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QT n. 6, 23 marzo 2002 Servizi

Ulivo selvatico e Ulivo burocratico: chi vincerà?

In Italia il conflitto tra movimento dei girotondi e burocrazia dei partiti. A Trento...

Attualmente ci sono due Ulivi: noi rappresentiamo quello selvatico" - ha sintetizzato con un’immagine efficace il prof. Pardi detto Pancho.

Popolo dell'Ulivo alla manifestazione di Piazza Navona.

In effetti la differenziazione tra la nomenklatura del centrosinistra e il movimento dei girotondi non si è acquietata. La burocrazia aveva interpretato la manifestazione di piazza S. Giovanni, le centinaia di migliaia di persone venute a riaffermare i principi di legalità, come una rilegittimazione. "Abbiamo capito" - ha detto Rutelli. Fassino finalmente ha fatto un discorso che entrasse in sintonia con chi lo ascoltava. E ci sono stati atti concreti: finalmente un’opposizione vera sul conflitto d’interessi. A declamare il ritornello "non bisogna demonizzare Berlusconi, si perdono voti" sono rimasti i socialisti post-craxiani di Boselli, e il partitino clientelare di Mastella.

Ma la questione è più radicale. E’ la cultura della tattica fine a se stessa, l’aspirazione suprema alla poltrona, che ha connotato un ceto politico; e non è pensabile che muti da un giorno all’altro senza un profondo ricambio di persone.

Soprattutto se si vuole - come tutti auspicano - rivolgersi agli elettori del centro-destra. I quali non sono certo recuperabili attraverso gli inciuci compromissori di cui il centro-sinistra è stato protagonista nella scorsa legislatura; o "abbassando i toni" della denuncia delle malefatte berlusconiane.

Una buona fetta di questi elettori infatti hanno in disgusto l’Ulivo non perché amino svisceratamente Silvio e il suo entourage (e difatti una consistente fetta di loro - attorno al 25%! - approva il movimento dei girotondi), ma perché profondamente diffida della burocrazia ulivista, annidatasi in questi anni, a tutti i livelli, nelle varie poltrone pubbliche e parapubbliche. E su questo non possiamo dare loro torto.

Ecco quindi indispensabile il ricambio, a cui però i nostri prodi non pensano proprio ("Nessuna autocritica sulla Bicamerale" - ripete emblematicamente D’Alema, che rinfrancatosi ha subito rimandato alle calende greche il viaggio in America).

E quindi è fatale che non sia assorbibile il conflitto tra i due Ulivi. In questi giorni ne abbiamo avuto un’emblematica rappresentazione: a poche centinaia di metri due dibattiti, uno con D’Alema, Amato e Fassino, un altro con Moretti, Flores D’Arcais, Sylos Labini; fra i burocrati e gli intellettuali due modi di pensare e poca comunicatività. Tra Ulivo selvatico e Ulivo burocratico non c’è compatibilità: nel medio periodo solo uno potrà sopravvivere.

In Trentino non c’è (ancora?) il movimento dei girotondi. C’è un primo motivo, evidentissimo: qui l’Ulivo le elezioni del maggio 2001 le ha vinte.

Eppure i problemi esistono, e belli grossi. Si chiamano governo provinciale e immobilismo sulle scelte di fondo, coniugato con un incessante attivismo sul fronte di una classica politica clientelare. Che ha raggiunto la spudoratezza nel caso della Jumela, con le lobby clientelari che pubblicamente rivendicano accordi scellerati basati sul voto di scambio (io ti voto, tu mi fai passare e mi finanzi progetti devastanti); e il governo che prontamente opera per rimediare a quanto un’istituzione terza (il TAR) aveva fatto per imporre il rispetto delle regole.

Tutto questo attraverso l’operare di un soggetto politico, la Margherita, che, traditi i primitivi slanci ideali, è ormai pienamente dominato dalla logica delle clientele e degli affarismi. E il non operare di una sinistra, disinteressata - al di là dei convegni - dei contenuti di governo, dominata dal culto delle poltrone, che è convinta di poter meglio mantenere rimanendo comunque abbarbicata al potente presidente della giunta.

In questo noi vediamo, nel 2003, riproporsi a livello locale uno scenario analogo a quello nazionale del 2001. Anche qui un centro-sinistra al governo, che ha introiettato molteplici vizi (e, a differenza di quello nazionale, ha combinato poco o nulla sul fronte delle riforme); e che spera di vincere non tanto per i propri meriti, ma per l’impresentabilità degli avversari.

E in effetti il centro-destra trentino è sbrindellato e persino ridicolo. Ma basterà che trovi non occorre un Berlusconi, ma un Guazzaloca (il macellaio bolognese di Forza Italia diventato sindaco in barba alla sinistra) perché tanti elettori facciano il semplice calcolo: se questi ulivisti che ci hanno governato in questa maniera li riconfermiamo per altri 5 anni, cosa mai si sentiranno autorizzati a fare?

Di fronte all’alternativa fra un Dellai 2 ancor più arrogante e un Guazzaloca, ci sarebbe tanto bisogno anche da noi del sorgere di un rigoglioso Ulivo selvatico.

Ci risulta che Dellai sia impegnatissimo nello spegnere i primi tentativi in questo senso. Ma l’uomo, che pure nel Trentino della clientela e del conformismo può tanto (ad esempio può riempire di milioni di consulenze tanti docentiuniversitari, che difatti se ne stanno buoni e zitti), però non è onnipotente. La società civile se vuole, può battere un colpo.