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Art. 18: lettera aperta ai sindaci di Fiemme e Fassa

La CGIL del Trentino delle valli di Fiemme e Fassa è seriamente preoccupata per quanto avviene nel mondo del lavoro delle nostre valli e per l’attacco che il governo sta gestendo contro i diritti minimi conquistati dai lavoratori negli ultimi decenni.

Ecco alcune esperienze che sono passate nell’ufficio di zona in questi ultimissimi mesi:

Panificazione, un immigrato: " Da mesi sono costretto a lavorare in nero, senza contratto, turni notturni, un milione al mese. Come è possibile continuare così? "

Studi professionali: "Anni di lavoro in nero. Come posso regolarizzare la situazione senza subire ritorsioni?" Edilizia, un immigrato: "Sono stato cacciato a calci ed offese non appena ho chiesto mi vengano pagate le ore di straordinario".

Alberghi: "Ho chiesto il pagamento di parte degli straordinari e dei riposi lavorati e mi ha cacciata dall’albergo con licenziamento verbale, immediato". Un classico.

Commercio, una donna in lacrime accanto a suo padre: "Sono in stato di gravidanza, l’azienda ha iniziato un percorso di pressioni e minacce finché ho dovuto dimettermi".

Impianti a fune: licenziamento illegittimo di un lavoratore reo di aver introdotto il sindacato in azienda; una condanna per attività antisindacale ex art.28, L.300/70 per aver tentato di cacciare il sindacato dall’impresa.

Ed ancora: lettere in bianco firmate al momento dell’assunzione, firme estorte, lavori e pagamenti in nero in locali d’alta quota durante le cene notturne. Questa è la situazione del mondo del lavoro nella nostra valle che raccogliamo dalle testimonianze dirette di lavoratori di Fiemme e Fassa, una situazione più diffusa di quanto si possa immaginare.

Molte di queste situazioni risultano indifendibili in quanto il lavoratore si sente minacciato, non adeguatamente tutelato per il futuro, o se immigrato ha subito minacce irripetibili, o non conosceva le leggi o la lingua ed è stato portato a sbagliare un qualche passo formale.

E’ in questa situazione che a livello nazionale si sta discutendo di cancellare dallo Statuto dei Lavoratori l’art.18 sui licenziamenti per giusta causa e si afferma con disinvoltura che il lavoratore oggi goda di un eccesso di garanzie.

Come si vede solo dai pochi esempi sopra riportati, si licenzia tranquillamente, non si rispettano i contratti e le leggi nazionali, non si rispetta la dignità delle persone.

Se si escludono rare eccezioni, nella nostra valle non si investe in professionalità del lavoro, in stabilità. Ci si affida alla precarietà, all’improvvisazione, si preferisce avere a disposizione manodopera marginale, immigrata perché più ricattabile e non ci si preoccupa di costruire lungo le valli dell’Avisio professionalità forti e certe nel settore alberghiero, dell’ospitalità, dell’informazione ambientale e paesaggistica, della promozione.

Ma quel che è più grave è che non si investe in altra economia: tutta l’attenzione delle amministrazione pubbliche gravita sul turismo.

Sostegno al lavoro significa anche e specialmente investire nel sociale: formazione scolastica, sostegno alle famiglie, asili nido veri, politiche per i giovani e lo sport, costruzione di socialità e confronto, diritto alla casa, anche agli immigrati. Una valle appetibile, anche dal punto di vista economico, anche dal punto di vista turistico, è una valle che costruisce un disegno di sviluppo equilibrato, che risolva le esigenze anche delle fasce sociali più deboli ed emarginate, che investa in lavoro di qualità e riesca a garantire il rispetto dei diritti minimi dei lavoratori. Su tutto questo piano, ormai da anni, l’ufficio della CGIL di zona registra debolezze, incertezze, assenza di risposte. Noi siamo disponibili ad ogni confronto con le istituzioni comunali per affrontare questo insieme di problemi, lo ripetiamo da tempo e continueremo a ribadirlo, sempre disponibili a costruire progettualità concrete.

Ma oggi tutto il mondo del lavoro italiano sta vivendo un’emergenza importante: l’attacco di Confindustria e di parte del governo ai diritti elementari dei lavoratori, un attacco che ha il suo apice nella proposta di demolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ma che si concretizza attraverso altri e non meno pericolosi progetti: il superamento della contrattazione nazionale, la riduzione delle fonti contributive sulle pensioni di anzianità, l’isolamento del sindacato.

Riteniamo sia importante che in tempi brevi anche le amministrazioni comunali si pronuncino su questi temi affiancando l’azione incisiva avviata dal sindacato con obiettivi unitari, perché riteniamo che lo sviluppo economico, sociale e culturale non possa attuarsi a prescindere dal rispetto dei diritti e della dignità delle persone e dell’ambiente naturale.

Sono a proporre ai sindaci di portare in Consiglio comunale un ordine del giorno specifico sul tema dell’art. 18,offrendo la disponibilità di nostri funzionari ad essere presenti per eventuali illustrazioni e approfondimenti del dibattito. Un simile passo aiuterebbe non solo l’azione del sindacato a livello nazionale, ma contribuirebbe anche nelle nostre periferie a mantenere alta l’attenzione verso temi sociali tanto importanti ed andrebbe, anche se indirettamente, a sostenere i diritti violati che ho voluto proporvi nell’introduzione della lettera.

Ringrazio per l’attenzione e rimango a disposizione per ogni eventuale necessario chiarimento.