Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 4, 19 febbraio 2000 Servizi

Mani Pulite: cosa dicono oggi i politici

Con la sentenza del giudice Ancona sul caso Caproni, anche in Trentino sembra essersi chiusa la stagione di Mani Pulite. Ma qualcosa è cambiato? Rispondono Mauro Bondi (DS) e Claudio Taverna (AN).

Anche in Trentino è stata decretata la fine di Mani Pulite. Questa la generale conclusione dopo la sentenza del giudice Carlo Ancona, che attraverso una serie di prescrizioni (il reato c’è, ma siamo arrivati troppo tardi), derubricazioni (il reato c’è, ma non è tanto grave) e "il fatto non costituisce reato", ha assolto praticamente tutti gli imputati degli sperperi attorno al Museo Caproni. Anche se - dice sempre il giudice Ancona nelle motivazioni - siamo in presenza di "scelte amministrative di dissipazione di fondi pubblici".

Ora, la vicenda giudiziaria non è finita. In questi giorni la Procura Generale ha impugnato la posizione di cinque degli imputati, mettendo in forse il combinato disposto di derubricazioni, concessione di attenuanti, ecc. che ha portato alla sanatoria generale. Ma a noi interessa il discorso generale, partendo ancora dalla sentenza di Ancona, che dice: siamo in presenza di un "clima di illecito che presiedeva a molte delle scelte amministrative" e nello specifico, a "sprechi" e "dissipazioni", però tutto questo non è penalmente perseguibile; è un problema della politica, non della magistratura.

Il mondo della politica - o almeno una sua parte - ha festeggiato con indecente allegria questa conclusione; che invece dovrebbe aprire una serie di pesanti interrogativi: se sprechi e dissipazioni clientelari sono stati la norma, che fare per porvi rimedio? Anzi, si vuole porvi rimedio, oppure si intende andare avanti così, tanto il giudice ha detto che non si va in galera?

Abbiamo posto queste domande a Mauro Bondi, neo-segretario dei Ds, e avvocato nella vita civile.

La magistratura, con il processo Caproni, ha accertato dei fatti: sprechi e dissipazioni forse penalmente non rilevanti, ma cui la politica dovrebbe porre termine. Invece il mondo politico di questo problema non parla, traduce l’assoluzione giudiziaria in assoluzione politica.

"E’ il problema già evidenziato in un’interessante intervista da Giovanni Kessler (PM della stagione trentina di Mani Pulite, n.d.r.). C’è stato un periodo in cui c’era un totale appiattimento del giudizio politico su quello del magistrato: bastava addirittura un semplice avviso di garanzia per chiedere le dimissioni di un amministratore. Di qui la coincidenza: colpevole per il magistrato, colpevole politicamente, assolto per il magistrato, assolto politicamente. Anche se poi l’assoluzione viene per prescrizione, come è il caso di Malossini; anche se non c’è reato, ma c’è una gestione basata sullo spreco, come è il caso Caproni. Ed è per questo schiacciamento di giudizio che nell’opinione pubblica è passata l’idea che Malossini, essendo stato assolto, è innocente, e politicamente riabilitabile."

Rimane il problema politico evidenziato dalla sentenza: cosa fa la politica per evitare che si ripetano gli sperperi tipo Museo Caproni?

"Su certe attività il giudizio lo si può dare solo a posteriori: per esempio, il Mart. Se fra dieci anni risulterà una voragine finanziaria immotivata, bisognerà darne un giudizio negativo. Ma si potrà farlo solo allora."

Voglio porre un altro problema. Non discutiamo di progetti-scommessa come il Mart, di cui non è garantito un felice esito ("sfide" si chiamano nell’attuale politichese); ma dei finanziamenti scientemente finalizzati a dare soldi ai clienti, come il Caproni appunto, come la mitica metropolitana di Malossini...

"Questi stanziamenti sono valutabili con una sola parola: sono inaccettabili."

Però questo, non è stato un modo di governare? E i politici del Caproni, Tarcisio Grandi e Tarcisio Andreolli, non sono ancora rispettivamente in Giunta regionale e al Senato, e vostri alleati?

"Al di là dei giudizi sulle persone e sui loro comportamenti passati, non mi sembra che oggi, né in Giunta regionale né in quella provinciale, ci sia questa tendenza agli sperperi. Altrimenti ne trarremmo le dovute conseguenze."

Come fate ad esserne sicuri? Che meccanismi di controllo avete attivato?

"Abbiamo in Giunta i nostri assessori, il cui compito è anche vigilare. Parlo da ex-assessore: le decisioni sono collegiali e un’attività di controllo è possibile..."

Beh, con Malossini vice-presidente era Walter Micheli, che tutti consideriamo persona capace e al di sopra di ogni sospetto. Eppure non è bastato...

"Allora c’era un’altra logica, per cui ognuno si occupava del proprio settore: noi socialisti ci occupiamo del nostro ambito, l’ambiente, a voi spetta gestire i vostri. L’attuale Giunta provinciale invece è nata su un programma e un progetto politico comune."

Questa impostazione implica una grande fiducia nella Margherita e in Dellai...

"Questa fiducia effettivamente c’è, né è venuta meno. Ci sono sensibilità diverse, su opere pubbliche come l’aeroporto o l’A22 o sugli impianti a fune. Ma si tratta di valutazioni politiche non coincidenti, non di posizioni assunte per compiacere i clienti. Se ci fossero tali problemi, se ne accorgerebbero subito i nostri assessori, poi il gruppo consiliare, e poi il partito."

Insomma, Grandi si è ravveduto...

"A prescindere dalle persone, è il sistema complessivo che determina i comportamenti. In anni in cui di denaro pubblico ce n’era a bizzeffe, lo spreco era una tentazione insita nel sistema. Allora i soldi avanzavano, e per evitare di restituirli allo Stato, che in seguito te ne avrebbe dati di meno, si dovevano spendere comunque. Oggi invece abbiamo le stesse entrate, ma con molte più competenze; ed è quindi cambiato l’atteggiamento globale, il nuovo imperativo è spendere in modo produttivo. C’è poi l’aspetto politico che differenzia la situazione attuale da quella degli anni ’80. Oggi la logica del maggioritario e la prospettiva del bipolarismo costringono a programmi comuni, all’essere parti di un medesimo progetto."

Parti di uno stesso progetto? Anche certi aspetti della Margherita, come lo strettissimo rapporto con alcuni referenti economici? Eppure queste cose sono state denunciate e criticate anche al congresso del Ppi; che poi si è concluso con la mortificazione delle idee e il trionfo di un voto vagamente clientelare...

"Certi rapporti tra mondo politico e mondo degli affari non sono certo cambiati perché ora c’è il maggioritario. Certo, non è da demonizzare il rapporto con il mondo economico, tutt’altro; purché però la politica si preoccupi del bene di tutti. E su questo riprendo il discorso della Dal Maso al congresso del Ppi: la politica non può ridursi a un consiglio di amministrazione. Ma proprio questa consonanza di idee, di sensibilità, con una parte del centro, mi fa essere fiducioso che si possa avere una dialettica positiva con l’insieme del centro: proprio nell’ottica di mantenere sempre il rapporto politica/affari nell’ambito del pubblico interesse."

Degli stessi temi parliamo con Claudio Taverna, di Alleanza Nazionale. "Di fronte a Tangentopoli la politica non è stata con le mani in mano. Proprio su mia sollecitazione, nella scorsa legislatura è stata costituita una commissione d’indagine sull’utilizzo dei fondi provinciali. istituita su mia sollecitazione. Abbiamo lavorato per due anni e mezzo, controllando migliaia di delibere, per più di cento miliardi. Le conclusioni sono state molto chiare: ‘spese inutili, pratiche riprovevoli’ ecc, e approvate dal Consiglio provinciale."

Beh, questa commissione ha forse talora esagerato. Come quando ha censurato le parcelle di avvocato a Renato Ballardini, in quanto ex-consigliere...

"Possono esserci stati degli errori; ma sono una piccolezza rispetto alla montagna. E la montagna erano gli oltre 100 miliardi in consulenze, le più disparate. Cento miliardi in una legislatura sono 20 miliardi all’anno, il costo del contratto della sanità. E’ indubbio che i soldi siano stati gettati dalla finestra; e che la commissione abbia gettato luce su questo."

Questo metodo c’è ancora oggi?

"La prassi non si è discostata di molto: sono sì cambiati i politici, ma non i vertici amministrativi, che hanno assecondato in toto i comportamenti scorretti; anzi, abbiamo visto che tra politici e dirigenti si instaura un rapporto di mutua solidarietà che prescinde dall’interesse pubblico, una sorta di consorteria.

Altro costume pericoloso è la solidarietà-omertà tra assessori: nessuno sindaca quello che fa l’altro. E le interrogazioni dell’opposizione non servono a niente."

Il sistema doroteo delle clientele, c’è ancora o si notano cambiamenti?

"C’è stato un tentativo con Andreotti, che si è sforzato di diminuire gli stanziamenti per le consulenze. Ma invece, dal punto di vista della gestione del quotidiano, non mi sembra che la situazione attuale sia cambiata dai tempi del monopolio Dc."

Allude ai rapporti fra Dellai e i poteri forti?

"Quella che non può continuare è la logica della socializzazione dei costi e la privatizzazione dei guadagni: una logica in cui la spuntano coloro che hanno la possibilità di premere sul ceto politico. Io invece vedrei come matura una socializzazione dei profitti, come sta accadendo in Germania: vediamo il caso di Informatica Trentina: perché il capitale non può andare ai dipendenti, bensì ai soliti noti? Invece noi abbiamo la socializzazione delle perdite: a Trento Nord non è possibile che l’ente pubblico paghi per disinquinare (mentre i privati inquinatori hanno fatto tranquilli i loro profitti) e poi permetta ad altri privati, gli attuali proprietari, di fare le loro speculazioni, garantiti. E così sull’area Michelin Iniziative Urbane: non è possibile dover per forza metterci funzioni che facciano fare soldi ai proprietari, magari inventandosi cose assurde come lo spostamento. E così Tosolini, e le politiche immobiliari della Pat... C’è una continuità tra interessi imprenditoriali e la politica, una linea che viene dal passato e continua oggi."

Sinceramente, alcune volte nell’opposizione di centro-destra, all’interno di questo Arcobaleno cui aderite, c’è la sensazione che si critichi Dellai solo per invidia, che si aspiri a sostituirlo nei suoi rapporti con i poteri forti. Cosa si chiede infatti a Dellai? Che abbandoni i comunisti, non che abbandoni gli inciuci con Tosolini.

"Il centro-destra è formato da varie forze. Di sicuro noi, forse perché siamo sempre stati all’opposizione, non abbiamo di queste tentazioni. Noi vogliamo che le questioni di soldi siano trattate alla luce del sole: a iniziare dalla privatizzazione di Informatica Trentina. Il primo mezzo per superare la questione morale, è la trasparenza."