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Mediatori culturali con la patente

I passi in avanti per favorire il pieno inserimento degli immigrati: a iniziare dalla scuola.

Nel numero scorso, in un articolo dedicato all’inserimento nella nostra scuola dei figli degli immigrati, si accennava all’indispensabile figura del mediatore culturale: non un semplice interprete, ma un ponte fra due culture, un tramite utile sia allo studente straniero che ai suoi compagni, all’insegnante come alle famiglie.

Questa figura opera già da alcuni anni nella nostra scuola, ma in maniera abbastanza informale, utilizzando l’opera di persone magari sensibili al problema, ma prive di una preparazione specifica. Ancor più arretrata è poi la situazione - riguardante gli immigrati adulti - nei servizi e negli uffici pubblici (ospedali, consultori, anagrafe, questura, tribunale...). Qui, alle prese con le logiche della burocrazia, ostiche anche per noi indigeni, lo straniero è solo, a meno che non intervenga l’aiuto volontario dei membri di qualche associazione privata (Comunità Islamica, Atas, e poco altro).

La notizia è che nei giorni scorsi si è concluso il primo corso, organizzato dalla Comunità Islamica con il sostegno della Provincia, dedicato alla preparazione di mediatori socio-culturali, che dunque si propongono di intervenire sia nella scuola che soprattutto nel settore dei servizi pubblici.

"Da un pezzo avevamo in mente questo progetto e finalmente l’abbiamo condotto in porto. - dice Abulkheir Breigeche, presidente della Comunità Islamica - Del resto, in questi anni, l’abbiamo sempre svolta questa funzione, nell’inserimento scolastico come nella ricerca di un alloggio".

Durante il corso, cominciato nell’ottobre dello scorso anno e conclusosi a fine marzo, i giovani stranieri hanno imparato nelle lezioni teoriche a conoscere istituzioni, leggi e normative e a sbrigare pratiche burocratiche, mentre il tirocinio li ha portati ad incontrare direttamente quelle realtà nelle quali dovrebbero inserirsi come mediatori: scuole elementari, consultori, carcere, tribunale dei minori...

Durante un affollato incontro pubblico svoltosi la settimana scorsa al Centro S. Chiara, è stato così consegnato una sorta di diploma alle 19 persone - 13 uomini e 6 donne - che hanno portato a termine questo percorso: tutti giovani, per lo più magrebini, ma anche africani ed europei dell’est. "Siamo tutte persone che lavorano - mi dice uno di loro, Rachid - e questo impegno ha richiesto dei sacrifici, soprattutto per chi abita nelle valli".

"E’ poi importante - osserva Antonio Rapanà, della CGIL - che si tratti di persone ‘nuove’, non dei soliti che girano attorno alle associazioni, magari intravvedendovi, comprensibilmente, una qualche opportunità di occupazione. E’ un positivo segnale di protagonismo da parte di ‘normali’ immigrati".

Le "risorse umane", dunque, cominciano ad esserci; ma a questo punto c’è da affrontare il passo successivo. Per quanto riguarda l’intervento nella scuola, esistono già percorsi tracciati, procedure, modalità: insomma, chi si è preparato per fare il mediatore nelle aule scolastiche, verrà senz’altro utilizzato. Diverso il discorso per l’impiego di questa figura in altri settori, dove al momento non esistono ancora accordi, convenzioni, ipotesi di lavoro. C’è da augurarsi che questo vuoto venga colmato quanto prima: era tale la soddisfazione di questi giovani immigrati al momento di ricevere il loro attestato - soddisfazione in cui confluivano la gioia per una promozione personale ottenuta con fatica e la speranza di potersi rendere utili ad altri cittadini stranieri - che l’ente pubblico dovrebbe sentirsi moralmente impegnato ad utilizzare al meglio e quanto prima queste energie.

Per un corso concluso, un altro analogo che prosegue. E’ quello avviato dal Centro Interculturale Millevoci (Provincia, Comune, Forum Trentino per la Pace), dedicato esclusivamente alla formazione di mediatori scolastici: trenta iscritti (ma le domande di partecipazione erano state una novantina) scelti secondo alcuni precisi criteri (precedenti esperienze, titolo di studio, disponibilità di tempo, etnia, ecc.). Questo corso si concluderà provvisoriamente nel mese di maggio, per poi riprendere in autunno con un breve periodo di tirocinio.

Entrambe le iniziative - se si troveranno i fondi necessari - vorrebbero avere un seguito; magari con una più razionale divisione di compiti o con una collaborazione alla quale si dicono disponibili sia Millevoci che la Comunità Islamica.

Khaled Hussein, vicepresidente di quest’ultima associazione, al termine dell’incontro, lancia un appello agli insegnanti trentini: "Conosciamoci meglio: venite a trovarci con le vostre classi nella nostra moschea. Sarà un modo molto concreto di vedere, vivere e accettare le reciproche diversità..."