Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Rovereto, città della guerra

Ultime notizie dal Consiglio comunale più agitato del Trentino.

"Fino alle cinque e mezza di mattina per discutere gli ordini del giorno collegati alla discussione sull’Asm e ancora non è bastato. Il leghista Leonardo Boldrini ha presentato, al termine della seduta-fiume durata oltre dieci ore, altri 160 ordini del giorno".

Sul versante della maggioranza, l’assessore Cristian Sala denuncia la "grande stanchezza, la demotivazione e in un certo qual senso la frustrazione che si è impossessata del sottoscritto".

Il vicesindaco Erminio Lorenzini commenta: "Peggio di così non si capisce cosa potrebbe esserci. Carla Tomasoni (consigliera del Patt, all’opposizione, n.d.r.) è addirittura arrivata a dire al sindaco: ‘La smetta di fare quei sorrisini, altrimenti vengo lì e glielo tolgo a sberle’. L’altro ha incassato ma l’ha presa male". Insomma, "un altro anno così è impossibile... Si sentono cose da bar Sport".

Ma Boldrini non ci sta: "Non accetto di essere descritto come uno che parla a vanvera, tanto più che quando parlo il sindaco mi risponde sempre." Una dimostrazione ineccepibile.

Poi rilancia; "La prossima settimana arriveranno grossi problemi per la giunta"

Quali? "Ora non lo dico".

Antonio Gurrieri, già di Forza Italia, ora esponente di Rovereto 2000, fa a sua volta un’analisi sconfortata della situazione ed avanza una proposta originale: "Si manca di rispetto al denaro pubblico. Si convocano consigli per sospenderli subito per fare incontri di maggioranza e capigruppo... Ogni seduta, con i gettoni di presenza, si spendono sette milioni. E allora conviene che gli incontri per trovare accordi politici si facciano nel miglior ristorante di Rovereto; lì si spenderebbero al massimo quattro milioni. Anche mandando il conto in Comune, si risparmierebbe".

"La situazione sembra ormai sfibrata" - conclude inevitabilmente il cronista.

Ma non ci si limita alle litigate dentro al Consiglio e alle dichiarazioni alla stampa: solo sui giornali del 18 aprile, ad esempio, troviamo il solito Boldrini che invoca l’intervento dell’Ufficio Enti Locali della Provincia contro alcune convocazioni del Consiglio comunale da lui ritenute irregolari; e poi la solita Carla Tomasoni chiedere, insieme al compagno di partito Federico Masera, un’apposita seduta del pubblico consesso per togliere all’assessora all’Urbanistica Manuela Bruschetti la delega affidatale dal sindaco, perché "è architetto libero professionista e contitolare di uno studio professionale di architettura e urbanistica" e dunque si prospetterebbe un conflitto d’interessi. Quasi che - aggiungiamo noi - la signora Bruschetti, fresca di laurea, abbia intrapreso solo nelle scorse settimane la sua attività professionale.

Altre voci non meno bellicose continuano ad arrivare dalla cosiddetta società civile, particolarmente in merito alla non ancor risolta questione del piano del traffico. Abbastanza scontate quelle provenienti dai "comitati spontanei" ("Solo facendo cadere questa giunta sarà possibile ottenere dei risultati");un po’ più sorprendente, anche per il tono, la dichiarazione rilasciata da Dario Di Blasi, direttore del Festival del Cinema Archeologico, persona di sinistra nonché antico amico personale di diversi esponenti della maggioranza: "Vorrei veder legati ai semafori dell’incrocio i responsabili di queste decisioni a subire la pena dantesca del benzene e del frastuono".

Non ci si chieda, a questo punto, di aiutare il lettore a comprendere torti e ragioni delle due parti in conflitto: per ragioni di spazio e per l’oggettiva difficoltà di sbrogliare una matassa così aggrovigliata ci limitiamo alla fenomenologia della questione; al massimo possiamo accennare a superficiali impressioni relative alle cause del conflitto, prodotte dalla lettura dei giornali e da anni di saltuaria visione delle sedute consiliari trasmesse da Tca: da una parte un dichiarato gioco allo sfascio, dall’altra una evidente debolezza tattica e una predisposizione masochistica a cadere nelle trappole e a raccogliere le provocazioni.

Fatto sta che la storia amministrativa di Rovereto va avanti così da anni (temi del contendere, di volta in volta, la nuova Residenza socio-assistenziale, il Polo Museale, la gestione della Casa di Riposo, il Piano del traffico, e ora la fusione fra la roveretana Asm e la trentina Sit), indifferente ai cambi di maggioranza e all’avvicendarsi di volti nuovi; anche se indiscutibilmente appare rilevante se non decisivo il contributo alla rissa dei sopra citati Leonardo Boldrini e Carla Tomasoni: il primo col suo confuso peregrinare dialettico, la seconda con una burocratica e iraconda logorrea.

A questo punto, qualcuno ha cominciato a chiedersi se non sarebbe il caso di chiudere bottega e richiamare anticipatamente alle urne i cittadini.

Ma neanche le elezioni anticipate, a quanto sembra, risolverebbero l’inghippo:

"Il fatto è - osserva un consigliere - che con questo regolamento che permette di fare tutto, anche dopo il giugno del 2000 si rischia di trovarsi nelle stesse condizioni di oggi".

Che almeno su questo siano d’accordo?