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I commercianti arruolati nel centro-destra?

I commercianti arruolati nel centro-destra?

La mancata rielezione di Detassis alla presidenza della Camera di Commercio, per i culi di pietra più che una sconfitta è stata una vera disfatta. In quanto sono stati (giustamente) giudicati dall’insieme degli imprenditori come un ceto parassitario, che blocca con la propria pervasiva e incompetente presenza nei posti-chiave, lo sviluppo del Trentino.

A questo punto ci si sarebbe potuti aspettare, nei sopravvissuti, una ridefinizione del proprio ruolo: con in mano l’Unione Commercio e Turismo, il gruppo che fa capo a Gianni Bort e Mario Oss avrebbe potuto lavorare per condurre al meglio l’associazione, e dimostrare nei fatti di non essere dedito alla mera occupazione delle poltrone. Ma evidentemente è troppo aspettarsi che un culo di pietra cambi il suo rapporto simbiotico con la poltrona.

Bort e Oss infatti si sono mossi su due fronti, ma sulla medesima linea, quella di sempre: non sono gli associati che contano, è la poltrona.

Il primo fronte è quello interno all’Unione. Il gruppo aveva con un colpo di mano spodestato il precedente presidente Bertoldi, agitando un obiettivo: dare più potere agli associati, alle varie categorie (dettaglianti, grossisti, albergatori ecc) e toglierlo all’elefantiaca struttura centrale. Arrivati al vertice, Bort e Oss proseguono nella stessa politica di Bertoldi: rafforzamento della struttura - e del potere - centrale (il loro), a danno delle categorie.

Lo si è visto all’atto della presentazione del bilancio: investimenti nella struttura centrale, tagli alle categorie, trasferimenti degli attivi di bilancio delle categorie a compensare il passivo del centro. E se qualcuno delle categorie protesta?

Qui entra la particolarità dell’Unione Commercio trentina, che ne ha fatto terreno di scorribande per avventurieri: chi protesta e può dar fastidio lo si accontenta, dandogli una delle poltrone dai lauti compensi nei tanti consigli di amministrazione delle consociate della Seac (la società di software di proprietà dell’Unione, ricca cassaforte che attira sull’associazione gli interessi più disparati).

E’ chiaro come, all’interno di questi meccanismi, lo spazio per gli interessi degli associati, cioè dei commercianti, si riduca a zero. E infatti il numero degli associati continua a calare.

Il secondo fronte su cui si sviluppa l’azione dei nostri è quello esterno, con l’utilizzo dell’Unione e dei suoi soldi per altre imprese. Il gioco delle poltrone, dopo la sconfitta alla Camera di Commercio, è chiuso, soprattutto causa il vento nuovo che inizia a spirare nel mondo economico. Bort e Oss siedono ancora nel consiglio di amministrazione di Caritro, e hanno iniziato a lavorare per una riconferma, muovendo gli opportuni appoggi (il segretario della Confcommercio nazionale Billè; uno dei figli di Flavio Mengoni capo ufficio legale della Deutsche Bank): ma ormai i nuovi padroni - Unicredito Italiano - si muovono secondo altre logiche e poltrone per il notabilariato parassitario non dovrebbero essercene più.

Di qui il ritorno all’antico, la politica, vista come fonte di rendite e di potere.

I nostri hanno radunato all’Unione un paio di ex-Dc, a suo tempo di primo piano: Mauro Marcantoni, già eminenza grigia del partito cattolico, e Mario Malossini. A suon di milioni, per "consulenze" (400 milioni all’anno, compresa l’attività di un terzo consulente, il giovane avvocato rampante Fabrizio Marchionni, già in Tecnofin; ed è di questi giorni la notizia di un’ulteriore consulenza di Marcantoni, per altri milioni, questa volta dalla Seac).

In realtà il gruppo Oss-Bort-Malossini-Marcantoni lavora per rilanciare il centro-destra trentino, anzi la sua componente Ccd (con Forza Italia ci sono stati screzi).

Punto forte di questo progetto dovrebbe essere un nuovo giornale: periodico, possibilmente settimanale, dovrebbe nascere inizialmente come organo dell’Unione, dedicato per metà ai problemi dei commercianti, e per metà alla politica; dopo una prima fase di lancio, dovrebbe sganciarsi dall’Unione, approdare in edicola, dedicato tutto all’informazione e alla politica.

A dirigere il giornale verrebbe chiamato - in base all’assunto di Marcantoni, secondo cui per dirigere un giornale di destra ci vuole un transfuga della sinistra, come Ferrara o Liguori - Michele Zacchi (sì, l’ex-direttore di Questotrentino, la vita riserva queste tristezze), trasferitosi alcuni anni fa in Romagna, ma che con Trento ha mantenuto alcuni agganci, soprattutto nell’ambito del centro-destra (Zampiccoli di Forza Italia; Bruno Cristoforetti; Bort che gli ha già commissionato alcuni articoli sul giornale dell’Unione).

Alcune indiscrezioni sono apparse sulla stampa, ed hanno sollevato un vespaio (perché proprio Zacchi, che dalle colonne di Questotrentino non era certo stato tenero nei confronti dell’Unione? E soprattutto perché mai i commercianti - con tutti i loro problemi - dovrebbero mettersi a finanziare avventure editorial-politiche di chicchessia?)

Di fronte alle polemiche, Bort e soci hanno preferito rinviare il progetto, lavorando intanto ad allargarne le basi. E’ di questi giorni una riunione al Capitol, l’albergo di Bort, per aggregare attorno all’Unione una fetta consistente del centro-destra trentino: presente metà della giunta dell’Unione Commercio Turismo, i "consulenti", esponenti vari dei Ccd capitanati dal senatore Tarolli, il presidente dell’Istituto Trentino di Cultura Nadio Delai (legatissimo a Marcantoni), il direttore dell’Alto Adige Fabio Barbieri (che nelle pagine economiche sostiene Bort, e in prima pagina ospita regolarmente come editorialisti Marcantoni e ora anche Malossini); presente anche, ma poco convinto, anzi con atteggiamento vagamente goliardico, Claudio Taverna (An) e - del tutto spaesato, con l’aria "ma dove sono capitato?" - il consigliere delegato de L’Adige Luciano Paris.

Bene: che una parte del centro-destra cerchi di riaggregarsi e rimotivarsi, è cosa buona e giusta. Che pensi di farlo attorno a personaggi del passato sconfitti dalla storia (e dalla giustizia) come Malossini e Marcantoni (o addirittura, sembra, Flavio Mengoni, in cerca di nuovi sponsor); o che pensi di farlo utilizzando transfughi come Zacchi, è cosa invece meno seria. Non crediamo che sia in questa maniera che possa instaurarsi nella politica una competitività virtuosa.

Ma soprattutto: con le ristrutturazioni del Polo, con i giornali del centro-destra, che c’entrano i commercianti? Non è una politica malata quella che nasce dai soldi di un’associazione di categoria? E non è un’associazione fuori rotta, quella che si finalizza non agli associati, ma ai giochetti politici?