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QT n. 20, 24 novembre 2001 Servizi

Marchio di qualità: prevale l’esterofilia

Certificazione di qualità: le aziende agricole trentine si rivolgono quasi tutte ad agenzie di fuori provincia. Come mai snobbano la struttura istituita a S. Michele?

Nemo propheta in patria o carrozzone? Quale ruolo intende attribuire il mondo agricolo trentino all’Agenzia per la Garanzia della Qualità in Agricoltura (AQA), nata alcuni anni fa presso l’Istituto Agrario di San Michele? Nel mondo della cooperazione agricola tutti, o quasi, ne parlano bene ma poi, quando si tratta di servirsene, salvo poche eccezioni, i consorzi agricoli locali scelgono altri. Comunque, nonostante che da tempo si parli di qualità, certificazioni, ecc., si scopre che solo poche aziende agricole trentine possono fregiarsi della certificazione di qualità ISO 9000. Si scopre anche che aziende locali, come il consorzio ortofrutticolo di Mezzolombardo hanno scelto di rivolgersi fuori provincia mentre, contemporaneamente, ditte di fuori regione sono state certificate dalla "nostra" agenzia. Cerchiamo di capire meglio.

Nel ’96, con apposita legge provinciale , è stata istituita l’Agenzia per la Garanzia della qualità in Agricoltura. I primi certificati di qualità a favore delle aziende trentine che hanno chiesto di sottoporsi all’esame sono stati rilasciati ad ASTRO (pescicoltura) e al Caseificio Sociale di Fiavè. I sistemi di qualità aziendale (le norme I.S.O 9000) sono già diffusi nel settore industriale e rappresentano un buon biglietto da visita, sul piano commerciale. La certificazione è rilasciata da un ente terzo ed indipendente, come AQA, accreditato a livello nazionale o internazionale. Con la certificazione è garantita la conformità di un prodotto o di un processo produttivo ad un sistema di norme che possono essere obbligatorie o volontarie. La validità della certificazione è rinnovata periodicamente a seguito di verifiche.

Anche il settore agricolo dovrebbe essere maturo per quest’esperienza, anche se si tratta di capire fin dove ci si può spingere nel mutuare dal settore industriale certe metodologie organizzative. La Provincia di Trento aveva quindi istituito l’Agenzia provinciale per la Garanzia della Qualità in Agricoltura, la cui missione è quella di certificare la qualità gestionale delle aziende e dei prodotti agroalimentari, trentini ma non solo, visto che quattro aziende vitivinicole venete hanno scelto proprio AQA. Per qualità, ci spiegano le operatrici dell’Agenzia Vittorina Fellin e Mirtis Dalpiaz, s’intende la rispondenza del prodotto alle esigenze del consumatore, ed è la sommatoria delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche che a loro volta deriva dai metodi di coltivazione o produzione, dalla successiva trasformazione, lavorazione, confezionamento, conservazione, e così via. E il Sistema di Qualità aziendale è l’insieme dell’attività messe in campo dall’azienda per raggiungere l’obiettivo della qualità del prodotto. Il Sistema di Qualità cura in sostanza la definizione di una struttura organizzativa necessaria per ottimizzare tempi e metodi produttivi.

Sono le norme internazionali ISO 9000 quelle che definiscono le regole cui attenersi : regole non obbligatorie, che non dettano cosa bisogna fare, ma definiscono un metodo di lavoro.

Attualmente, nell’ambito dell’agricoltura provinciale, sono diffusi i cosiddetti protocolli d’intesa, e cioè l’impegno sottoscritto tra le diverse parti sociali (associazioni dei produttori, rappresentanze sindacali, ente pubblico) di rispettare alcuni comportamenti, come il divieto di usare alcuni prodotti anticrittogamici o diserbanti. Il rispetto dei disciplinari attribuisce ai produttori (consorzi, cantine, caseifici, ecc.) la possibilità di utilizzare un marchio di qualità (ad esempio, "Dal Trentino Naturalmente"). E’ evidente che la certificazione di qualità garantita da un’agenzia esterna è ben più credibile di un’autoregolamentazione, come in sostanza sono i protocolli d’intesa. "E in ogni caso - affermava un paio d’anni fa su queste pagine Gianni Bazzanella, direttore dell’Agenzia provinciale - la certificazione è la naturale evoluzione dei protocolli d’intesa. Deve inoltre essere sfatata la tesi di chi sostiene che l’introduzione nel settore agricolo dei sistemi di qualità aziendale possa portare ad un appiattimento produttivo: i sistemi di qualità sono personalizzati e si limitano ad introdurre criteri di efficacia nel processo produttivo, a garantirne un continuo miglioramento anche nella produzione agricola."

"Sia chiaro - precisano le operatrici dell’Agenzia - che certificazione è sinonimo di ISO 9000 e 14000, e delle loro evoluzioni come 9001, ecc., cioè i sistemi riconosciuti universalmente, anche se sul mercato si trova dell’altro. Invece, EUREP GAP (la certificazione utilizzata dal consorzio ortofrutticolo di Mezzolombardo - vedi QT del 27 ottobre scorso, n.d.r.) è un protocollo nato nell’ambito della grande distribuzione Europea (Carrefour, ecc.) che tende a orientare le produzioni agricole secondo le proprie esigenze. I produttori agricoli e i loro consorzi vengono di fatto obbligati a una standardizzazione che, pur contenendo prescrizioni corrette in termini di salubrità del prodotto, di igiene nella filiera, ecc., non sono particolarmente adatti per le produzioni medio piccole tipiche trentine. La nostra Agenzia, invece, punta all’esaltazione delle singole specificità, ad esempio le D.O.P. (denominazione di origine protetta). Una totale adesione al protocollo EUREP GAP potrebbe al limite escludere le mele dall’ambito del marchio locale de ‘La Trentina‘".

Ma cosa fa AQA se ad oltre due anni dalla sua fondazione e con discrete risorse e dipendenti, ha certificato così poche aziende?

"Abbiamo organizzato convegni - rispondono le operatrici di San Michele - corsi di formazione, cerchiamo con tutti i mezzi (non molti) a nostra disposizione di diffondere la cultura della qualità. Ci stiamo addirittura inventando un settore marketing. Ma bisogna ammetterlo: in Trentino, nonostante se ne parli tanto, il nostro discorso fa fatica ad attecchire. Solo un provincialismo tipicamente trentino può spiegare come aziende locali si rivolgano a enti di certificazione stranieri, per quanto di prestigio, sborsando decine di milioni anziché approfittare di quanto è messo a disposizione dalla Provincia".

Ma perché, la Federconsorzi, l’assessorato all’agricoltura, ecc. non spingono nella vostra direzione?

" E’ una domanda che andrebbe rivolta a loro..."

Ed ecco la risposta della Federazione dei Consorzi. Ivo Lenzi, responsabile dell’Ufficio Cooperative Agricole, che tra l’altro è entrato da poco a far parte del consiglio d’amministrazione dell’AQA precisa: "Le cooperative hanno piena autonomia nella scelta della società a cui rivolgersi per la certificazione di qualità. Non esiste, quindi, alcun indirizzo dirigistico della Federazione Trentina delle Cooperative. L’Agenzia per la garanzia della Qualità in agricoltura è senz’altro conosciuta e considerata una risorsa importante, destinata ad avere in futuro un’eco maggiore. Che la Federazione creda nelle potenzialità di questo ente lo dimostra il fatto che alcuni tra i componenti del suo consiglio d’amministrazione – io stesso – provengono dal movimento cooperativo".

Tiziano Raoss, direttore del Concast Trentingrana, membro uscente del c.d.a. dell’AQA, aggiunge: "Per quanto riguarda il settore caseario, l’AQA ha iniziato la sua attività quando i processi di certificazione erano già in corso da tempo, perciò non si poteva cambiare referente a cose praticamente fatte. E questo vale anche per altri ambiti d’attività del movimento cooperativo. La struttura è del tutto operativa solo da poco tempo e quindi è ancora ai nastri di partenza: il personale è limitato così come le risorse, non certo per colpa loro. Nel settore caseario l’idea è comunque quella di utilizzare i suoi servizi in due ambiti: la certificazione dei piccoli caseifici e quella delle stalle. Ma sono processi che vanno studiati con calma prima dell’assegnazione".

Intanto si apprende che Melinda, il grande consorzio delle mele della val di Non, ha intenzione di certificare tutti i suoi 16 magazzini ortofrutticoli. Quello di Cunevo, il Contà, che era stato preso a campione, ha già superato la prova, ci conferma il responsabile Luciano Ioris: "Dall’anno scorso possiamo utilizzare il marchio ISO 9001/2000".

Entro il 2003 seguiranno le altre 15 strutture della valle delle mele, ma anche in questo caso, Melinda non ha scelto l’agenzia di San Michele, bensì la CSQA, istituto extraprovinciale. Alessandro Dalpiaz, direttore di APOT (l’organizzazione dei frutticoltori che sovrintende all’applicazione dei protocolli e cura la promozione della frutta trentina) conferma che la strada della certificazione è un mezzo promozionale su cui investire (e per la quale i fondi non mancano). Ad APOT è riservato, nei confronti dei magazzini, solo un potere d’indirizzo ed a proposito dei soggetti cui affidare la certificazione di qualità, è stato indicato di privilegiare le risorse locali: "Quelli di San Michele sono bravi, tuttavia i nostri soci sono liberi di rivolgersi dovunque". E infatti la cooperativa dei piccoli frutti di S. Orsola, forse anche per recuperare l’immagine offuscata dalla vicenda giudiziaria che la vede coinvolta, si sta sottoponendo alla certificazione di qualità ma, ancora una volta, ignorando San Michele. Stefano Gasperi, direttore della Confederazione Italiana Agricoltori, nei confronti di AQA, è categorico: "L’unica volta che ci siamo rivolti a loro per risolvere le esigenze di alcune aziende nostre associate, siamo rimasti delusi e non crediamo di essere stati i soli, visti gli scarsi risultati fin qui raggiunti dall’Agenzia di San Michele. Ovviamente ne siamo dispiaciuti, visto che il loro deficit è ripianato con risorse dei contribuenti trentini".

"Ma noi con l’associazione agricola rappresentata da Gasperi collaboriamo, eccome! - replicano da San Michele - Lavoriamo con Euromontana, l’associazione europea della Cia".

Diversa e positiva l’opinione di Gabriele Calliari, presidente dell’Unione Contadini, che fa parte del c.d.a. dell’Istituto Agrario: "AQA è un’opportunità che il mondo agricolo non sfrutta perché la nostra cooperazione è restia a intraprendere strade nuove. Da anni l’Unione, spinge in questa direzione. Non credo ci sia un complotto contro l’Agenzia di S. Michele, è che sono ancora troppo pochi quelli che hanno colto il valore promozionale della certificazione di qualità."