, sarebbe però ingeneroso infierire su Daniele e Andrea: di quel loro modo di ragionare il primo responsabile è chi, a cominciare dal ministero della Difesa, ha gestito in tutti questi anni il servizio civile, con le assurdità che anche su questo giornale abbiamo più volte segnalato, finendo per screditare quello che può anche essere un prezioso momento di formazione e di solidarietà per milioni di giovani.

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