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QT n. 19, 10 novembre 2001 Servizi

Casa di Riposo: perché il sindaco traccheggia?

Rovereto: storia di un miliardo speso in un impianto mai utilizzato. E di un documento dai contenuti inquietanti e dalle firme di dubbia autenticità.

Non si fa molta fatica a immaginare che cosa può aver provato, un mese fa, il Consiglio di Amministrazione della Casa di Soggiorno per Anziani (CSA) di Rovereto, quando i magistrati, a cui si era rivolto, hanno riportato Renzo Tomasini al suo posto di direttore.

Licenziato il 28 maggio, ha impugnato la decisione e oggi occupa di nuovo la sua stanza di direttore in via Vannetti. Nulla di definitivo, in realtà, visto che, in ogni caso, l’ultima parola arriverà da una ordinaria causa di lavoro, ma non c’è dubbio che, per il clima e per le ragioni dentro cui è maturata la decisione di licenziare Tomasini, i mesi venturi non saranno facili per questo Consiglio di Amministrazione. Non solo e non tanto perché si vede rientrare il già allontanato Tomasini, ma soprattutto perché ha sempre dimostrato di non voler accettare supinamente le sue pratiche di direzione, subite invece da altri Consigli di amministrazione.

Oggi c’è dell’altro. E riguarda i rapporti tra il Consiglio di amministrazione della CSA e l’Amministrazione comunale di Rovereto, attualmente guidata da Roberto Maffei, succeduto lo scorso anno, in occasione delle elezioni amministrative, a Bruno Ballardini.

Dalla strada l’edificio della Casa di Soggiorno di Via Vannetti appare un edificio dai muri rossi e con tante finestre. A starci dentro, dietro quelle finestre, in quelle stanze, specie negli ultimi piani c’è freddo d’inverno (se non adeguatamente scaldato) e, soprattutto, caldo d’estate (indispensabili i condizionatori). Il motivo è presto detto : quei muri rossi non sono muri. Si tratta, invece, di pannelli collocati all’esterno (rossi) e all’interno: tra i due, un riempimento di materiale coibente che risale agli anni Settanta e che oggi ha perso ogni capacità isolante. Come si può intuire, un problema serio per gli anziani ospiti, specie d’estate. Un problema che, poco meno di due anni fa, non sembrava di difficile soluzione. Alcune informazioni tecniche giunte dall’ASM al Consiglio di Amministrazione indicavano nella semplice sostituzione dei radiatori con dei termoconvettori la possibilità di rinfrescare o scaldare gli ambienti a seconda delle esigenze, o meglio, delle stagioni. Una soluzione ottimale anche per il riscaldamento invernale. A Rovereto, infatti, la realizzazione della rete del cosiddetto teleriscaldamento permette questo tipo di soluzione inverno/estate. Tra l’altro, un intervento di qualche genere non poteva essere rinviato di molto perché il vecchio impianto elettrico dell’edificio non appariva in grado di sostenere l’assorbimento di corrente dovuto agli apparecchi per il condizionamento dell’aria. Da qui l’urgenza di una soluzione. Aumentare la potenza dell’impianto elettrico? Collegarsi alla rete del teleriscaldamento? Che fare? Quale la soluzione migliore?

Improvvisa arrivava la sorpresa. O meglio, sorprendente era la risposta data dall’ASM: "Ma perché ci venite a chiedere aumenti di potenza, collegamenti al teleriscaldamento o altro? Lo sapete che la Casa di Soggiorno al teleriscaldamento è già collegata da una decina d’anni. Lo sapete che quell’impianto è costato un miliardo a voi, come CSA, e 300 milioni a noi ASM? Il guaio è che mai nessuno si è preoccupato di chiedere l’autorizzazione a girare una manovella e attivare il tutto. Il guaio è che a questo punto l’impianto, forse, non è più utilizzabile ".

Alcune firme degli aderenti al cosiddetto "Comitato dei 501" in calce al documento presentato all’Amministrazione comunale: si susseguono pacchetti di firme eseguite con calligrafie la cui somiglianza è stupefacente (i cognomi sono stati da noi resi illeggibili per tutelare la privacy ndr).
Alcune firme degli aderenti al cosiddetto "Comitato dei 501" in calce al documento presentato all’Amministrazione comunale: si susseguono pacchetti di firme eseguite con calligrafie la cui somiglianza è stupefacente (i cognomi sono stati da noi resi illeggibili per tutelare la privacy ndr).

Questo nell’autunno del 1999. Inevitabile porre il problema al sindaco Ballardini e alla giunta comunale. La Trentino Servizi, contattata per verificare l’ipotesi di messa in funzione del tutto con un intervento di manutenzione, inviava i suoi tecnici solo nella primavera successiva, ipotizzando una spesa di 100 milioni. Ma la giunta Ballardini era in scadenza e trovare 100 milioni nel bilancio comunale era ormai compito della futura Amministrazione.

Tocca dunque a Maffei e alla sua giunta. La cosa non dovrebbe essere complicata, visto anche che lo stesso Maffei faceva parte, come assessore all’Industria, della precedente amministrazione e dunque dovrebbe essere a conoscenza del problema. Invece, arrivare a un tavolo con Maffei per affrontare il problema sembra che non sia cosa facile. E le ragioni sfuggono.

Tra l’altro, mentre mostra così poca attenzione alle continue sollecitazioni per un incontro con il CdA della Casa di Soggiorno, il nuovo sindaco appare pronto nel ricevere i rappresentanti del cosiddetto Comitato dei 501, nato dalla "preoccupazione e delusione per il peggioramento delle condizioni di vita degli ospiti" della CSA di Rovereto, come recita un documento dello stesso comitatoe consegnato al sindaco.

Mentre appare difficilmente contestabile il fatto che molte firme che accompagnano quel documento sono della stessa mano (vedi le riproduzioni in questa pagina), meno chiaro è perché Maffei presti più attenzione al comitato che al CdA della Casa.

Che la spiegazione dei continui rinvii sia in quel documento dalle firme calligraficamente identiche e rivolto a Donata Loss, vicesindaco e assessore, a Cristian Sala, assessore, e a Mauro Previdi, consigliere comunale?

Proviamo a leggerlo: "Quando, in occasione della recente consultazione elettorale, era stata offerta agli elettori la possibilità di un cambiamento, abbiamo creduto alla proposta ed abbiamo lavorato con impegno affinché questo fosse realizzato concretamente. Riteniamo che tutto sommato sia stato fatto un buon lavoro. Ora però noi tutti ci aspettiamo che le promesse si traducano in realtà… Sappiamo benissimo che tutto questo (si riferisce ad un passo precedente, n.d.r.) non è assolutamente possibile con l’attuale Amministrazione politica dell’Ente… Chiediamo pertanto che la coalizione da Voi rappresentata ponga nelle sedi utili tutto il peso politico necessario… affinché il cambiamento promesso venga concretamente ed urgentemente realizzato ".

Alcune domande sono davvero inevitabili. In che consiste il "cambiamento promesso"? Promesso da chi?

Campagna elettorale con una promessa da mantenere? Quale? Qualcuno aspetta "che le promesse si traducano in realtà". E’ troppo immaginare che qualcuno abbia promesso in cambio di una buona campagna elettorale di toglier di mezzo l’attuale Consiglio di Amministrazione della CSA di Rovereto? Che sia qui la radice della poca attenzione di Maffei ai problemi della CSA?

A proposito: quell’impianto da un miliardo è ancora lì che aspetta. E, con l’impianto, gli ospiti.