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QT n. 4, 22 febbraio 2003 Monitor

Caro Moretti

"Caro diario" di Moretti: una farsa senza pretese sulla carriera dei registi italiani. Che trova però nella presenza del Nanni nazionale il suo vero punto di forza.

Alessandro Contino

Un’apparizione lampo. Vederlo dal vivo non sembra vero, ma impossibile non sentirlo vicino. La semplicità dell’apparizione: vestito come lo vediamo nella vita di tutti i giorni, un semplice pantalone bleu, e una maglia dello stesso colore. Un leggio, un po’ d’acqua. Non è certo l’immagine del regista o dell’intellettuale superbo. E’ l’effigie di un ragazzo comune.

Legge dal diario di "Caro diario", il film a episodi che abbiamo visto e amato un po’ da tutti. Ma questo è il diario del "regista" Moretti, dove racconta i giorni precedenti alle riprese, le prove, la troupe, il divertente cast dei dermatologi. Moretti legge con leggero humor e un po’ di autoironia, e sono proprio i ricordi, a volte comici e altre volte commoventi, a far scatenare l’applauso. E’ il Nanni italiano. Non fa discorsi o proclami politici come qualcuno credeva o temeva. Non ce n’era bisogno.

Poi la farsa. Moretti nei panni di regista teatrale e suggeritore e Silvio Orlando, protagonista, in quelli di un regista cinematografico italiano dagli anni settanta a oggi, che attraversa, sbagliandoli, tutti i generi cinematografici. Ma col tempo il suo stile conosce ammiratori anche nella critica ufficiale. Dandogli così coraggio ad andare avanti. A questi non si associa però un oscuro critico cinematografico della provincia italiana (Potenza), che non muta il proprio giudizio: i suoi films rimangono orrendi. La farsa si conclude con l’incontro tra i due: finiranno per piacersi (almeno come persone).

Forse l’intento di Moretti e Orlando era quello di parodiare la carriera di un regista in Italia con i suoi tic, le sue ossessioni, le ansie, i compromessi. Non si può dire che si tratta della parodia di questo o di quel regista. Questa pièce ci appare più come un gioco, una farsa pure un po’ debole, messa su un po’ per caso, per far sorridere più che ridere, senza la pretesa di essere un capolavoro. Ma ha però nella presenza di Moretti il tratto più paradossale e il punto di forza. Forse è stata questa la ragione del suo successo: vedere nuovamente il regista Moretti scherzare sul proprio lavoro.

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