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QT n. 4, 19 febbraio 2000 Servizi

Rifiuti: il problema è l’aumento delle tariffe?

Mentre oltr’alpe ed anche nel vicino Veneto, si tentano nuove strade per ridurre i rifiuti, da noi si fa poco o nulla, Si investe, semmai, nell’acquisto di nuovi costosi cassonetti.

Ogni anno, di questi tempi, si riapre il dibattito sul problema dei rifiuti urbani. A catalizzare l’attenzione sono le tariffe del servizio di raccolta che i Comuni si apprestano ad approvare assieme al bilancio di previsione. L’opinione pubblica rileva prevalentemente l’aspetto dell’aumento tariffario, aspetto certamente non secondario visto che, mediamente, negli ultimi tre o quattro anni, la tassa rifiuti pagata dalle famiglie e dalle imprese è raddoppiata. Si sorvola però sulla questione principale, quella delle modalità di raccolta e di smaltimento che vede il nostro Paese, provincia di Trento compresa, in grave ritardo rispetto all’Europa.

Archiviata quindi la breve e rituale discussione d’inizio anno, sul problema rifiuti cala il sipario. E pensare che anche nella nostra provincia non sono mancati i segnali di crisi. La ricca Val di Non, dopo aver saturato l’inquinante discarica di Mollaro e nell’attesa di trovare un nuovo sito ha dovuto esportare per anni i propri rifiuti (a Trento, Bolzano e perfino a Brescia). Nonostante questo, i Comuni e il Comprensorio che gestisce il servizio di raccolta e di smaltimento, hanno discusso e litigato per anni prima di decidere - udite, udite - un concorso di idee!

Non solo: il Comune di Tassullo, che da quasi dieci anni a questa parte, agevolando anche i propri cittadini dal punto di vista tariffario, ha spinto verso il compostaggio famigliare della parte umida dei rifiuti, non è mai riuscito a farsi riconoscere tale sforzo dal Comprensorio che ha sempre voluto invece farsi pagare in base al numero degli abitanti e non anche in base al peso dei rifiuti prodotti dal singolo Comune. Nessuno sconto quindi al municipio di Tassullo per lo sforzo pionieristico prodotto dai suoi cittadini. Un atteggiamento, quello del Comprensorio, che non ha certo incoraggiato le iniziative dei pochi ben intenzionati. Per fortuna, nelle valli del Noce è possibile segnalare anche qualche esperienza positiva: ad Ossana, comune della Val di Sole con sindaco Giacomo Bezzi, attuale segretario del Patt, è in atto da qualche anno una sperimentazione che pare aver dato buoni frutti dal punto di vista della raccolta differenziata dei rifiuti.

Nonostante che il problema della raccolta e dello smaltimento sia ormai maturo, che sull’argomento siano stati tenuti convegni e relazioni di sensibilizzazione il cui merito principale va riconosciuto alle associazioni ambientaliste, che da anni fosse nota l’intenzione di attuare anche in Italia la direttiva europea, la Provincia di Trento non si è certo distinta per la sua iniziativa. Alcuni consiglieri provinciali si sono dati obiettivamente da fare ed è stata anche licenziata nella passata legislatura una norma specifica, ma in pratica, anche grazie ad uno staff tecnico non particolarmente attivo, di concreto si è visto poco o niente.

Un esempio? L’ultimo piano provinciale dei rifiuti, un corposo volumetto, dedica la maggior parte delle pagine alle tecniche di mascheramento (con siepi o steccati) dei cassonetti. Un altro esempio? Qualche anno fa quasi tutti i Comuni che fanno parte del comprensorio della Valle dell’Adige (esclusa la città di Trento) hanno giustamente deciso di costituirsi in consorzio per affrontare unitariamente il problema dei rifiuti. Peccato che anziché puntare sulla raccolta differenziata come da lustri si stava facendo nel vicino Tirolo e in Baviera, ma anche, più recentemente, in numerose aree del Veneto, hanno "investito" un sacco di soldi per acquistare centinaia di nuovi cassonetti, ancora più voluminosi ed anonimi. Il tutto, si badi bene, col generoso finanziamento della Provincia.

Nello stesso periodo, qualche chilometro più a nord, nella Bassa Atesina, si stava invece puntando verso l’individuazione più precisa dei produttori dei rifiuti tramite l’uso di sacchetti o di cassonetti individuali, in piena armonia con quanto, di lì a poco, avrebbe dettato il famoso decreto Ronchi (chi inquina paga!).

La scelta dei trentini, si disse allora, era dettata dalla necessità di risparmiare. Ma nonostante ciò, i costi, anche per i nostri Comuni, sono aumentati notevolmente. Non che la raccolta differenziata risulti di per sé più economica ma, se non altro, riduce i costi ambientali e quindi, in prospettiva, anche quelli economici, visto che la gestione dell’ambiente è un costo solo differito nel tempo (costruzione e gestione di nuove discariche o inceneritori, ecc.).

La cosa più curiosa è che in Rotaliana, di fronte all’aumento dei rifiuti raccolti, anziché interrogarsi sulle cause (consumismo, indifferenza della popolazione, scarsa informazione, scarsi incentivi, ecc.), alcuni Comuni, con Roverè della Luna in testa, accusano i cugini di Salorno di essere concausa dell’aumento della produzione di scarti. Insomma, anziché fare autocritica e forse con un occhio alle prossime elezioni comunali, alcuni amministratori locali cercano il "nemico" al quale attribuire la colpa.

L’ardita ipotesi è la seguente: siccome a Salorno è stato introdotto un sistema di pagamento della tassa sui rifiuti che, tra le altre cose, tiene in considerazione anche la quantità dei rifiuti prodotti, qualcuno, per risparmiare sulla bolletta, andrebbe a scaricare i propri scarti nei cassonetti di Roverè della Luna o di Mezzocorona. A parte il fatto che la quota di tassa direttamente collegata al peso dei rifiuti prodotti è relativamente modesta, è difficile immaginare frotte di altoatesini occupati a trasportare i loro sacchetti di pattume oltre il confine provinciale. In ogni caso, anche volendo per un momento prendere in considerazione la fantasiosa ipotesi del turismo dei rifiuti (così è stato definito dai quotidiani locali), l’unico modo per evitare tale rischio è quello di adeguarsi.

Fare sparire cioè i bidoni anonimi e ingombranti e passare ad uno dei tanti metodi per l’effettiva misurazione dei rifiuti, come i sacchetti o i bidoncini per la raccolta porta a porta.

Per fortuna, nonostante i numerosi rinvii, Ronchi ha tenuto duro e, volenti o nolenti, con i sacchetti o con i bidoni, dovremo in ogni caso rispettare le quote di raccolta differenziata imposte dalla legge: quest’anno almeno 15%, un altr’anno il 25% e poi, nel 2003, il 35%.

Dovremo farcela, altrimenti saranno multe salate.