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QT n. 17, 9 ottobre 1999 Servizi

Forza Italia: liberisti o democristiani?

Un partito sedicente moderato, ma che sa solo dire di no. I problemi dei forzisti, tra scontri interni e un dibattito che non c’è.

Partito moderato, si dichiara Forza Italia, che intende rappresentare i ceti sociali più dinamici: i quali magari amano poco le tasse, ma di sicuro non sono rivoluzionari. Però di tutto questo si vede ben poco: in Consiglio provinciale gli esponenti forzisti seguono una sola linea, sostenere il contrario di quanto fa la maggioranza; anche a costo di appiattirsi sugli estremismi folkloristici di Boso o sui nazionalismi di Taverna, anche a costo di dire oggi il contrario di quanto detto ieri, ed essere sbugiardati dalla stampa.

E’ stato il caso della riforma elettorale: Forza Italia si è sempre dichiarata per il maggioritario, ha firmato appelli e dichiarazioni di fuoco, ma ora che il centro-sinistra ha imboccato con fatica la strada della norma transitoria (che applicherebbe il maggioritario in vigore nelle altre regioni, se il Consiglio provinciale non riuscisse a varare alcuna legge entro il 2003), adesso i forzisti, che vedono la possibilità di incrinare il fronte avverso, sono diventati tiepidissimi sul proporzionale e fieramente avversi alla norma transitoria. Della serie: i contenuti della politica contano zero. E così per la riforma della Regione. E pure per il manager della Sanità Nicolai, vituperato quando era in sella, santificato ora che il perfido Dellai lo ha licenziato.

La stampa fa il suo dovere: riporta le nuove posizioni, e però ricorda, con qualche sberleffo, le precedenti.

"Il fatto è che c’è un problema di visibilità, dei singoli e anche della forza politica, per cui forse si cura di più l’apparire che la sostanza - risponde a questi rilievi Mauro Delladio, consigliere forzista non ortodosso - però ci sono state da parte nostra anche iniziative propositive, e altre arriveranno con il proseguire della legislatura."

"In effetti viene valutato valore primario l’unità politica dell’opposizione- afferma Nicola Giuliano, arrivato a Forza Italia dal Cdu, il partito di Buttiglione - Poi su alcuni temi abbiamo posizioni differenziate. Per esempio io personalmente non condivido l’opposizione alla norma transitoria."

Il problema dei forzisti è decidere cosa fare da grandi. Passata la grande ondata dei primi successi berlusconiani, in cui tutto risultava facile e si riusciva a far eleggere perfetti sconosciuti, il partito dovrebbe scegliere: essere una forza liberista che punta alla desovietizzazione del Trentino, troppo dipendente da mamma Provincia? Oppure essere uno dei pretendenti a raccogliere l’eredità democristiana?

"Forza Italia propugna una maggior liberalizzazione dell’economia - risponde Giuliano - Però, e la recente adesione al Partito Popolare Europeo lo sottolinea, dirci liberisti è decisamente eccessivo, la nostra area di riferimento è il centro."

"Ho già detto una volta che in Forza Italia uno come me, proveniente dalla Lega- risponde Delladio - si vede accerchiato da democristiani: è più che altro un discorso di mentalità, di tendenza al compromesso. Mentre secondo me Forza Italia deve sì recuperare un consenso che coinvolge il passato, però puntando sul cambiamento dell’attuale metodo della distribuzione di ricchezze e spartizione del potere."

Il dibattito però non riguarda queste scelte. La liberalizzazione dell’economia trentina può tranquillamente aspettare. E anche Dellai può dormire sonni tranquilli: il punto su cui un’opposizione agguerrita lo metterebbe alle corde - i suoi discutibili rapporti con i poteri forti - è anche l’oggetto dell’invidia di tanti forzitalioti rampanti, che vorrebbero essere accreditati presso i Lunelli, e anche presso i Tosolini; e che sono costretti ad accontentarsi dei rapporti con i declinanti culi di pietra, i Gianni Bort, i Mario Oss dell’Unione Commercio e Turismo; quando non con gente ormai eclissata come il non rimpianto ex-presidente della Camera di Commercio Marco Oreste Detassis, il cui nome viene ancora riesumato quando si tratta di ipotizzare qualche candidatura.

Dentro Forza Italia si litiga, e di brutto; ma sulle carriere, non sulle prospettive politiche.

La candidatura a segretario di Giacomo Santini ha messo tutti a tacere. Anche se questi suoi mesi di capogruppo in Consiglio provinciale non sono stati certo esaltanti, il suo nome, il suo modo di fare forbito, il lavoro svolto da parlamentare europeo, lo accreditano ancora. Ma non appare molto interessato ai problemi trentini, e si dice che, dopo la maldigerita trombatura alle recenti europee, punti a uno scranno a Roma più che alla conduzione del partito a Trento.

Di certo il dibattito sul "che fare" in Trentino langue paurosamente.

Perché non chiedete la privatizzazione di un carrozzone come Informatica Trentina? - proviamo a chiedere.

"Beh, sì... temi del genere potrebbero essere trattati al prossimo congresso - ci risponde Giuliano - Spero che ora, definita la candidatura di Santini, si possa rilanciare una nostra maggior propositività."

Speriamo anche noi. Un centro-destra serio farebbe bene a tutti. Ma non cè da essere ottimisti.