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Avanti verso il regime?

Polizia, magistratura, politica: note preoccupate in margine alle vicende di Napoli.

Il delitto commesso da un tutore dell’ordine è enormemente più grave ed allarmante di un delitto compiuto da un comune cittadino. Purtroppo in mezzo a noi c’è di tutto. Ci sono persone oneste, rispettose del prossimo e più o meno mediocremente propense a convivere con gli altri. Ma da sempre, ed ancor più nelle società complesse ed affollate dei nostri tempi, una certa quota di devianti, trasgressivi, perversi, disperati, cretini è inevitabile. La società si difende da questi rischi, si dà delle leggi per prevenire e reprimere i reati, si dota di strumenti per far rispettare tali leggi: le forze dell’ordine ed i giudici.

Questi sono i tutori dell’ordine costituito e ad essi è affidata la sicurezza dei cittadini.

Garantire la sicurezza del vivere civile è un problema di viva attualità. Non solo in Italia. Le Pen in Francia ha avuto il recente successo elettorale enfatizzando il disagio dell’insicurezza. Tony Blair in Gran Bretagna sta introducendo misure speciali per controllare la delinquenza giovanile. Negli USA Rudolph Giuliani è diventato un eroe per aver mostrato grande determinazione nel contrastare la malavita di New York. La società civile è chiamata a difendersi, in tutti gli angoli del pianeta, dalla grande criminalità organizzata, dalla microcriminalità dei gruppi emarginati, cioè di coloro che vivono ai confini del sistema del benessere. Ed anche, come è ovvio, dai tentativi di eversione dell’ordine costituito.

Non è facile ottenere risultati soddisfacenti in questa immane contesa fra legalità ed illegalità. Certo è comunque che presupposto essenziale per continuare a credere che l’impresa non sia disperata è che i tutori dell’ordine, polizia e giudici, siano essi i primi a rispettare le leggi. Essi devono imporre l’osservanza delle leggi, cominciando essi stessi a rispettarle. Se crolla questo principio è finita, crolla tutto.

Io so che fare il poliziotto a Napoli è molto difficile. Lo è in tutte le metropoli. A Napoli c’è la camorra ramificata, ci sono le vaste famiglie ed i quartieri che solidarizzano con i piccoli delinquenti di periferia, il contrabbando, le manifestazioni dei disoccupati. Tutto ciò mette a dura prova la stessa emotività dei tutori dell’ordine.

Ma ciò che pare sia successo il 13 marzo 2001, in occasione della manifestazione contro la globalizzazione, non può, se vero, trovare alcuna giustificazione.

I magistrati della Procura hanno ricevuto, non dalle vittime, la notizia che alcuni che erano rimasti feriti durante gli scontri di piazza e che per curarsi si erano recati al pronto soccorso, sono stati dalla polizia prelevati dall’ospedale e portati in caserma ed ivi malmenati. Cosa dovevano fare i magistrati, ignorare tutto ed insabbiare? Hanno condotto un’indagine, ascoltato testimoni, richiesto informazioni ad una Questura riluttante, pervenendo ad alcune conoscenze di gravità estrema.

I magistrati della Procura hanno fatto il loro dovere, che è quello di perseguire i reati da chiunque commessi. E’ ancora vero in Italia che la legge è eguale per tutti? Ed hanno chiesto ed ottenuto un ordine di custodia cautelare presso la propria abitazione degli indagati (arresti domiciliari, non in carcere), perché le ulteriori verifiche dei fatti accertati potrebbero essere distorte da connivenze ed intese certamente possibili se gli indagati fossero rimasti liberi. Il sospetto sembra più che fondato sulla base delle reticenze ed omissioni riscontrabili negli atti di indagine provenienti dalla Questura. Ed ancor più alla luce della rabbiosa solidarietà che l’intero corpo della polizia napoletana ha mostrato verso gli arrestati.

Posso anche capire la solidarietà fra colleghi che condividono un’esperienza di lavoro difficile ed ingrata. Ciò che è intollerabile è la ribellione e l’attacco contro i magistrati che non hanno fatto altro che applicare la legge. Le garanzie processuali, che esistono ampie e compiute nel nostro ordinamento penale, valgono per tutti, anche per i poliziotti. Anch’essi devono rassegnarsi a valersene come ogni altro cittadino colpito dalle loro stesse indagini.

Ma è addirittura scandaloso che membri del Governo e della maggioranza che lo sostiene abbiano ancora una volta profittato di questo episodio per scagliarsi contro la magistratura. Abbiamo un governo che mira a propiziarsi le forze di polizia da esso controllate, e a demolire l’autorità di un potere autonomo dello Stato, l’ordine giudiziario, che considera minaccioso per le proprie illegalità.

Non vi pare che il tentativo sia quello di portarci non solo verso un regime, ma persino un regime della malavita?