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QT n. 6, 22 marzo 2003 Servizi

Cinque euro per la pace

Le bandiere arcobaleno alle finestre dei trentini.

Costano attorno ai cinque euro, hanno i colori dell’arcobaleno, blu, celeste, viola, verde, giallo, arancione e rosso; resistono con ogni clima; travalicano posizioni politiche e ideologiche, età, appartenenze religiose o culturali; esprimono simbolicamente il No alla guerra ed il Sì alla pace: sono le bandiere della campagna "Pace da tutti i balconi" messe al vento a finestre e terrazzi di tutta Italia.

L’iniziativa muove i primi passi la sera del 15 settembre 2002, alla conclusione del Giubileo degli oppressi, quando appartenenti a diverse associazioni lanciano con Alex Zanotelli un’idea: esporre ai balconi di casa il vessillo arcobaleno e tenercelo fin quando non sarà scongiurato l’attacco all’Iraq e l’intervento in guerra dell’Italia. L’operazione, sostenuta dalle associazioni legate alla Rete di Lilliput, trova nell’opinione pubblica una risposta pronta, successivamente accentuata dall’affiancarsi di Emergency, Libera, Rete di Lilliput e Tavola della Pace, promotrici con la loro campagna "Fuori l’Italia dalla guerra".

Domanda: sono "politicamente scorrette"? Soltanto roba da comunisti, preti no global, sindacalisti estremisti, contestatori ad oltranza, disobbedienti, ecc.? Non pare: le bandiere della Pace sono finite trasversalmente anche sui balconi delle istituzioni, da Taranto (sindaco Di Bello, Forza Italia) a Ca’Farsetti, sede del Comune di Venezia (Costa, Ulivo); dal Palazzo sede del Consiglio Regionale pugliese (proposta di Rifondazione raccolta dal Presidente del consiglio De Cristofaro (AN) al Campidoglio di Veltroni, fino alla Bologna di Guazzaloca.

Niente invece in via Belenzani e in piazza Dante... Una, dopo aver signoreggiato per qualche giorno sulla facciata principale della Curia in piazza Fiera, è stata retrocessa ad una finestra laterale e dispiegata malamente con le righe in verticale e la scritta "pace" seminascosta tra le pieghe.

Ma i trentini come partecipano a questo sventolio?
La distribuzione delle bandiere, iniziata in sordina a fine settembre, ha avuto poi un boom grazie all’appoggio delle molte Botteghe del Mondo presenti in provincia (il top al Mandacarù di via Oss Mazzurana, con 13.000 pezzi) e del SAIT con i suoi duecento e più punti vendita.

L’adesione è stata davvero entusiastica, tanto da far parlare di Trento come della città più colorata d’Italia: se ne scorgono dappertutto e non è azzardato ipotizzare un 10% di balconi imbandierati. Il top in Bolghera: 5 vessilli per un edificio di 12 appartamenti; il minimo ai Solteri: zero in un palazzone da 80. C’è anche chi non l’ha esposta pur trovandosi perfettamente d’accordo, ma il conto di questi è evidentemente impossibile, per quanto i sondaggi diano per certo un 69% di italiani contrari all’interventismo di Bush (49% in Usa e 80% in Giappone).

Decisamente variegate le motivazioni alla base della scelta. Per esempio, Letizia, 15 anni, dai primi di febbraio quasi ogni sera tirava fuori a tavola l’argomento bandiera, mettendo in moto intensi scambi di vedute con relativi schieramenti di campo: da una parte lei e la madre, dall’altra il padre ed il fratello. L’impasse dura fino a due settimane fa, quando un’amica di casa gliene dona una, immediatamente messa a sventolare sul terrazzino della cucina. Da allora le divergenze hanno solo cambiato tono. Al padre Franco che obietta: "Bush non verrà di sicuro a vedere le vostre bandiere e per quelle non farà la guerra!" risponde ben determinata: "Tu metti al balcone la bandiera della Ferrari quando vince Schumacher ma lui mica viene a vederla!" L’insistenza di Franco ("Se bastasse esporne una per fermare la guerra, allora io dipingere a colori tutta la casa!") viene rintuzzata con prontezza da Letizia: "Intanto che ti decidi a farlo, lasciamela lì a sventolare".

Da prendere con le pinze anche Marco, un ragazzo sulla ventina della Bolghera. Alla domanda sul perché della bandiera esposta alla finestra della sua camera, risponde poco conciliante: "Perché, ti dà fastidio?"

Ma no, era così, tanto per sapere…

"Ah, scusami, ma sai, c’è mio padre che rompe tutti i giorni perché la tiri via. Dice che il poggiolo è di tutti e non solo mio. Per lui gli americani hanno sempre ragione e quelle dei pacifisti sono solo cazzate, comprese le mie".

Ma il tuo è un dispetto a tuo padre?

"Anche!"

Per strada incrocio Alessandro, figlio di un amico. Universitario part time a lingue, abita ai Solteri in un palazzone di 120 appartamenti sulla cui facciata sventolano - rari nantes in gurgite vasto - tre bandiere. La sua da metà gennaio: "L’ho messa perché nel mio condominio si litiga per i cani e si parla solo di calcio e soldi e la guerra è roba da telegiornale".

Però 5 bandiere su 120 appartamenti mi sembrano poche…

"Cosa vuoi… quello del piano di sopra mi ha gridato giù: ma sei anche tu di quelli che vanno in giro a far casino?"

È’ critico anche con l’ONU: "Non deve autorizzare guerre a maggioranza!"

Ma Bush ha qualche ragione? "Gli americani sono abituati da sempre a tirare le bombe sulla testa degli altri e se qualcuno non ci sta e risponde per le rime allora si offendono. Per fortuna che là non potranno usare i defolianti!"

Ma se l’11 settembre si fossero lanciati sul Bren Center?

Si altera un po’: "Se noi non avessimo tirato fuori tutte queste bandiere per tenere a bada le voglie militari del governo, saremmo già là a sparare!"

Poi, dopo aver parlato di marce, petrolio e palestinesi, ci lasciamo, e al mio "ciao", risponde con un beffardo "Have a good war".

Più disteso l’incontro con Dennis, 35, single abitante nel sottotetto di una vecchia casa del centro. Ha agganciato ancor prima di Natale la bandiera ai bloccascuri, ma la ridotta distanza tra i due e la poca aria la fanno penzolare malinconicamente. Butto lì indicandola con la mano: "Mi pare fiacca".

"Quando c’è aria si muove anche lei. Le bandiere sono importanti perché dichiarano in ogni momento che dietro di lei c’è uno che rifiuta le logiche della guerra".

Cosa ti aspetti?

"Non so; anche se non basta a fermare il delirio di Bush, ricorda a chi la guarda che c’è anche chi non è d’accordo".

Qualcuno sospetta che nascondono soltanto anti-americanismo di vecchia maniera.

"Può darsi, ma il mio è solo un no alla guerra, alle bombe e a tutto resto".

Marina, dipendente comunale, non aveva mai pensato alla bandiera finché una sera la portò a casa il figlio al rientro del lavoro. Obiezioni in famiglia?

"Neanche un po’, anzi tutti lì a fare i complimenti a Daniel per la sua idea. Poi tutti assieme abbiamo deciso di metterla su via Bolzano, perché la veda chiunque va o viene da Trento. Pensa che i ragazzi mi hanno chiesto addirittura di rifare le tende delle loro camere con due bandiere della pace".

Tu perché sei d’accordo?

"Perché quel deficiente vuole la guerra, la fa senz’altro!"

Basta una bandiera?

"L’importante è manifestare in qualsiasi modo la propria rabbia contro la prepotenza; due mie colleghe vanno in giro da mesi con le sciarpe coi colori della pace".

Infine l’opinione di Enzo, cinquantaduenne, ispettore di succursali di una multinazionale americana e comunista modello 1917. E’ astiosamente contrario a quella che giudica soltanto una "guerra - business":

"La bandiera? È’ l’unica cosa che potevo fare ‘contro’".

Dove l’hai presa?

"Da un ambulante senegalese a Verona, 7 euro... ne voleva dieci".

Servirà?

"Dubito. Il capitalismo non ammette intralci alle sue politiche di espansione e sfruttamento".

Si lascia andare a riflessioni da comunicato stampa delle Brigate Rosse, ed io lo interrompo con un "ma Saddam è un criminale!".

Lui imperturbabile: "Spetta al popolo irakeno e non a Wall Street scegliere i propri governanti! Noi occidentali sprechiamo troppe risorse e dobbiamo imparare a rinunciare a qualcosa per portare sviluppo anche tra i ‘dannati della terra’ di Alex Zanotelli".

C’è anche chi non si è limitato ad esporre la bandiera ma ha escogitato modi originali per imporla all’attenzione. Un tornitore in pensione di Gardolo l’ha issata su un pennone in cima al Soprasasso (quota 800 metri), mentre in via Brescia qualcuno l’ha distesa tra i rami spogli di un ciliegio ai bordi della strada per il Garda: impossibile non vederle! Ad una festa di fine Carnevale organizzata dalla Pro Loco locale a Grauno, in valle di Cembra, gli anziani hanno festeggiato e ballato con piccole bandiere della pace cucite sulla schiena: "Perché noi la guerra l’abbiamo già provata".

Al centro Santa Chiara, una signora si aggira tra gli studenti spingendo una carrozzina per bambini completamente rifoderata con la bandiera e un automobilista con Renault station wagon ha fatto la stessa cosa con l’ultima fila di poltrone: arrivargli dietro significa trovarsela negli occhi! In San Pio X l’otto marzo scorso un ambulante offriva le sue mimose adagiate su un grande drappo arcobaleno, mentre in via Malvasia, ben ancorati alla ringhiera, si agitano nell’aria accanto alla bandiera una manica a vento ed un’elica con gli stessi colori.

Sarcastico un altissimo cinquantenne roveretano incontrato a San Giuseppe con una piccola bandiera di carta infilata nella falda del cappello: "Me l’ha infilata mia figlia. Bush ha imparato dal padre a ‘tombolar monade’, ma anche stavolta i morti ce li mettono gli altri".

Sulla ciclabile, domenica 16 marzo, l’incontro più curioso: tenuto al guinzaglio da uno skater, si fa avanti un cane, foulard arcobaleno al collo. Si ferma per annusarci: "Tranquilli - assicura il ragazzo - mostra i denti solo a chi non ama il suo foulard".

C’è anche chi avrebbe voluto esporla ma non ha potuto. A Gardolo, il figlio ventiduenne di Antonio, ex ferroviere, una sera è capitato in casa con la bandiera già dispiegata sulla schiena. D’accordo il fratello ed il padre, ma i buoni proponimenti si sono scontrati con l’irremovibile no della madre casalinga: ai miei poggioli non si appende niente! Quasi il contrario sulla collina di Trento: una signora espone la bandiera, ma il figlio, in sua assenza, la ammaina. Rientrata, la signora la ricolloca immediatamente rivendicando il proprio diritto a manifestare contro la guerra e a questo punto il ragazzo, non potendo ripetere il golpe, tenta di annacquare il messaggio materno affiancando a quella della pace una bandiera a stelle e strisce.

Qualche disaccordo e perfino contrapposizione dunque, perché certo l’11 settembre, la crudeltà di Saddam, gli stati canaglia ed il terrorismo restano sempre lì ad arrovellare le menti di tutti con qualche dubbio, ma fra il motto "Si vis pacem para bellum" ed il graffito "Combattere per la pace è come fottere per la verginità" non si può rischiare le fine dell’asino di Buridano: allora meglio la bandiera, non credete?