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Principe e vassalli

La sinistra che (si) dibatte, nel colpevole tentativo di non affrontare il problema base: quale rapporto con Dellai?

Con l’abbandono dei Ds da parte dell’on. Luigi Olivieri, e la nascita di una nuova formazione, "I riformisti", di cui solo i fondatori sentivano il bisogno, è evidente la crisi della sinistra.

Crisi sempre negata dal segretario dei Ds Mauro Bondi: ma inevitabile, e meritata. Originata da un problema che la sinistra trentina, nelle sue varie accezioni, da anni si rifiuta di affrontare: quali i rapporti con Dellai; o meglio, quali i rapporti con le ossificate abitudini dorotee – in primis clientelismo e assistenzialismo – di cui è strutturalmente impregnata una parte consistente della società trentina.

A dire il vero un’evoluzione c’è stata: nel ’98 Lorenzo Dellai, per la sinistra era "il nostro leader" attraverso un processo di identificazione tanto stolto quanto immotivato;oggi ci si riduce ad auspicare "che sia il leader di tutta la coalizione" con il riconoscimento delle profonde diversità di impostazione e l’implicito (e questa volta motivato) timore di essere ridotti a ruolo marginale.

Questa dinamica la si è vista nel recente convegno tenuto a Mattarello, dal titolo emblematicamente velleitario "Sinistra unita (e si sta frantumando) per l’Ulivo (pianta morta e pressoché estinta)".

Il tema erano "i valori" e "i progetti": e quindi via con il Trentino della qualità e dell’istruzione, sviluppo sostenibile, basta finanziamenti a pioggia, attenzione alle fasce deboli, sanità, ambiente e quant’altro. Ma guai a chiedersi come mai in cinque anni di governo di tutto questo si sia visto molto poco, anzi spesso si sia andati in senso contrario. E guai soprattutto chiedersi se forse non sia il caso di ripensare un’alleanza che, alla prova dei fatti, si sta rivelando contro natura. Pensieri tabù, che nessuno osava esplicitare.

Per cui faceva tenerezza vedere i tanti militanti rivendicare con orgoglio le radici, i valori, disegnare i lineamenti della nuova società cui si vuol tendere. Ma tutto sembrava uno sfogo, o forse un gioco per i più smaliziati: tutte quelle belle idee erano destinate al cestino.

I vassalli è meglio che non abbiano progetti in contrasto con quelli del principe. Soprattutto se il coraggio per ribellarsi proprio non ce l’hanno.

La sinistra invece si trova in questa situazione: è vassalla, ma non vuole riconoscerlo. E così si dibatte e si divide.

La prima frattura è stata appunto quella dell’on. Olivieri. Il quale, sotto le mentite spoglie di "riformista" non solo riconosce il primato di Dellai: ma anche quello del dellaismo e del doroteismo. Il Trentino va governato così, e noi dobbiamo fare come la Margherita, è l’esplicito assunto (e difatti l’onorevole di Pinzolo è per la PiRuBi, la Jumela, l’inceneritore, e probabilmente anche per gli appalti affidati agli amici). Fare la concorrenza a Dellai sul suo terreno, questo il messaggio "riformista": ai Ds non poteva non andare per traverso; e la rottura essere inevitabile.

Sull’altro versante c’è Costruire Comunità, la formazione rigorosa, ambientalista, di Walter Micheli e Vincenzo Passerini. Che è entrata in crisi con il radicalizzarsi dello scontro destra-sinistra a livello nazionale. "Nella situazione attuale, con un Berlusconi scatenato, ogni appuntamento elettorale locale assume il significato di un referendum pro o contro di lui – ragionava Passerini alcuni giorni fa – Quindi una nostra lista autonoma sottrarrebbe voti alla lista anti-Berlusconi. Questo non lo possiamo fare."

Il risultato è stata la ricerca da parte di Costruire Comunità di un proprio spazio nella galassia del centro-sinistra che sosterrà Dellai. Il che vuol dire, appunto, sostenere Dellai, implicitamente approvarne l’attuale operato. Un pasticcio poco dignitoso per una formazione che era nata con una forte carica alternativa. E così saggiamente Passerini ha rinunciato a una ricandidatura, il movimento si dibatte tra gli scogli della politica politicante, e intanto ha giocoforza sospeso l’attività di denuncia. Avrà una sola via d’uscita decorosa: la rinuncia alla presenza elettorale.

In mezzo a tutto questo stanno i Ds: immobili. E tali resteranno: in attesa delle seggiole che il principe vittorioso concederà ai vassalli.

E così la sinistra si avvita su se stessa.