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Dal Kossovo al Consiglio comunale

Comunisti new look: dai generali discorsi sulla pace al consiglio comunale. Rifondazione Comunista, rinnovata dopo lunghi travagli interni, si presenta agli elettori di Trento.

Che ci stanno ancora a fare i comunisti? Dieci anni dopo il crollo del Muro, due scissioni nazionali, baruffe locali di bassissimo livello, le elezioni provinciali andate a vuoto? E per di più a Trento, dove la sinistra è sempre stata minoritaria; e dove comunque lo spazio alternativo ai Ds è tutt’altro che vuoto: con Solidarietà, la Rete, i Verdi...?

Invece alla presentazione di Rifondazione Comunista del proprio candidato a sindaco di Trento, c’era aria quasi di festa: consapevolezza piena di essere piccola minoranza, ma grande voglia di esserci, di propagandare le proprie ragioni. "Ci candidiamo a governare" dicono anche loro, come tutti; ma si vede che non ci credono; e nonostante questo ritengono di essere utili, di avere cose da dire, di trovare orecchie che li ascoltano.

Merito - si fa per dire - della guerra; che in uno strano mix di iperpacifismo (lo slogan "nessuna guerra ha mai risolto nulla" surreale in chi ha sempre inneggiato all’Armata Rossa, alla Resistenza, e magari anche alla Rivoluzione Proletaria Armata) di antiamericanismo di maniera, ma anche di tante buone ragioni, ha dato un senso largamente comprensibile a un partito altrimenti sclerotizzato nell’ideologia. Ma non c’è solo l’effetto-Kossovo: nell’evidente voglia di far politica nei militanti presenti, c’è molto di più.

"Si, abbiamo superato antiche divisioni: siamo un gruppo nuovo, di 25-30 persone che si è ritrovato per ricostruire il partito. E lavoriamo bene, si stanno avvicinando in tanti, giovani ma non solo, che non trovano risposte nei Ds, sentono la necessità di un pensiero antagonista" ci dice il candidato sindaco Roberto Simeoni, tecnico all’Ospedale Santa Chiara.

Forse parlano troppo della guerra. Nel senso che l’allargamento ai grandi temi, pur importantissimi, quando invece l’argomento è il Comune di Trento, può nascondere l’incapacità a dare risposte proprie ai problemi concreti, che ogni giorno toccano il cittadino.

"Invece no - ci risponde Simeoni - C’è una forte omologazione intorno a modelli economici-culturali che non tengono conto della realtà della vita degli uomini. E noi questo combattiamo. Contro un metodo di governo, un’organizzazione sociale, che crea l’esclusione di parte della cittadinanza. E gli esclusi non sono solo gli immigrati, i senza casa; ma tutti coloro che non corrispondono all’identikit oggi centrale, dell’uomo maschio, adulto, occupato: e quindi restano fuori i bambini, gli anziani, i giovani, gli stranieri..."

Veniamo al concreto: quali sono state le insufficienze della Giunta Dellai-Pacher?

"Soprattutto il modello accentratore, malossiniano. E’ il metodo di governare attraverso centri di potere, senza coinvolgere i cittadini, che invece su problemi come l’urbanizzazione della città hanno molto da dire."

Eppure tra il vostro programma e quello di Pacher ci sono molti punti in comune: a inizare dai trasporti, con la centralità del trasporto pubblico.

"Sì. Come d’altra parte quando Pacher fa proprie alcune rivendicazioni del movimento studentesco. Noi valuteremo se queste cose vengono mantenute; perchè un’eventuale giunta Pacher non sarà di sinistra, ma una giunta moderata con un pro-sindaco di sinistra e il sindaco vero - Dellai - a Piazza Dante. Però sia chiaro: noi non siamo contro Pacher, siamo contro la destra, che dappertutto dà il via alle forze speculative, e in alcuni posti chiude le moschee. Mentre con Dellai-Pacher alla chiusura delle moschee non si arriverà; ma nemmeno all’apertura, cioè a una politica di coraggiosa integrazione. E analogo discorso si potrebbe fare per le altre fasce dell’esclusione sociale."

Appunto, la speculazione edilizia. Nella scorsa legislatura Dellai non è certo stato insensibile a certe sirene; ma la vostra rappresentanza in consiglio comunale su questo non ha saputo dare battaglia. Anzi, quando QT ha denunciato certi affari, per un certo periodo siamo stati soli. Senza nulla voler addebitare alle capacità della vostra rappresentante, non è che voi siate troppo ideologici, fate discorsi generali ma non avete i rapporti, le conoscenze, per intervenire sul concreto della città?

"C’è stata una nostra responsabilità, abbiamo lasciato sola la consigliera. Ma quel partito - ideologico e rissoso - a Trento non c’è più. Ora abbiamo aperto una fase del tutto nuova: se verrò eletto nel Consiglio, mi preoccuperò di costruire attorno alla nostra azione una rete di liberi collaboratori, non necessariamente di Rifondazione, che mi sappiano dare gli opportuni input. E del partito del mattone, di come si fa nel concreto la città, intendiamo occuparci, è una nostra priorità."