Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Mucca pazza: un allarme motivato

Molte certezze restano ancora da acquisire; ma il poco che si sa è assai preoccupante.

E’ iniziato in Italia una campagna di "addormentamento" dell’opinione pubblica tendente a rassicurare la gente che non vi è alcun pericolo e che si può mangiare senza timore la carne.

I mass media hanno abbassato la guardia: i giornali relegano le notizie nelle pagine interne in poche righe, le TV e le radio tacciono, si invita a smetterla con gli allarmismi, si vedono spot pubblicitari che dicono che le carni italiane sono sicure; inoltre, da un recente seminario a Stoccolma, arrivano notizie rassicuranti: il problema è "sotto controllo". Tutto sommato, insomma, il rischio di ammalarsi è molto basso.

Contrapposte a queste rassicuranti notizie occorre però constatare che:

- in Germania sono stati scoperti altri tre casi di "mucca pazza" e in Francia due (complessivamente i casi francesi sono 221), in Italia altri due;

- il governo tedesco ha diffuso un avviso pubblico urgente di non consumare salsicce e wurstel (di cui si sta valutando addirittura il ritiro dal commercio) perché composti di carne bovina a basso costo (particolarmente a rischio, in quanto ricavata dalla zona vertebrale del bovino), o da carne di maiale, anch’essa non priva di rischi;

- l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso grande preoccupazione che la BSE possa essersi diffusa in tutto il mondo mediante l’importazione dall’Europa di mangime animale e di animali vivi infetti. Infatti anche dopo il bando, tali prodotti, sotto differenti etichette, continuano ad essere venduti.

In Italia il bando dei mangimi animali (veicolo principale della diffusione della malattia) e i controlli con test più attendibili è appena iniziato; finora è stato adottato un sistema di sorveglianza passiva (basato sulle segnalazioni spontanee degli allevatori relative ad eventuali disturbi degli animali) e con test non aggiornati; funzionari dei ministeri della Sanità e dell’Agricoltura dicono che non è stato preparato nulla per l’inizio dei controlli e che prima bisognerà addestrare adeguatamente i nostri veterinari e i laboratori all’uso dei nuovi test.

Occorre tener presente d’altronde che il clima di addormentamento e superficiale rassicurazione dell’opinione pubblica è stato già conosciuto negli anni ’90 in Inghilterra e in Francia, salvo poi essere aspramente condannato dai familiari delle vittime che hanno denunciato i rispettivi Governi e la stessa Unione Europea di omicidio preterintenzionale.

In conclusione, nessuno sa come è cominciata questa drammatica vicenda, nessuno sa come finirà, nessuno sa quante persone moriranno per causa sua.

La malattia può cominciare chissà dove e rimanere dormiente per anni, il che è quanto la Commissione di inchiesta inglese crede sia accaduto in Inghilterra negli anni ’80. Forse, all’inizio, la malattia si era sviluppata spontaneamente solo in una mucca. Per diventare un’epidemia ci volle un "moltiplicatore", che in Inghilterra era la pratica di alimentare gli animali da latte con i resti triturati di animali della stessa o di altre specie.

In Europa si sa che 91 persone hanno contratto la variante della malattia di Creutzfeldt-Jacob (VCJ), la mortale alterazione neurodegenerativa, che gli esseri umani possono sviluppare quando sono esposti alla carne infetta.

Il totale delle vittime sembra modesto se comparato con malattie come la malaria che uccide annualmente milioni di persone. Ma la prospettiva di lasciare libero un patogeno furtivo, mortale e largamente sconosciuto, preoccupa gli scienziati.

Il timore della "mucca pazza" ha provocato una reazione di panico contro l’alimentazione con carne di manzo, ma il fatto preoccupante è che già molte persone possono essere state infettate, forse perché le proteine, denominate prioni, che in qualche modo erano diventate aberranti, erano nascoste nei cibi dei loro bambini o negli hamburger molti anni fa.

Il pericolo per l’umanità, dicono gli scienziati, è che il livello potenziale infettivo aumenterà, rendendo più facile, per la malattia, il suo emergere nelle generazioni future. Questo pericolo è manifestato dalla velocità con cui la BSE si è diffusa nel bestiame in Inghilterra in pochi anni: 180.000 casi tra i 4.8 milioni di bovini selezionati e distrutti dal 1996 nel tentativo di arginare la malattia.

Secondo gli scienziati inglesi una mucca può infettarsi mangiando solo un grammo di materiale infetto di un’altra mucca malata. Anche una minuta traccia del materiale nel mangime di carne ed ossa può infettare una mucca. E la Commissione scientifica della UE afferma che "la dose infettiva minima considerata valida per gli animali, dovrebbe applicarsi anche per gli esseri umani". Nessuno sa quale sia tale dose minima, ma gli scienziati inglesi hanno scoperto che un filo di ferro, rimasto in contatto per 5 minuti con il patogeno, è divenuto infettivo tanto quanto una soluzione ricavata da un cervello animale infetto

Sebbene le malattie spongiformi siano più infettive tra i membri della stessa specie,esse possono saltare la barriera verso altre specie. Negli USA i medici hanno identificato molti casi di VCJ tra persone che avevano mangiato cervello di scoiattoli, e gli scienziati hanno avvertito che la encefalopatia spongiforme trovata nei daini e nelle alci è un potenziale pericolo per gli umani.

La pericolosità della BSE sta poi nel fatto che un animale può essere infetto e non mostrare alcun sintomo. Gli scienziati pensano che il bestiame diventi infettivo nelle fasi precoci del periodo di incubazione quando la malattia si diffonde, attraverso il sistema nervoso centrale,verso il cervello e, poiché si ritiene che il periodo di incubazione nelle mucche sia di oltre 3 anni, la Comunità Europea ha deciso di distruggere per il mercato il bestiame più vecchio di 30 mesi, a meno che risulti ai tests esente dalla BSE.

Gli scienziati temono altresì che una persona affetta dalla variante o dalla malattia di Creutzfeldt-Jacob, ma senza manifestazioni cliniche, che era stata sottoposta ad intervento chirurgico per un’altra malattia, potrebbe trasmetterla ad altri tramite la contaminazione dei ferri chirurgici..

Inoltre,poiché nessuno conosce il periodo medio di incubazione nell’uomo, i Centri trasfusionali di diversi Paesi (USA, Canada, Germania, Svizzera, Italia e altri) hanno proibito le donazioni di sangue da persone che sono vissute in Inghilterra; anche se non è certo che i prioni difettosi possano essere trasmessi attraverso il sangue.

Quando divenne evidente che la trasformazione degli animali da erbivori a carnivori verosimilmente causava l’epidemia della BSE, l’Inghilterra proibì nel 1988 l’uso di mangime animale per il bestiame, ma ne continuò l’esportazione, diffondendo così la malattia in altri Paesi.

Secondo gli scienziati la carne più pericolosa è quella più economica, che proviene da vecchie mucche da latte, "strappata" dalle ossa con le macchine e con getti ad alta pressione, che è utilizzata nelle polpette di manzo, nei pasticci di carne, nei ripieni di pasta, nelle salsicce; carne da circa 60 animali può finire in un misto di hamburger.

Ogni mucca fornisce circa 7 kg di tali carni, che sono incorporate in partite di 5-7 tonnellate di materiale. Il Comitato Scientifico dell’UE stima che ogni partita contenga carne proveniente da circa 1000 animali, ognuno dei quali può infettare l’intera partita, esponendo all’agente patogeno fino a 400.000 persone.

Sempre secondo gli scienziati anche il più zelante vegetariano non può evitare i materiali del bestiame, che entrano in una vasta gamma di prodotti, dai filtri delle sigarette al sapone.

In generale, solo un terzo o la metà dell’animale viene mangiato, il resto è utilizzato per produrre numerosi sottoprodotti. "Il vero mercato è nei sottoprodotti. - afferma Paola Colombo, funzionario della Commissione della UE - Cosmetici, prodotti farmaceutici, borse di Gucci - cioè rifiuti animali ".

Opinabili prodotti di origine animale sono così entrati negli alimenti per l’infanzia, in preparati di bellezza e vaccini. Solo lo scorso mese, in Inghilterra, le autorità hanno ritirato le forniture di vaccino anti-polio, dopo aver scoperto che era coltivato dal siero di bovini inglesi, prodotto quando l’epidemia della "mucca pazza" era al suo culmine. Vaccini anti-morbillo, parotite, rosolia, difterite e pertosse erano prodotti con materiale bovino di origine inglese almeno fino al 1993.

Il governo inglese ha sostenuto che il rischio di contrarre la VCJ dal vaccino era "incalcolabilmente piccolo", ma si era espresso altrimenti l’autore della prima più grande indagine sulla "mucca pazza", Sir Richard Southwood, il quale aveva ammonito, in un memorandum riservato, che il pericolo dell’infezione dai vaccini era "moderatamente alto" e raccomandava che la rimozione del materiale bovino dai vaccini dovesse rientrare nell’area delle priorità esecutive.

E’ da notare infine che stime di eventuali decessi da malattia di Creutzfeldt-Jacob vanno da "molte dozzine", secondo il ministro della Sanità francese, Dominique Gillot, a 250.000 secondo un recente studio del governo inglese.

"Potremmo assistere ad una epidemia che coinvolge centinaia di migliaia di persone - afferma John Colline del Comitato consultivo inglese sulle encefalopatie spongiformi - Speriamo che questo non sia il caso, ma ciò è ancora possibile. C’è la necessità di mantenere alta la guardia contro falsi ottimismi e pii desideri, che hanno imperversato in questo campo troppo a lungo".