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Mosè Romano Beer, ebreo e liberale

Ricordo di un uomo generoso.

Ha colto di amara sorpresa amici e conoscenti la morte improvvisa di Romano Beer. Membro della comunità ebraica locale, era noto a molti per la passione con cui nel corso della sua vita ha dato origine o sostenuto le cause che riteneva giuste.

Ebreo, ma laico, fece a lungo parte del partito repubblicano, dove trovavano rappresentanza spiriti liberi e non disposti a far parte dei grandi partiti ideologici degli anni Sessanta. Nel decennio seguente trovò "casa" tra i radicali, anch’essi in quel tempo capaci di ospitare il pensiero libero dai condizionamenti ideologici e dalle "chiese". Con i radicali diede il suo contributo alla fondazione del movimento di "nuova sinistra/neue Linke" che portò in Consiglio provinciale nel 1978 Alexander Langer. Da allora prese ad occuparsi, accompagnato da un gruppo sempre più numeroso di persone che vi dedicavano il loro tempo libero, di tutela degli animali. A lui si deve l’istituzione del Centro soccorso animali, che portò poi dopo dieci anni di battaglie, che lo videro protagonista indiscusso, alla costruzione dell’asilo per animali della Sill a Bolzano. Rimangono famose le sue polemiche pubbliche contro chi approfittava dell’emergere del tema degli animali per interessi privati o politici, e la sua irruenza e mancanza di misura, nel bene e nel male. Una sua manifestazione vide un gran numero di bambini e donne ognuno con un cane al guinzaglio protestare vivamente davanti al palazzo del Consiglio provinciale. Era assai generoso di sé e del suo, per la causa, ed era più un combattente impavido e senza mezze misure che un diplomatico.

Cambiò a sessant’anni la sua vita, ringiovanita dalla nascita di una nuova figlioletta, e nell’ultimo decennio cercò di ritrovare le sue radici, dedicandosi con il solito slancio ad un obiettivo insolito per uno come lui che era sempre stato un ebreo laico. Infatti lo si è visto assiduamente nelle attività della comunità ebraica, di cui era vicepresidente. A lui si deve il restauro del piccolo cimitero ebraico di Bolzano, abbandonato da tempo e ignorato dalla maggior parte della cittadinanza. "Sarà il suo monumento" - ha detto Federico Steinhaus, presidente della Comunità ebraica di Merano nella raccolta cerimonia funebre avvenuta a mezzogiorno del 15 aprile nel cimitero ebraico di Merano, dove c’erano tanti che l’avevano incontrato per un tratto della sua vita e già cominciano ad averne nostalgia. Dopo una vita a Bolzano, ha voluto riposare là, dove si trova la tomba di famiglia.

Sotto una pioggia leggera, ognuno dei numerosi partecipanti, gli uomini con il cappello o la kippa in testa, ha versato una palata di terra nella profonda buca, qualcuno solo un pugno.

Strano pensare a tutto quel peso sullo spirito libero e appassionato di Mosè Romano Beer. Ci mancheranno il suo entusiasmo e la sua estraneità ad ogni conformismo, il suo modo diretto di coinvolgerci nei suoi obiettivi, certo che nessuno può stare in disparte quando si tratti di diritti o di convivenza.