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QT n. 11, 1 giugno 2002 Monitor

Cinquemila per Zero

Renato Zero al Palasport di Trento: tutto esaurito, entusiasmo alle stelle.

Era da più di 20 anni che Zero non faceva tappa a Trento e ovviamente l’attesa era tanta. Lo di- mostrano le cinquemila persone che hanno affollato il Palaghiaie, che per la prima volta ha fatto registrare il tutto esaurito.

Renato Zero ieri.
Renato Zero oggi.

Il pubblico, prevalentemente femminile, accoglie con un autentico boato l’entrata in scena del Maestro, come recitano alcuni striscioni. In impeccabile completo nero, i capelli lunghi portati con eleganza, il re dei sorcini si presenta con un megafono in mano, trasportato da una passerella mobile, intonando "Svegliatevi poeti", brano d’apertura dell’ultimo album.

E’ un Renato in gran forma quello che si offre al suo pubblico trentino proponendo praticamente tutti i brani del recente "La curva dell’angelo" e molti pezzi del precedente "Amore dopo amore". Supportato da una solida e collaudata band, Lele Melotti alla batteria e Paolo Costa al basso su tutti, si prende la scena da consumato attore qual è per oltre due ore e mezzo di spettacolo.

Non sarà più lo Zero trasgressivo dei lustrini e delle paillettes, ma non ha perso il gusto di allestire una scenografia curatissima in ogni particolare, a partire dal sipario con porta incorporata che accoglie ad uno ad uno i musicisti di questo "Prove di volo tour". I cambi d’abito si susseguono a seconda del repertorio: dal nero iniziale al bianco "angelico" passando per la teatrale entrata in scena disteso su di un letto sulle note di "Dimmi chi dorme accanto a me".

Il rapporto di autentica complicità che instaura fin da subito col pubblico è l’aspetto che più salta all’occhio: "Se siete qui stasera vuole dire che non siete gente tanto semplice…" - esordisce dopo le prime canzoni suscitando una vera e propria ovazione. I suoi bersagli sono i mostri moderni che portano le famiglie a sfasciarsi e le madri ad uccidere i loro figli, cui dedica "Madame", scritta in tempi non ancora sospetti, e le recenti "Storie da dimenticare" e "Nuda proprietà".

Altra stilettata ironica e velenosa la rivolge agli invidiosi cui indirizza la trascinante "Qualcuno mi ha ucciso".

Il finale regala ancora autentiche emozioni con i bis di "Triangolo" e "Mi vendo", dove gli zerofolli di vecchia data danno sfogo a tutto il loro entusiasmo, ma soprattutto con "Il cielo" cantata da cinquemila voci con un emozionato Renato direttore d’orchestra.

L’arrivederci a Trento, alquanto prossimo a giudicare dal calore di questo concerto, lo dà lo stesso Renato intonando una magistrale versione de "I migliori anni della nostra vita".

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