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La democrazia si spegne così

Il futuro di una frazione deciso (malamente) sulla testa dei cittadini.

Martedì 14 scorso assemblea circoscrizionale a Roncafort (frazione a nord di Trento) con la presenza dell’ing. Sbop (Itea), dell’arch. Cogolo (Comune) dell’assessore Pegoretti e del presidente della circoscrizione, Barbacovi. All’ordine del giorno il punto sulle promesse già fatte in 12 assemblee precedenti: asilo e sala civica, parco e sottoppasso ferroviario.

Appuntamento alle 20,30. Clima teso dentro fuori la sala: si discute sull’utilità di partecipare a queste assemblee, visti i risultati effettivi delle 12 precedenti.

Apre Barbacovi spiegando il perché della serata: fare il punto sui progetti del Comune per la riqualificazione di Roncafort. La parola passa rapidamente all’architetto Cogolo, che con belle diapositive illustra i progetti disegnati al computer: su un’area di 14.562 metri, tre edifici per l’edilizia popolare ed uno per uffici. L’effetto piazza tanto agognato si otterrà disponendone due su via Caneppele e uno, all’opposto, su via dell’Asilo. A chiudere, verso sud, verrà realizzato un edificio con servizi pubblici, asilo nido per 40 posti, banche, poste, negozi, bar e, verso nord, la nuova scuola materna attualmente in costruzione.

La gente ascolta: molte braccia conserte, visi tesi, qualcuno sottovoce ironizza. L’architetto continua ma, mentre parla, gira per la sala il disegno a computer di uno dei palazzi: niente che farà storia dell’architettura, ed inoltre mancano i tetti. Inizia la contestazione: "Come si fa a progettare a Roncafort, area agricola, case senza tetti? Una bruttura che ci vedremo sempre davanti noi!"

Agli occhi di un estraneo forse il problema del tetto potrebbe sembrare di poco conto, ma, a quelli dei residenti, appare come l’ennesima prova del livello di considerazione in cui sono tenuti a Trento. In questa frazione, tutto è stato imposto dall’alto, dall’Interporto al sovrappasso, dalla zona artigianale alle case Itea; per il futuro arriverà un termodemolitore dalle "tecnologie affascinanti", lo scalo ferroviario (11 binari e sei milioni di tonnellate merci anno), forse il deposito regionale carburanti e quello dell’Atesina.

I residenti, sempre contrari a questi interventi ma rassegnati ad accettarli in cambio di promesse (autobus, asilo, sala civica, un parco...), questa sera sono qui per veder progetti concreti che li ripaghino di anni di abbandono e sfruttamento dell’area.

Eccoli dunque: una piazza di 3.000 metri quadri (meno di metà di un campo da calcio) chiusa dentro dei palazzi di cui finirà per divenire il cortile privato, un palazzone dalla facciata triste e senza spioventi definito dai presenti "roba da Bosnia" e, colpo finale, l’affermazione che il progetto è in fase "esecutivo-attuativa": ruspe alla prossima primavera!

Un signore, ben determinato, dopo aver chiesto il motivo della convocazione se tutto è già in fase esecutiva, definisce il palazzo che dà su via Caneppele "l’orrendo edificio" e chiede che sia rivisto, magari in corso d’opera, con l’aggiunta del tetto. Un altro chiede una piazza aperta sul paese, per tutti, con servizi e punti di ritrovo.

I toni di voce si alzano ed esprimono rabbia per quanto è stato fatto non richiesto e quanto, invece, richiesto, non lo è stato. E’ evidente che il tetto è solo un pretesto per esprimere la contrarietà della comunità al modo di imporre a Roncafort scelte operate altrove.

Cogolo si difende: "Io avrei preferito i tetti e sono quasi certa che la commissione edilizia attuale l’avrebbe approvato… ormai però è così!"

Boato di protesta: Ma la politica non conta niente? Noi cosa esprimiamo? Cosa contano le circoscrizioni?

Si continua con altre dure critiche al progetto e rimostranze nei confronti di alcuni consiglieri circoscrizionali, accusati di tradimenti e voltafaccia. Uno tira su la giacca e si incammina verso l’uscita gridando: "E’ L’ultima volta che vengo a farmi prendere in giro". Tre lo seguono, altri in piedi chiedono di buttar via tutto. Sbop tenta di calmare gli animi parlando con toni sobri. Fa qualche nuova previsione sulla eleganza e sull’utilità del complesso, ma è subito stoppato da uno che gli ricorda come la stessa cosa fosse stata garantita anche per il sovrappasso ferroviario: pareti infiorate con rose ed alberi ed irrigate automaticamente per nasconderne le ripide scarpate. Ironizza: solo erbacce cresciute in corda doppia! Applausi e risate.

Si continua con battibecchi e contestazioni tra i presenti ed il tavolo dei tecnici. Parole aspre, qualche insulto, altri quattro se ne vanno.

Emerge chiaro il problema della rappresentanza democratica a livello di base: la sala, con la popolazione, è contraria a questo progetto come ad altri interventi del passato ma chi ne ha mai tenuto conto? In altre parole, gli interessati, quelli per cui si sono cercati i soldi e fatti i progetti, hanno il diritto di vedere interpretate le loro necessità o è sufficiente che siano squadernati davanti ai loro occhi progetti fatti a tavolino da architetti ed ingegneri che, per venire all’assemblea, quasi hanno dovuto chiedere la strada per Roncafort?

Raccogliere 800 firme contro la forma sgradita di un progetto non conta niente?

Tecnici ed autorità presenti sono in difficoltà e tentano di imboscare le scelte dietro votazioni circoscrizionali e comunali, esposizioni di progetti al pubblico per 30 giorni, commissioni edilizie decadute, progetti dell’Itea, ecc.. ma nessuno ci crede. Sghignazzi ed ironia percorrono in ogni direzione la sala.

La tensione è altissima. Improvvisamente toni acuti ed accuse pesanti ad uno lì davanti che "sta leccando" i tecnici e l’assessore rassicurandoli sul fatto che "quelli che intervengono lì dietro non capiscono niente". Qualche cenno di assenso di troppo dal tavolo a questa affermazione provoca la dura reazione dei contestatori: la proposta di andarsene al bar, perché tanto "qui ci prendono in giro" è subito accolta. Due terzi della sala si alza e se ne va, qualcuno propone di occupare via Caneppele coi trattori, altri di far saltare in aria il primo pilastro che sporgerà dal terreno.

Si finisce al bar delle stanghe. La delusione è tale che alcuni giurano che non si interesseranno più di Roncafort ma si faranno i loro comodi. Il presidente dell’associazione culturale "Il Gruppo", anima di ogni iniziativa portata avanti nella frazione e vivace interlocutore da sempre delle autorità comunali, propone l’autoscioglimento: non serviamo a niente!

La democrazia si spegne anche così.