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La pittura di Gianni Dessì

Le recenti opere dell’artista romano alla Galleria di Verona fino al 2 febbraio.

Anche per quest’anno si ripete l’appuntamento natalizio con la Galleria dello Scudo di Verona che ci propone fino al 2 febbraio 2002 opere sceltissime di Gianni Dessì, artista romano di notevole spessore. Il percorso della mostra voluto dallo stesso artista rivela da subito una vena di intimità che una piccola-grande galleria può e deve suggerire rispetto ad istituzioni museali (faccio riferimento, ad esempio, alla imponente mostra curata da Danilo Eccher nel 1995 al Centro Servizi Santa Chiara).

Gianni Dessì: "Lo studio giallo", 2001: stoppa, encausto e olio su tela.

La suddivisione dello spazio ha certamente favorito l’artista nella elaborazione e seguente collocazione delle opere che fanno riferimento alle camerae pictae, vero nucleo poetico delle ultime sue ricerche. Le opere vengono definite da Dessì stesso "luogo del vedere nel quale un colore conquista il proprio spazio al di là del supporto che l’accoglie". Ma oltre al luogo del vedere si aggiunge quello del fare, o meglio ancora del costruire, e la bellezza dei cicli pittorici del passato è lì come un deposito di immagini a disposizione di tutti.

La gamma dei colori da lui adoperata è sempre ridotta all’osso, ma ogni suo colore rimanda a differenti modalità dello stare. Opere sontuose accolgono il visitatore nel colore accecante di un qualcosa che arde (come negli incendi di città in Bosch o in alcune accensioni cromatiche del suo maestro Toti Scialoja) o delle stopp/i/e che si bruciano nelle regioni del sud dell’Italia, questo sfilacciarsi dell’animo nell’uso metaforico e stilistico della stoppa in un principio di dissipazione evidente nelle prime sale.

Quei rossi si rivelano sorprendenti nei bagliori della prima impressione e di grande complessità compositiva nella persistenza della luce irradiante dello spazio limitrofo, effetto ricercato e portato avanti fino alla realizzazione del raffinato catalogo della mostra.

Quanto al costruire, i luoghi di Dessì diventano spazi di riflessione e di meditazione, luoghi in cui il sacro si accosta al gioco e all’invenzione. lo "Studio giallo", il "Fiore", il "Filo doppio" parlano di un’arte vista come "dimensione visionaria, di leggenda e di mito, di un’arte che coniughi, unisca e infine di-spieghi il mondo" (Dessì).

Le congiunzioni ma anche i nodi scuri - per usare titoli di alcuni lavori dell’artista romano - diventano il punto centrale dell’interrogarsi del pittore in funzione della vita: "Per quel che mi riguarda alla fine ciò che faccio lo faccio letteralmente per vivere: è una maniera di stare al mondo come solo un artista pittore può fare con i suoi colori e le sue linee".

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