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Questa o quello?

Euro: un’alluvione di non-notizie.

Ad un giornalista non serve molta bravura per trasformare in notizia una banalità, ad esempio per promuovere a "baby gang" due pupi che abbiano fregato la merendina a un compagno; tanto più che i lettori, spesso, non vanno oltre il titolo e comunque non si scandalizzano se l’articolo non va d’accordo col titolo. Dunque, non c’è di che stupire se le prevedibili vicende che hanno accompagnato l’introduzione dell’euro sono state raccontate con un’enfasi logorroica, con poca attenzione ai perché e con una coerenza che permetteva, ad uno stesso giornale, di scrivere, perfino lo stesso giorno, una cosa e il suo contrario.

Tutto cominciò il 16 dicembre, all’indomani della distribuzione dei "mini-kit", con gli italiani ampiamente promossi come europeisti: "L’euro c’è, ed è subito entusiasmo. Tutti in fila per acquistare i primi mini-kit" - scriveva L’Alto Adige, e L’Adige faceva eco: "Uffici postali e sportelli presi d’assalto". Più che entusiasmo, naturalmente, era normale, infantile curiosità, o, per qualcuno, il meritorio desiderio di addestrarsi per tempo; e peccato che all’entusiasmo dei privati cittadini non facesse riscontro analogo sentimento da parte dei commercianti, molti dei quali, poco riforniti di euro, hanno poi seguitato per un po’ a dare il resto in lire. Ma queste evidentemente sono sottigliezze di cui ci si è accorti solo una ventina di giorni più tardi.

Col nuovo anno, finalmente si parte, ed è un altro trionfo: "L’Italia stregata dall’euro"; "L’euromania non ha risparmiato i trentini… In una mano un bicchiere per il tradizionale brindisi al nuovo anno. Nell’altra la tesserina del bancomat per ritirare le prime banconote in euro"; - scrivono i giornali locali (e non solo quelli, per carità, e ancor più fragorosi sono i commenti televisivi…). Ma contemporaneamente - siamo al 2 gennaio - ci dicono che gli italiani, immaginando che per qualche giorno i bancomat sarebbero stati inaffidabili, avevano giudiziosamente fatto il pieno di lire, che ora naturalmente devono smaltire. E così l’europeismo svanisce: "L’euro entra in scena ma la star resta la lira"; anche perché tante macchinette non sono state adattate, come ci racconta in una prosa genialmente brodosa la cronista dell’Alto Adige: "Smaltita, con il passare delle ore, l’emozione per quel fruscio così speciale delle nuove banconote, per i colori sgargianti e le vistosissime fascette argentate, quando si è trattato di andare al sodo anche la lira ha ritrovato d’un colpo tutto il suo appeal. Così, davanti all’inesorabile cartello ‘no euro’ posto su molti distributori automatici di sigarette e sulle casse automatiche di qualche parcheggio del centro città, anche gli eurofanatici più accaniti si sono arresi e hanno ricominciato a fare la fila, stavolta con un po’ di pudore, in quello stesso bar o in quello stesso negozio dove poche ore prima avevano reclamato banconote e monete della nuova valuta europea, per recuperare le vecchie lire".

Lire o euro, dunque? Gli italiani usano le lire perché non gli piace l’euro o, viceversa, vogliono disfarsi in fretta della vecchia moneta per passare alla nuova? Il formidabile dilemma manda in crisi L’Adige, che il 3 gennaio prima scrive che "c’è fretta di dar via le lire. Tantissimi pagamenti con la vecchia moneta" e poi se ne esce con un incomprensibile "Sono ancora in pochi a disfarsi della vecchia lira, che mantiene il suo primato nelle tasche e nei portafogli": cioè, la gente tiene in tasca le lire, però non le spende. Probabilmente il cronista voleva dire che sono in pochi "ad essersi già disfatti", chissà…

In tema di disinvoltura, va però citato anche l’Alto Adige, che dopo aver titolato un pezzo "Euro, al mercato c’è già chi lo odia", lo comincia poi constatando invece che "il primo impatto con la moneta comune, al mercato settimanale, è stato meno trumatico del previsto".

Intanto, lentamente, i bancomat si normalizzano. 2 gennaio: "Bancomat quasi integralmente convertiti alla nuova moneta"; 3 gennaio, un passo indietro: "Sportelli bancomat non ancora a regime"; 4 gennaio: si ritorna alla situazione di due giorni prima: la conversione dei bancomat "è ormai quasi ovunque conclusa". Forse prima o poi sapremo la verità…

Sorvoliamo infine sul clamore attorno alle code a banche e poste ("Banche e poste prese d’assedio", "Poste, un altro giorno d’assedio", "Poste: in fila al freddo", "Banche prese d’assalto", "Folla in banca e alle Poste ", "Tutti in coda per le euro-pensioni"…), assolutamente immaginabili in un paese dove ancora troppa gente non ha il bancomat e non si fa accreditare la pensione in banca.

Ad allietarci, una profluvie di curiosità e sfrizzoli vari: Ciampi che paga in euro il conto al ristorante, la prostituta che rifiuta il pagamento in euro e viene picchiata dal cliente (un europeista ultrà?), e soprattutto la scoperta che in tedesco il nome della nuova moneta si pronuncia "oiro".

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