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Contro l’indigestione di sesso in tv

Piera Graffer

Care ragazze vecchie e giovani né belle né brutte, né troppo interessate all’argomento, alla riscossa!

Oggi il primo e unico vero argomento dei media sono le donnine più o meno vestite.

Su 58 milioni di italiani la metà sono uomini. Loro ci sbavano, ma noi?

Anche 29 milioni di noi ne sono altrettanto eccitate? Nessuna ne ha ancora fatto indigestione?

A nessuna queste nudità continuamente, ovunque, ossessivamente esibite escono dagli occhi, a nessuna sono venute a nausea, nessuna annoiano a morte?

Tutte accettiamo senza batter ciglio il ruolo unico di gratificatrici del maschio che i media ci impongono?

Il potere femminile appartiene in esclusiva a qualche decina di stragnoccone. Se è vero quello che ci spiegano su tutti i giornali e in tutte le trasmissioni televisive, incluse quelle con pretese intellettuali, e cioè che "esiste solo chi appare sui media", ci sono solo loro.

Fuori dal piccolo schermo non c’è vita sul pianeta.

A questa "iper-vita" hanno accesso maschi di tutte le età, anche racchioni, ma solo donne in grado di stimolare sessualmente.

Quelle che hanno studiato, che si sono dedicate a una carriera, a una professione, che avrebbero esperienze più o meno interessanti da raccontare, sono cittadine di seconda classe, non-persone. Perché? Davvero il senso della vita sta solo nel look, davvero l’unica immagine della donna è quella di bambola? Dopo i trent’anni ci dobbiamo suicidare?

Quando l’immagine si consuma o arrivano le prime rughe, dobbiamo assolutamente pregiudicare la salute e la vita stessa, sottoponendoci alle torture del bisturi e a iniezioni "magiche"?

La bellezza a tutti i costi ci condanna a vergognarci, a rinnegare il nostro passato per avere la stessa faccia stereotipata.

Ci condanna a nascondere, come Dorian Grey, quella vera, plasmata dalle gioie e dai dolori che hanno reso unico il nostro destino.

Vale la pena cancellare l’universo delle nostre allegrie, dei nostri problemi, dei nostri sogni, dei nostri ideali, delle nostre preoccupazioni, dei nostri rimpianti, delle nostre malinconie, dei nostri piccoli trionfi, solo perché ci fanno venire le rughe?

Quanto piacere dà un bacio con le labbra siliconate?

Un seno violentato da lunghi coltelli o gonfiato coi derivati del petrolio è in grado di condividere il desiderio che provoca, o ha la stessa sensibilità di un trofeo di caccia impagliato e appeso al muro?

Nel mondo virtuale, gabellato come l’unico vero, l’apparenza corrisponde alla sostanza, oppure dentro a gusci smaglianti abita la finzione?

Dobbiamo seguire il cammino che ci indicano, come stelle polari, delle ragazze sculettanti?

La vita di un’ingegnera, di una neurochirurga, di un’astronoma, di una madre vale meno di quella di una velina solo perché guadagna meno?

Se il compito delle donne televisive è quello di suscitare lo stimolo sessuale, il nostro qual è? Quello di api operaie? Ci piace?

E se, mentre fanno l’amore con noi, la mente dei nostri uomini fosse con loro? Ci basta il ruolo di brutte copie?

Nella vita c’è solo il sesso? Non è limitativo occuparci solo di una parte del nostro corpo? E il cervello?

E l’arte, la scienza, la musica, le emozioni, la storia, e le nostre famiglie, i nostri figli, e la fatica per cercare di trascendere i nostri limiti? E l’inquinamento della terra, dell’aria, dell’acqua, e il riscaldamento dell’atmosfera, e la scomparsa quotidiana di specie animali e le guerre che cancellano milioni di persone e ne rendono miserabili altri, avvelenando intere zone del pianeta e condannando alle malattie i loro abitanti? Si può fare qualcosa per porvi rimedio?

La ricerca di soluzioni tocca solo all’uomo, o anche noi donne, poiché ne condividiamo il destino, non abbiamo il dovere e il diritto di occuparcene?

Quando Dante diceva : "fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza" si riferiva solo ai maschi?

Ci siamo mai chiesti il perché di questa alluvione di femmine in calore? E se qualcuno volesse penetrare nei recessi del nostro subcosciente con il fine di teleguidare le nostre emozioni?

Se con la stimolazione sessuale volessero carpirci l’anima? Se lo scopo fosse di trasformarci in automi?

Una volta il potere governava in modo trucido e rozzo, imponendo proibizioni e sofferenze. Oggi si è fatto furbo e sofisticato e ci strumentalizza attraverso un piacere virtuale.

Forse offrire l’illusione del godimento è un sistema più moderno per rendere schiavi.

Perché non ci poniamo queste domande? Perché accettiamo supinamente in regalo tanta goduria senza ricordarci le parole di Tiresia: "Timeo danaos et dona ferentes"?

Perché non chiediamo che i media, invece di titillarci dalla mattina alla sera, non facciano il loro mestiere, che è quello di raccontarci come è fatto il mondo? Davvero questo argomento non interessa a nessuno?