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QT n. 7, 3 aprile 1999 Servizi

I primi 30 giorni di Dellai

Promozione dei fedeli, pasticci amministrativi, promesse a destra e a manca, le troppe furbizie che vengono al pettine. E soprattutto assenza di un chiaro disegno di governo. Nella giunta Dellai c’è già chi pensa che...

Il giorno del suo insediamento, alla domanda - classica, anzi rituale - "Quali sono gli obiettivi dei suoi primi cento giorni di govern?" il neo-presidente Dellai, stracciando il copione, si rifiutò di rispondere: "Cento giorni non vogliono dire niente; un governo si giudica su un tempo più lungo".

Ovviamente aveva ragione. Eppure oggi, dopo appena trenta giorni, si possono già intravedere delle caratteristiche del governo dellaiano. Caratteristiche non positive, che hanno tirato addosso alla nuova giunta le critiche più disparate; e che dovranno essere riviste in fretta, se non si vuole che anche questa sia l’ennesima giunta che vivacchia, l’ennesima legislatura persa tra piccole risse e grandi confusioni.

Due sono gli avvenimenti emblematici di questi trenta giorni: la nomina dei dirigenti della Provincia, la guerriglia nelle commissioni legislative. E cercheremo di illustrarli nel modo più comprensibile anche al lettore meno addentro ai problemi istituzionali.

Dunque la nomina dei dirigenti generali della Pat - per quanto poco seguito dal grande pubblico - è in realtà uno dei momenti decisivi di un’amministrazione: una corretta distribuzione delle competenze e degli uomini nei posti chiave condiziona tutta la vita amministrativa del baraccone Provincia, la cui efficienza dipende da decisioni del genere.

Negli anni di Malossini il numero dei direttori generali lievitò: a fianco dei dirigenti delle tradizionali strutture (i "dipartimenti": sanità, industria, agricoltura ecc) si idearono i direttori generali dei cosidetti "progetti speciali". Dovevano essere delle strutture trasversali e temporanee, nate per portare avanti uno specifico progetto, in cui venivano coordinate attività dei vari settori. Tipica innovazione malossiniana: ammantata di modernità, bella in teoria, ma in pratica... Difatti alcuni progetti speciali (come quello Informatica e Trasparenza) si arenarono per mancanza di supporto politico; altri (come quello su Mobilità del Trentino Centrale, cioè la mitica metropolitana) furono solo un pretesto per distribuire miliardi di consulenze; i più furono uno strumento clientelare, per ampliare la distribuzione della ricca qualifica di dirigente generale, o per parcheggiare in nuovi uffici - tanto costosi quanto inutili - i dirigenti caduti in disgrazia.

Passati i fasti malossiniani, iniziò a farsi strada la consapevolezza delle pecche del gigantismo burocratico: troppi dirigenti vuol dire soldi buttati via, ma soprattutto sovrapposizioni e conflitti di competenze; ridurre, snellire, è stata la parola d’ordine più gettonata, anzitutto nei discorsi, ed anche timidamente praticata, con lo scioglimento di alcuni progetti speciali e la riduzione del numero dei dirigenti.

Ora Dellai ritorna al gigantismo: ritorna al numero massimo di 21 dirigenti generali, promuove sul campo suoi fedelissimi paracadutati dal Comune di Trento, occupa ben sei progetti speciali. "Se si vuole cambiare, bisogna poter contare sugli uomini giusti" si è difeso il Presidente. "E’ fuori luogo lo scandalo - approva la Presidentessa della Giunta Regionale, la diessina Margherita Cogo - per portare avanti un progetto politico, bisogna avere le persone che lo condividono."

Vediamo le cose più approfonditamente.

Esaminiamo i sei "progetti speciali" - con relativi sei dirigenti - che costituiscono il vero problema. Ribadendo che di per sè, l’idea del progetto speciale non è negativa: dipende da come viene interpretata.

1. Energia e Servizi pubblici locali (dirigente dott. Renzo Anderle). E’ il primo progetto ed è subito scandalo: c’è già il Servizio Energia, ora c’è anche l’apposita società Aspe, non si capisce a cosa serva. O meglio, lo si intuisce dal profilo del dott. Anderle: per carità, competente in materia, già presidente dell’Azienda Elettrica di Pergine e dirigente dell’apposito servizio energia della Pat, diventato sindaco di Pergine (del Patt), con la giunta Andreotti (del Patt) gli era stato creato su misura il progetto speciale. La cosa era già vergognosa ai tempi di Andreotti, perchè Anderle ha fatto molto il sindaco di Pergine, funzione da tempo pieno, e poco il dirigente, e i non-risultati si sono visti; oggi la sua riconferma nel progetto-fantasma è solo un sottoprodotto clientelare dell’accordo politico tra Dellai e Pallaoro (che rappresenta l’area degli amministratori autonomisti, che si spera sappiano fare di meglio che arraffare poltrone).

2. Coordinamento degli interventi per i collegamenti stradali Trento-Rocchetta e Rovereto-Riva (dirigente ing. Claudio Tiso). Qui siamo al monumento all’inutile: la bretella Trento-Rocchetta (è quella di Mezzolombardo) è già stata progettata dal servizio Lavori Pubblici in diverse versioni (galleria lunga, corta, ecc): ora non c’è nessun lavoro tecnico, nessun progetto, meno che meno speciale, da svolgere; c’è solo da prendere la decisione - esclusivamente politica - di quale tracciato scegliere e quali costi sopportare. Meno eclatante, ma del tutto analogo, il discorso sulla Rovereto-Riva: non c’è da coordinare niente, c’è da prendere la decisione politica sul futuro del Basso Sarca, del suo ambiente e del suo turismo. Questi sono compiti della Giunta Provinciale, poi spetterà al servizio Lavori Pubblici (o all’Autostrada) stendere il conseguente progetto. Un progetto speciale ad hoc non ha senso: se non come promozione, e cooptazione nello staff dellaiano (ma a far che?) dell’ing. Tiso, proveniente dal Comune di Trento.

3. Coordinamento Patti territoriali (dirigente dott. Diego Loner). E’ l’unico progetto speciale che ha senso compiuto, in quanto coinvolge gran parte della struttura pubblica. I Patti territoriali infatti, su cui molto puntano sindacati e associazioni imprenditoriali, prevedono una programmazione complessiva degli interventi sul territorio, con il coinvolgimento delle varie realtà locali a fianco dell’Ente pubblico. Per portare avanti questa azione occorre personale motivato ed autorevole: e qui casca il palco, il dott. Loner, già dirigente chiaccherato del servizio Industria, poi pluri-inquisito dal PM Profiti, infine condannato (anche se non ancora con sentenza definitiva) non ha - per queste sue vicissitudini - l’autorevolezza necessaria; nè sembra avere - per habitus mentale e stile di lavoro, strettamente burocratico - le capacità di coprire un ruolo che prevede continui confronti con realtà esterne, assemblee ecc. Insomma il pregetto speciale affidato a Loner si configurerà, secondo una prassi ormai consolidata, come l’ennesimo cimitero degli elefanti, in cui parcheggiare il dirigente in disgrazia. Con buona pace dei Patti territoriali, della cui "innovatività" Dellai si riempie la bocca ogni volta che incontra sindacati e associazioni.

4. Bonifica e recupero urbanistico aree industriali dismesse di Trento Nord (dirigente arch. Alverio Camin). Il progetto può avere un senso: implica un lavoro tra vari settori (sanità, protezione civile, urbanistica...) Anche se il problema grosso è quello politico, il rapporto con i proprietari, tra cui brillano alcuni noti speculatori. Il fatto che Dellai si trascini dietro dal Comune alla Pat (è uno scippo all’inerme Pacher?) la gestione di questa partita, in cui ha già dato il peggio di sè (ve lo ricordate quando ha mandato avanti lo yes-man assessore Nicolini a proporre di far sorgere il nuovo ospedale sui terreni inquinati dello speculatore Tosolini?) e che per di più affidi il tutto a un suo uomo - l’arch. Camin - promosso proprio per questo dal Comune, ci fa ancora una volta capire quali siano le cose che gli stanno veramente a cuore.

5. Riordino della politica immobiliare della Pat e coordinamento rapporti patrimoniali con lo Stato (dirigente dott. Giuliano Corradini). Il problema esiste e lo denunciamo da quindici anni: la Provincia non costruisce i propri edifici, ogni tanto compera qualcosa spendendo troppo, ma soprattutto brucia miliardi in affitti, facendo la fortuna di fortunati locatori (in primis la Curia). Se l’attuale Giunta si è accorta dello scandalo è un bene; dubitiamo che a risolverlo occorra una struttura speciale, basterebbe la volontà politica di smettere di foraggiare le immobiliari. Ci sembra strano poi l’affidamento del problema al dott. Corradini, da sempre a capo delle strutture ordinarie (servizio Patrimonio) senza che sia approdato a nulla; dovrebbe farlo adesso, perchè c’è sia il servizio ordinario, sia il progetto speciale?

6. Coordinamento attività per la Ferrovia del Brennero e per lo sviluppo dell’Intermodalità (dirigente ing. Nicola Salvati). La progettazione della Ferrovia del Brennero non è compito della Pat, ci sono organismi sovranazionali ad hoc (Geie ecc) con cui finora teneva i contatti l’ing. Mattivi (dirigente in pensione) partecipando ai vari consessi dietro semplici rimborsi spese. Non si capisce perchè adesso per svolgere le stesse funzioni si debba mettere in piedi un progetto speciale (costo minimo annuo: un miliardo). Ancor meno lo si capsice se si pensa al suo dirigente, l’ing. Salvati. Già capo dei Vigili del Fuoco di Trento, poi dirigente della Protezione civile, Salvati è noto per la sua capacità di decidere e assumersi responsabilità. Sollevato dalla Protezione civile dalla giunta Andreotti 2 (in base al principio - condivisibile - che un dirigente con personalità se rimane troppo tempo in uno stesso posto diventa un ras) era stato messo a dirigere i Lavori Pubblici, dove aveva portato il suo dinamismo decisionista. Pestando i calli a qualcuno di troppo (a Dellai in due occasioni, tirando fuori dai polverosi cassetti provinciali dei progetti che invece dovevano rimanere in sonno: la ristrutturazione dell’ospedale Santa Chiara, che l’allora sindaco voleva invece far marcire per meglio supportare la sua idea dell’indispensabilità di un nuovo ospedale provinciale; e la quarta torre degli uffici provinciali, che nessuno riesce a costruire - vedi il punto 5 - e che Dellai voleva bloccare perchè avrebbe peggiorato - l’edificio della Provincia, non i milioni di metri cubi che il Comune ha colpevolmente permesso che costruissero i privati! - la qualità della vita degli sfortunati abitanti di Trento Nord). Conclusione: il troppo attivo Salvati è stato rimosso, e sistemato nell’apposito cimitero/progetto speciale.

Così i dirigenti imparano: ad essere fedeli, umili; e soprattutto a fare il meno possibile

Se a questo quadretto uniamo qualche altro elemento (la nomina a dirigente generale del Dipartimento Ambiente della dottoressa Paola Matonti, già dirigente al Turismo, dove si era distinta come speaker delle proposte più impattanti di Francesco Moser; e che ora presiederà il Comitato dell’Ambiente, chiamato a valutare i vari progetti) sembra emergere un dato di fondo, già a suo tempo visto con lo spezzettamento delle competenze dei vari assessorati: la sottovalutazione delle esigenze della macchina amministrativa, la priorità assoluta data a modesti giochi di promozione di personaggi fedeli. In poche parole la mancanza di veri obiettivi di governo.

Veniamo al secondo elemento: l’impasse nelle commissioni legislative. I lettori conoscono la vicenda: Carlo Andreotti, preso per i fondelli da Dellai che gli aveva promesso la poltrona di Presidente del Consiglio provinciale, è passato all’opposizione, trascinandosi il compagno di partito Panizza: i due hanno operato un ribaltone nelle commissioni legislative, le cui presidenze sono andate tutte alle opposizioni.

La situazione è grottesca, e in qualche modo verrà sanata. Però a questo punto di fronte alla coalizione di centro-sinistra si aprono due strade: sforzarsi di riportare i due autonomisti Andreotti e Panizza in maggioranza (che tornerebbe a contare su 21 consiglieri) pagandone i prezzi, cioè cercando di accontentare l’irato Andreotti; oppure dichiararsi autosufficienti e contare su una maggioranza di 19 consiglieri.

Per svolgere delle considerazioni di fondo, prendiamo per vere le attuali dichiarazioni di Dellai, che sembra puntare alla maggioranza dei 19.

Il problema sono ancora le commissioni, vero cuore dell’attività legislativa: in esse i consiglieri svolgono un lavoro oscuro, lontano dai riflettori, ma basilare. Ora le commissioni sono 4, e in ciascuna sono previsti 4 consiglieri di maggioranza (e 3 di opposizione): un totale quindi, per la maggioranza, di 16 consiglieri. La maggioranza non ha problemi, perchè conta su 19 consiglieri? Nossignori, perchè - per regolamento - dalle commissioni sono esclusi gli assessori, il Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio; con la giunta "lunga" di Dellai, sono 12 consiglieri esclusi. E allora dei 19 di maggioranza, rimangono disponibili per le commissioni solo 7 persone: ciascuna di esse dovrà sciropparsi almeno due commissioni. Non basta: tra i 7 teoricamente disponibili, ci sono Margherita Cogo, Presidente della Giunta Regionale e quindi oberata da propri compiti istituzionali, tanto più che intende impegnarsi in un’opera di revisione della Regione; e c’è Tarcisio Grandi, noto assenteista.

Conclusione: per non essere travolta nelle commissioni, la maggioranza deve contare su un iper-lavoro di 5 consiglieri. I cinque più oscuri, quelli silurati, la Chiodi, Passerini, dovrebbero sgobbare da mane a sera per permettere agli assessori di operare. E’ credibile?

E’ credibile solo in presenza di un disegno politico forte, condiviso. Quando invece quella che emerge è la cultura della furbizia, della tattica, dell’accontentare questo e quello, perchè mai proprio gli esclusi dovrebbero tirare la carretta?

Insomma le furbizie dellaiane si stanno rivelando controproducenti. Come da tempo noi e altri andiamo dicendo, la cultura dorotea non basta più, a ridurre la politica a occupare i posti di potere, e accontentare a destra e a manca, i conti non tornano: i posti da occupare non bastano mai, le persone da accontentare sono sempre troppe.

In questi giorni la giunta Dellai ha inizato delle operazioni ascolto, andando nelle varie realtà, parlando con le categorie: "Dellai mi sconcerta - ci ha rivelato un suo ex-ammiratore - firma protocolli, promette tutto a tutti: e quando si tratterà di mantenere?" Nel solo Primiero Dellai ha promesso interventi per 800 miliardi: "manca un’idea della politica, del Trentino, se non come sommatoria delle richieste; per di più sbagliandosi a fare le somme" ha commentato Walter Micheli.

In realtà la sinistra, appiattitasi su Dellai, ha problemi enormi: se per i dorotei oggi è difficilissimo gestire posizioni del genere, per i riformisti è esiziale. Non è possibile sorbirsi senza fiatare le nomine dei dirigenti che abbiamo appena visto, senza rimetterci verticalmente in credibilità.

E di questo iniziano a rendersene conto in tanti. Sarà meglio che questa consapevolezza maturi in fretta: una giunta che si configurasse come neo-dorotea non può che franare, e le macerie travolgerebbero i leader e i subalterni.