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Vendute e comprate

Il traffico di donne destinate alla prostituzione riguarda in Italia, ogni anno, circa 20.000 straniere.

Garosi Eleonora

Il traffico di esseri umani, ed in particolare di donne, a scopo di sfruttamento sessuale, è un fenomeno in preoccupante crescita, che interessa il dibattito politico a livello internazionale e coinvolge l’opinione pubblica.

La povertà nei Paesi d’origine, la speranza di trovare un lavoro redditizio, la mancanza di libertà politica sono alcuni dei fattori che producono i flussi migratori; la conseguente regolamentazione e restrizione delle immigrazioni legali, nei Paesi di destinazione, ha determinato un aumento della richiesta dei servizi illegali offerti dalla criminalità organizzata.

In anni recenti, la caduta dei regimi comunisti dell’ex blocco sovietico e la guerra nell’ex Jugoslavia hanno prodotto un incremento dei flussi migratori illegali dall’Est, e hanno fornito alle organizzazioni criminali l’opportunità di investire nel mercato della tratta di donne, che arrivano in Occidente come ballerine, entraineuses e poi finiscono nel giro della prostituzione. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) definisce il traffico di donne come "il trasporto illecito di donne migranti illegali e/o il commercio delle stesse con lo scopo di ottenere profitti economici". Stime recenti riportano che sono all’incirca quattro milioni le persone trafficate ogni anno nel mondo (con un "fatturato" di sette miliardi di dollari); tra queste, 500.000 sono le donne che arrivano in Europa, e tra le 19.000 e le 25.000 sono destinate ai mercati della prostituzione in Italia.

La criminalità organizzata trova vantaggioso investire nel contrabbando di esseri umani, dati gli scarsi rischi di essere arrestati e condannati, e la possibilità di alti guadagni. La legislazione infatti, nel nostro come in altri Paesi, è insufficiente in materia di traffico e per i criminali è meno rischioso investire in questo mercato, piuttosto che nei mercati illegali classici (quali, ad esempio, quello della droga). In Italia il traffico di donne è gestito dalla criminalità organizzata di tipo mafioso, che controlla anche i circuiti della prostituzione in collaborazione con la delinquenza albanese e con la mafia russa; i clan di trafficanti albanesi offrono pacchetti di viaggio alle giovani donne (hanno generalmente un’età compresa tra i 14 e i 25 anni) ad un prezzo stimato tra le 900.000 lire e il milione e mezzo, a seconda della rotta prescelta (città di destinazione), della difficoltà del viaggio (in estate il costo si abbassa perché le traversate via mare sono più facili) e dei rischi connessi. Una volta raggiunta l’Italia, sia clandestinamente su motoscafi o gommoni, sia con permessi di soggiorno temporanei o visti turistici, le donne si vedono confiscati i documenti, vengono vendute, spesso sottoposte a violenza e poi avviate alla prostituzione.

Una notizia dell’Ansa del marzo scorso riporta che sono 6-7 mila le albanesi indotte alla prostituzione da loro connazionali, spesso fidanzati o amici. Anche le nigeriane sono state protagoniste di un notevole incremento del traffico verso il nostro Paese; nell’aprile del 1999 la polizia ha espulso 47 nigeriane entrate con documenti falsi. Giungono negli aeroporti di Roma, Parigi e Bruxelles e poi vengono smistate a Napoli, Milano, Firenze, Genova, Padova e Verona, dove il 75-80% di loro finisce nel racket della prostituzione.

Spinte dalla povertà a lasciare il proprio Paese, arrivano a pagare fino a 50.000-70.000 dollari ai loro trafficanti, contraendo un debito che devono risarcire prostituendosi; prima di iniziare il viaggio verso l’Europa sono sottoposte a riti di tipo Voodoo, che creano legami simbolici forti con la comunità ed i trafficanti che ne fanno parte, rendendo ancor più difficile la fuga, una volta sulla strada.

La collaborazione internazionale da parte della forze di polizia e delle guardie di confine nei Paesi di partenza, transito e destinazione, e la collaborazione giudiziaria si configurano come strumenti necessari per combattere la criminalità organizzata, aumentando i rischi di sanzioni per i trafficanti.

In Italia, Paese di transito e di destinazione per i migranti e di consolidata tradizione mafiosa, è urgente introdurre la fattispecie di reato "traffico di esseri umani", in relazione al quale è stato presentato un disegno di legge il 23 marzo scorso, che non è stato ancora approvato.