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QT n. 17, 11 ottobre 2003 Servizi

I messaggi di Dellai

Umiliando deliberatamente la sinistra Dellai ha mandato alcuni messaggi: che pongono impietosi interrogativi.

I gesti di un uomo politico esperto come Lorenzo Dellai devono essere interpretati politicamente. Se ha ritenuto opportuno colpire in modo così plateale la dignità di buona parte della sinistra che gli è alleata, bisogna prendere atto dei messaggi che ha voluto trasmettere, con quel colpo sferrato perché tutti avvertissero il male che provocava.

Lorenzo Dellai.

Quei messaggi sono tre, tutti di grande serietà e gravità. Il primo è di contenuti o, se si preferisce, di valori. E’ in primo luogo sull’uso del territorio e sull’ambiente, che si decide la qualità del governo autonomo del Trentino. Imponendo l’allontanamento dalla lista più forte della sinistra di un candidato che incarna nella sua storia e nel suo stile di vita un ambientalismo intransigente, il leader della Casa dei trentini ha voluto far sapere a tutti, con la forza simbolica degli atti esemplari, che una sensibilità di questo tipo è incompatibile con il suo programma politico e con la visione delle cose che esso esprime. Questo non significa che il suo governo metterà a ferro e fuoco il territorio per farci passare tutte le autostrade e sciovie che verranno in mente: vuol dire però che tra i criteri di scelta, la difesa ambientale non potrà pretendere la priorità, ogni volta che entrerà in conflitto con lo sviluppo.

Il secondo messaggio riguarda la fisionomia dell’alleanza che lo supporta: in essa la sinistra (o meglio, una sua parte molto vasta) è additata come il partner scomodo, quello che pone le questioni più sgradevoli e i vincoli meno condivisi. L’indicazione di questo disagio sarebbe perfino benefica, se fosse accompagnata dal gusto del confronto tra componenti insieme simili e dissimili, dalla convinzione che lavorando sulle diversità lo schieramento può attingere le risorse culturali per affrontare le sfide di un mondo obiettivamente difficile da governare. Ma il messaggio ha segno esattamente contrario: o ci si allinea o si è fuori.

Il terzo messaggio riguarda il rapporto tra i poteri. Se l’uomo designato come capo del governo decide anche sulle candidature per l’organo legislativo, significa che intende anche quello, non solo la giunta, come la sua squadra.

Gli alti compiti del Consiglio, la sua dignità autonoma, la sua capacità di fare sintesi delle istanze sociali e delle sensibilità culturali vengono delegati alla minoranza: ai futuri consiglieri di maggioranza si richiederà soprattutto di "far passare" le scelte dell’esecutivo.

Nessuno di questi messaggi è privo di razionalità o espressione di pura arroganza. Tutti pongono impietosi interrogativi sul futuro di una sinistra che si vuole riformatrice e che vede autorevolmente codificata la sua subalternità.

Che scelte hanno a disposizione, qui e ora, i moltissimi che sentono montare dentro una crescente insofferenza per l’asfissia ideale e politica che avvertono in questo processo? Quella del voto di protesta, o quella dell’astensione possono sembrare le repliche più lineari. Quella più desiderabile è che dalle urne esca il contromessaggio positivo di una vasta parte di società non domata, non appiattita, plurale. Candidate e candidati in grado di rappresentarla sono presenti in molte liste, dentro e fuori lo schieramento che sostiene Dellai. Le campane che si sentono suonare annunciano che è ora di svegliarsi, non di rimettersi a dormire. Incrudelire ulteriormente sulle difficoltà della sinistra, in un passaggio come questo, serve a poco: più saggio sarà cominciare fin d’ora a lavorare per una fase nuova, dentro le forze politiche ma ancor più fuori di esse, negli spazi della società e della cultura. Per non rimanere negli auspici astratti, faccio una proposta precisa a questo giornale, che ha avuto spesso ragione nell’indicare errori di prospettiva, miserie, magagne, opacità, ma che altrettanto spesso a questo si è fermato, dando l’impressione - talvolta - di compiacersene. Perché non rilanciare l’impegno per farne la sede (una delle sedi) di una nuova stagione di confronto politico, in attesa che una nuova generazione inventi di meglio?