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Chi racconta fandonie?

Ancora sugli uccelli da richiamo: la replica dei cacciatori, tanto aggressiva quanto inconsistente.

Grande sdegno dei cacciatori per le “eresie” riportate dalla stampa sul roccolo provinciale e sul trattamento riservato ai volatili catturati per farne uccelli da richiamo. Era tutto falso, tutte calunnie per screditare i cacciatori e la loro benemerita attività? Gli uccelli finiti nel roccolo verranno semplicemente tolti dall’impianto di cattura, registrati ed opportunamente inanellati da personale qualificato che tra l’altro ha subito rigorosi esami di abilitazione presso l’Istituto Nazionale Fauna Selvatica di Bologna? Tordi, merli, gardene avranno la garanzia di essere catturati in guanti bianchi e magari i meglio informati di loro andranno a cercarsi da sé il roccolo provinciale?

In realtà i cacciatori non smentiscono i metodi indicati per trasformare uccelli qualsiasi in uccelli da richiamo ma si limitano a negare generici maltrattamenti. Svicolano insomma sulle questioni di fondo: come si fa a distinguere un maschio (che canta) da una femmina (che non canta) in mancanza di dimorfismo? Un ornitologo ci ha confermato che in questi casi l’unico modo è quello di cercare gli organi sessuali con un’incisione. Nessuno ha accusato tutti i cacciatori al capanno di tagliuzzare tutti gli uccelli, ma che il metodo sopra descritto sia praticato, anzi sia indispensabile, nessun dubbio.

Altra questione elusa: è vero o no che provocando a tempo debito all’uccello una muta indotta mediante spennamento, questo si ritroverà in autunno, tempo di caccia, con un nuovo piumaggio che gli lascia credere di essere nella stagione degli amori inducendolo ad emettere cinguettii d’amore? È vero o no che riducendogli in estate artificialmente le ore di luce per allungargliele in autunno gli si fa credere di essere in primavera inducendolo a cantare?

Dite che queste sono eresie e nefaste fandonie, che quelle sui maltrattamenti sono tutte leggende messe in giro dai fanatici della Lipu per denigrarvi, ma spiegateci anche che bisogno aveva il legislatore di stabilire che, ad esempio “è vietato usare a fine di richiamo uccelli vivi accecati o mutilati ovvero legati per le ali”. (Legge 157/92 art. 21 lettera R eventuale maltrattamento art. 727 C.P. Multa prevista di 3 milioni.

Che bisogna c’era di stabilire che, nel caso di utilizzo di richiami vivi, sia in appostamenti fissi sia temporanei, occorre che questi siano detenuti in gabbia di legno o plastica, aventi le seguenti dimensioni: allodola, passero, passera mattugia: 21 cm. lunghezza x 14 cm. larghezza x 18 cm altezza; merlo, cesena, tordo bottaccio, tordo stornello, storno: 29 cm x 21,5 cm x 22 cm: praticamente, più che in gabbia, uccelli in scatola!

Quanto al fatto che il roccolo sia pagato con i soldi delle tasse dei cacciatori, prego evitate l’umorismo! La licenza di caccia è una concessione che l’ente pubblico vi rilascia dietro pagamento in uscita dalle vostre tasche per permettervi di esercitare un’attività, allo stesso modo di chi cava porfido, apre una sala giochi, chiede una licenza di taxi; i soldi per il roccolo vengono invece dalle casse della Provincia, res totius, per servire a cacciare uccelli, per vostra fortuna ancora considerati res nullius: abbiate la bontà di pensare che non tutti siamo contenti!