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QT n. 16, 25 settembre 1999 Servizi

Niente porfido tra cervi e caprioli

Accolte dalla Provincia le osservazioni al Piano Regolatore avanzate da una (inesistente) associazione ambientalista di Verla di Giovo.

La Provincia ha bocciato l’area artigianale che il Comune di Giovo aveva previsto di insediare nella frazione dei Serci. La Commissione Urbanistica Provinciale ha stralciato dal Piano Regolatore del Comune della val di Cembra l’intervento di cui si è trattato su queste pagine nei mesi scorsi. La commissione provinciale, contro la cui deliberazione il Comune si può in ogni caso appellare all’assessore all’Urbanistica, ricorda che la zona è agricola, di interesse primario, e quindi non passibile di insediamenti produttivi.

Superata la questione normativa ed entrando nel merito, i tecnici della commissione sottolineano la incompatibilità di insediamenti artigianali in quel luogo "panoramicamente esposto" attorno al quale, se venissero insediate lavorazioni del porfido proveniente dalle cave della valle, si svilupperebbe un traffico di attraversamento degli abitati "assolutamente incompatibile" con la natura dei luoghi e con la viabilità esistente.

Contro le intenzioni del Comune si era schierata l’associazione "Montagna selvaggia", che dichiarava di avere sede in piazza Pulita a Verla di Giovo (nome e indirizzo chiaramente inventati). Gli "anonimi" avevano inviato quattro cartelle fitte fitte di osservazioni agli uffici della Provincia, contestando la collocazione nella tranquilla frazione di Serci di un’area per attrezzature ed impianti agricoli e di un’altra destinata ad attività artigianali che, in val di Cembra, sono spesso sinonimo di porfido, e quindi di polveri e rumori. Nelle osservazioni critiche inviate alla Provincia, la frazione di Serci era definita come un’oasi di pace armonicamente incastonata nel verde dei boschi e della campagna (siamo a 650 m. di altitudine) alle falde del monte Corona, zona ricca di fauna (caprioli, lepri, cervi, tassi, volpi...) ed attrezzata con un apprezzato e frequentato percorso per mountain bike.

L’ultimo posto, in sostanza, nel quale ipotizzare uno sviluppo artigianale, tanto più che - dicevano i critici - giù in paese (a Verla, il capoluogo comunale) ci sono ancora dei lotti artigianali inutilizzati.

Che senso ha - si erano chiesti - piazzare dei capannoni e delle attività produttive nella frazione decentrata quando poi per qualsiasi servizio le imprese dovranno recarsi più a valle, dovendo utilizzare peraltro una viabilità non certamente fatta per sopportare il transito dei camion o un traffico di pendolari?

La commissione provinciale ha dovuto dire no anche alla richiesta di destinare parte dell’area alla realizzazione di una struttura per la raccolta e la commercializzazione della frutta. Ai Serci una struttura del genere esiste già da qualche anno ed il consorzio agricolo avrebbe voluto ampliarla, ma, per ragioni di incompatibilità con il Piano Urbanistico Comprensoriale, i tecnici di Trento hanno stoppato la proposta.

La variante al piano di fabbrica era stata proposta dal "commissario ad acta", ing. Vialli, e redatta dall’arch. Steiner. Infatti, come in tanti altri Comuni, anche a Giovo la prima approvazione della variante è stata adottata dal commissario perché la maggioranza dei consiglieri comunali sono risultati in conflitto d’interessi con il Municipio da essi stessi amministrato. In base agli indirizzi della giurisprudenza più recente, fatti propri anche in sede locale, per essere in conflitto d’interessi e quindi rischiare conseguenze penali per interesse privato in atti pubblici, basta che un parente (o un affine) fino al 4° grado (ad esempio, un cugino) possegga un qualsiasi terreno oggetto della variante urbanistica. Nei nostri piccoli paesi, è ovvio, questa situazione è pressoché scontata. Tocca allora alla Giunta provinciale nominare il "commissario ad acta", che subentra nelle competenze del Consiglio comunale e procede all’approvazione del Piano Regolatore.

La procedura risulta un po’ ipocrita, perché, quasi sempre, il commissario funge da notaio di una situazione già ben incanalata da altri, in particolare dalla Giunta comunale, che ha scelto il professionista al quale affidare l’incarico per la revisione del Piano ed al quale ha sicuramente dato le dritte necessarie.

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