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Rifiuti: un piano straordinario

Vincenzo Passerini

Per il Trentino il problema dei rifiuti ha le dimensioni e la gravità di una vera e propria calamità naturale, come si trattasse di un terremoto o di una alluvione. Una calamità provocata dall’uomo, da noi cittadini, famiglie, aziende, amministrazioni pubbliche. E come una calamità va affrontato. Siamo esperti nell’affrontare altre calamità e giustamente ce ne vantiamo. Abbiamo il dovere e la capacità di affrontare anche questa, con i tempi e i mezzi che una calamità richiede.

La mia proposta è questa: la Provincia faccia un piano straordinario che abbia l’obiettivo, attraverso un’azione incisiva e coordinata, di ridurre i rifiuti da portare in discarica del 50% in due anni, attraverso una massiccia e capillare opera di prevenzione e di raccolta differenziata.

A quel punto la questione dell’inceneritore si porrebbe in un altro modo, non come soluzione definitiva che risolve il problema prendendo atto del fallimento dell’azione di prevenzione e riciclaggio, com’è oggi, perché l’inceneritore non è una soluzione definitiva, né risolve i problemi e tanto meno l’emergenza: la calamità c’è oggi, l’inceneritore rimanda la soluzione.

La questione dell’inceneritore si porrebbe una volta raggiunto un ottimo risultato in fatto di riduzione dei rifiuti, come una delle possibili soluzioni per smaltire il rimanente, assai più ridotto. Altre soluzioni alternative all’inceneritore potrebbero essere, quindi, più attentamente valutate.

Come ci si può rassegnare di fronte al fallimento della prevenzione e della raccolta differenziata se non le abbiamo mai affrontate con la forza e la determinazione necessarie? Perché non provarci?

Abbiamo fatto in questi anni un piano straordinario per le opere pubbliche per un costo di oltre 500 miliardi di vecchie lire; si sono fatte cose che mai si sarebbero potute fare. Si è fatto un piano straordinario d’intervento per le strade (2.000 miliardi di lire), si fanno periodicamente iniziative straordinarie per le grandinate che colpiscono l’agricoltura. O per le alluvioni.

Di fronte alla calamità rifiuti, più grave e pericolosa di altre perché trascina i suoi effetti nefasti per decenni, pesando sulle future generazioni, possiamo fare altrettanto?

Il piano straordinario per la riduzione del 50% in due anni dei rifiuti da smaltire potrebbe articolarsi in cinque punti:

1. Commissione speciale. Nomina di una commissione speciale provinciale composta da un commissario con forti poteri nominato dalla Giunta provinciale e un commissario per ogni comprensorio nominato dai comuni. La commissione ha il compito di attuare il piano straordinario lavorando a tempo pieno con il supporto del personale tecnico necessario.

2. Azione capillare e incisiva di prevenzione. Riduzione progressiva della produzione di rifiuti attraverso acquisti selettivi di prodotti in commercio da parte di tutte le istituzioni pubbliche (mense, ospedali, scuole, uffici…): prodotti con poco imballaggio, vetro a rendere al posto della plastica, eccetera. Forti incentivi ai privati che agiscono nella stessa direzione.

3. Azione capillare e incisiva di raccolta differenziata. Riutilizzo della parte umida, ad esempio. I rifiuti organici costituiscono quasi la metà di tutti i rifiuti che finiscono nei cassonetti. Nel Trentino della campagna, degli orti, dei prati, tutto questo è assurdo. Raccolta differenziata spinta (porta a porta) e compostaggio domestico diffuso e assistito possono dare un contributo determinante. Diffondere in tutte le case a prezzi ridotti i bidoncini per la raccolta differenziata, ma realizzare anche gli impianti di compostaggio.

4. Azione eccezionale di informazione ed educazione civica. Un piano straordinario biennale necessita di una eccezionale mobilitazione per informare ed educare. Attorno al commissario del comprensorio, una squadra di tecnici ed educatori che attivano un progetto capillare e incisivo di educazione e di assistenza in collaborazione con comuni, aziende, associazioni, cittadini. Già la Provincia dispone di una buona rete di educatori da valorizzare per un progetto straordinario.

5. Finanziamento speciale. Come per le grandinate e le alluvioni, sostenere il piano con un finanziamento provinciale straordinario. Sono soldi che poi tornano tutti, anche con gli interessi, perché meno rifiuti vuol dire non solo meno inquinamento ma anche meno spese.

Un piano siffatto si muove anche nella logica disegnata dalla Unione Europea, che prevede questa gerarchia di interventi in tema di rifiuti: riduzione, riciclaggio, inceneritore, discarica. Il Trentino ha invece oggi una gerarchia inversa. La scelta dell’inceneritore, che vogliamo sostituire alla discarica al primo posto, non la modifica nella sostanza.

La modernizzazione del Trentino passa anche attraverso queste scelte qualificanti.

Un piano straordinario siffatto (o simile, perché di una proposta si tratta) noi siamo pienamente in grado di realizzarlo. Lo siamo, non c’è nulla d’impossibile in questo.

Valorizziamo al meglio anche il dibattito di questi giorni. Possiamo trasformarlo in una opportunità straordinaria per mobilitare energie umane e professionali diffuse e per mettere ciascuno (Provincia, comprensori, comuni, aziende, singoli cittadini e famiglie) di fronte alle proprie responsabilità.

Non varrebbe la pena pensarci? Si può discuterne?