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Alle origini dell’odio contro gli ebrei

Giorgio Jellici

La fissazione di una "congiura mondiale dell’ebraismo" è radicata nella mente di tante persone: gente di solito ragionevole si lascia andare alle considerazioni più balorde se il discorso casca sugli ebrei, che, sotto sotto, non avrebbero altro in testa che il dominio del mondo. La fonte più ricca di questa teoria - che dovrebbe esserne anche la prova - sono i cosiddetti "Protocolli dei Savi di Sion". Essi dovrebbero essere le scritture segrete del governo occulto dell’ebraismo mondiale e contengono, in 24 capitoli, un programma dettagliato per la distruzione della cristianità a la conquista del potere mondiale da parte degli ebrei e dei massoni.

Un manifesto nazista di propaganda antisemita in caratteri cirillici. Il testo dice: "Loro sono i colpevoli! Gli ebrei e i loro alleati, i comunisti! Loro vi hanno preso anche l’ultima camicia! Gli ebrei e i loro alleati, i comunisti! Hanno torturato a morte i vostri uomini, le vostre donne e i vostri bambini! Gli ebrei e i loro alleati, i comunisti! Loro sono i peggiori nemici del vostro popolo! Gli ebrei ed i loro alleati, i comunisti! Non dimenticatelo!"

Ma da chi furono scritti? E quando?

Promotore fu il servizio segreto dello Zar. Verso il 1898 il responsabile delle attiività all’estero, un feroce antisemita, certo Pjotor Ratschkowskij, in missione a Parigi, riceve l’incarico di compilare un libello che serva da arma propagandistica ai circoli reazionari zaristi contro la politica riformatrice del ministro delle finanze Sergej Witte, i cui intenti modernizzanti venivano descritti come un pericolo per lo Zar e per la Russia, causato dal complotto dell’ebraismo mondiale.

Ratschkowskij, aiutato da un altro agente, certo Matwei Golowinski, si mette subito al lavoro. Le falsificazioni sono il suo pane quotidiano. Nella Biblioteca Nazionale di Parigi i due 007 fin du siècle cominciano a copiare passaggi da un libro (nessuno sa chi glielo aveva segnalato) che un certo Maurice Joly aveva scritto a Bruxelles nel 1864 dal titolo "Dialogue aux Enfers entro Machiavel et Montesquieu". Il libro non è antisemita (anzi, Hans Magnus Enzsensberger lofece ristampare recentemente). E’ una satira dello stile di governo di Napoleone III. Ma i due lestofanti, cambiando riferimenti e sopprimendo passaggi, ne ottengono un testo adatto ai loro scopi. Per la cornice storica si ispirano a un romanzo-orrore, "Biarritz", di Hermann Goedsche, alias Sir John Ratcliffe, nel quale si favoleggia di raduni notturni al cimitero di Praga fra i rappresentanti delle dodici tribù d’Israele e Satana in persona, al quale gli ebrei illustrano i loro piani per demolire la cristianità.

Fu Philip Graves, in una serie di articoli apparsi su Times nel 1921, a dimostrare che i tre quinti dei "Protocolli" sono tratti dai due libri sopra citati. Grazie a Dio. Così fu chiaro che i famosi "Protocolli"non sono protocolli, ma falsificazioni.

Ma durante la rivoluzione russa gli ufficiali dei "Bianchi" hanno nello zaino i "Protocolli" e di nuovo migliaia di ebrei vengono trucidati. L’effetto più grande però i "Protocolli" lo raggiungono subito dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1920, con la traduzione in tedesco. In quel clima di catastrofe essi devono dimostrare che gli ebrei sono la causa di tutti i mali: della rivoluzione bolscevica, del crollo della monarchia e della disfatta della Germania e dell’Austria-Ungheria. La casa imperiale, gli Hohenzollern, ne finanzia un’edizione di lusso di cui fa omaggio ai sudditi affinché sappiano chi è il responsabile della caduta di Guglielmo II. Dal 1920 al 1933 se ne stampano 33 nuove edizioni. I "Protocolli" diventano quasi un best seller anche negli USA: lo stesso Henry Ford, candidato alla presidenza, va dicendo che se il mondo è diventato cosi desolato, la colpa è degli ebrei, mentre anche in Inghilterra certi benpensanti si chiedono nelle piazze perché l’Impero abbia avuto tante perdite nella guerra contro la Germania: naturalmente per colpa degli ebrei, vedi i "Protocolli".

Nel 1922 viene assassinato Walter Rathenau, ebreo, allora ministro degli esteri. Gli assassini sono estremisti di destra che vogliono aver riconosciuto in lui uno dei "Savi di Sion". E nel 1927 Alfred Rosenberg, il capo ideologo del nazionalsocialismo, comincia a ripetere: leggete i "Protocolli" e capirete perché la Germania ha perso la guerra. Hitler, Goebbels e Goering si servono dei "Protocolli" come nulla osta per lo sterminio del popolo ebreo e Dieter Wisliceny, il colonnello SS aiutante di Eichmann, dichiara in un processo del dopoguerra che i "Protocolli" erano impiegati col fine di giustificare le esecuzioni in massa degli ebrei, "Untermenschen", cioè "esseri inferiori". Negli archivi dell’esercito tedesco si possono tuttora osservare gli affissi antiebraici che accompagnavano la "crociata contro il bolscevismo e l’ebraismo" delle armate del Terzo Reich sul fronte orientale. Gli slogan ("Gli ebrei sono i nemici del vostro popolo", ecc.) sono quelli dei "Protocolli".

E oggi? Come stanno le cose? Beh, in molti ambienti politici, di destra e di sinistra, e in molti Stati, il pregiudizio antiebraico continua. Il rifiuto degli ebrei nella società persiste e i "Protocolli" - sembra impossibile - continuano ad esser stampati in migliaia di copie.

Nel mondo arabo ed islamico c’è stata, a partire dagli anni ‘50, una vastissima diffusione di materiali come il "Mein Kampf" di Hitler e "I Protocolli". Nell’Egitto di Nasser essi vennero ristampati ben sei volte a cura del ministero della Cultura (il quale aveva reclutato un bel numero di ex-nazisti). Re Feisal d’Arabia, emulo degli Hohenzollern, ne regalava una edizione di lusso ai visitatori stranieri. E fino a poco tempo fa, nel sito Internet detto "Palestinanelcuore", curato dalla rappresentanza in Italia della Palestina, alla voce "Potere ebraico" veniva fornito il testo completo dei "Protocolli". Nell’autunno del 2001, durante il Congresso contro il razzismo promosso dall’ONU a Durban (Sudafrica), i "Protocolli" erano venduti pubblicamente da un’organizzazione mussulmana alla testa di "masse di estremisti islamici provenienti dal Sudafrica e dall’estero" che costrinsero la delegazione israeliana all’abbandono della conferenza (come denunciò l’insospettabile premio Nobel Nadine Gordimer su La Repubblica del 15 settembre 2001).

L’inimicizia nei confronti di Israele che si avverte da molte parti, le disquisizioni pseudogiuridiche sulla legittimità di quello Stato, quell’insinuante chiedersi "come mai gli ebrei si macchiano oggi degli stessi delitti di cui furono vittime" (parallelismo infame), le dimostrazioni "pacifiche" che accusano Israele di genocidio, dimostrano, a mio avviso, che l’inquinamento mentale causato dai "Protocolli dei Savi di Sion" è quasi generale, e non parliamo dei testi di scuola dei Paesi arabi ed islamici, rimpinzati di odio antisemita.

Goebbels lo sapeva bene: una menzogna ripetuta mille volte diventa verità, un luogo comune del quale non ci si preoccupa più neanche di verificare il fondamento e le conseguenze.