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QT n. 19, 28 ottobre 2000 Monitor

I pellegrinaggi dell’Ensemble Zandonai

Grazie anche a varie sponsorizzazioni, ecco la prima stagione di concerti dell’ Ensemble Zandonai. Quasi in punta di piedi, o di archetto, visto che la formazione è composta da violini, violoncelli e viole, questo giovane gruppo, che riunisce vari talenti indigeni, si propone di vagare fra Trento, Rovereto e Cavalese, offrendo desueti brani cameristici. Un’idea meritevole, quella di esibirsi in luoghi differenti, così da concedere una serata musicale anche a chi non può percorrere chilometri a caccia di un concerto.

La seconda serata di questa stagione itinerante si è svolta alla sala del Falconetto di Palazzo Geremia. Nell’umida notte trentina, pareva che da ogni dove spuntassero timidi funghi col pallino della buona musica, a convergere verso quel punto di via Belenzani. Bella la sala del Falconetto, anche se si è rivelata un po’ piccola: una buona parte del pubblico (età media, per una volta, leggermente inferiore alla usuale cinquantina) è rimasto in piedi. Persino i programmi di sala erano esauriti. Con genuino entusiasmo venivano accolte le prime note della Serenata Italiana di Wolf. Ogni focolaio di chiacchiere è stato spento dall’iniziale pizzicato. Una rapida successione di accordi dribblava anche i tossitori da concerto, mentre, in un gioco di raddoppi, si sovrapponevano le parti di violini e viole. Graziosamente violoncelli e contrabbassi fornivano una base sonora costante. Il tutto culminava in una breve pausa che introduceva una tranche più scandita del brano. Il secondo pezzo in programma era l’Andante Sostenuto in Si Bem. Min. per clarinetto e archi di Donizetti. Faceva il suo ingresso il solista, Lorenzo Guzzoni e le agili dita rubavano la scena all’Ensemble, anche se sugli acuti si avvertiva qualche tentennamento da primo brano della serata. A seguire, le Variazioni in Do Magg. Op.109 di Rossini. Al clarinetto in do, dal suono più dolce, Guzzoni strappava sentimentali vibrati, cui facevano eco violini e viole, mentre i bassi contrappuntavano. Forse la miglior esecuzione della serata. L’interpretazione del solista veniva ulteriormente amplificata dalla Introduzione-Tema e Variazioni in Mi Bem. Magg. sempre di Rossini. La Sinfonia n. 7 di Mendelssohn saltava fra il tirolese e l’orientale, in un tripudio di note ravvicinate, in cui trionfava ancora il clarinetto. Il bis vivaldiano regala il secondo Movimento Largo Andante dal concerto per la solennità di S. Lorenzo con solo clarinetto e violoncello, in un giro di note che ha del medievale. Infine di nuovo Donizetti, ed ecco che anche gli acuti venivano fuori per bene...

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