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QT n. 22, 20 dicembre 2003 Classica

Boris Feiner: ne risentiremo parlare

Ventiduenne, il pianista ucraino esibitosi alla Filarmonica si è dimostrato un autentico talento, misto di timidezza e spavalderia.

Ancora una volta la Filarmonica di Trento ha scovato un giovane talento da far conoscere al pubblico trentino. A giudicare da quanto abbiamo ascoltato nell’ultimo appuntamento per la stagione 2003, Boris Feiner è un nome che presto vedremo brillare in molti altri cartelloni importanti. Di ritorno dagli USA e dopo un concerto parigino, il giovane Feiner ha offero una performance intensa, drammatica, evocativa e accattivante. Il pianista ventiduenne ha uno stile molto particolare, che si impone fin dal momento in cui sale sul palco e con un misto di timidezza, spavalderia e concentrazione tocca la tastiera.

La scelta dei brani prometteva bene già ad una prima lettura del programma. Feiner ha deciso di modificare la successione, eseguendo come primo brano la Ballata n. 3, op. 47 in la bemolle magg. di Chopin, una delicata introduzione che ha subito instaurato un clima di complicità con il pubblico. Il pianista ha privilegiato una successione "cronologica" dei brani, quindi, dopo Chopin è stata la volta della Sonata in la minore D 784 di Schubert. La Sonata di Schubert, benché composta prima della Ballata di Chopin, è un lavoro di una modernità sconvolgente, che Feiner ha reso spigolosa ed energica. Il primo tempo, Allegro giusto, assomiglia ad un patchwork di temi totalmente indipendenti, mentre il secondo, Andante, ritorna ad una dimensione più classica, anche meno complicata da interpretare, sia per l’ascoltatore che per il pianista. Il terzo tempo, Allegro vivace, va nuovamente a proiettarsi inconsapevolmente nel futuro con un disporsi del materiale sonoro come un gomitolo srotolato. 

Aquesta magnifica esecuzione, ha fatto seguito la Sonata n. 6 op. 82 in la minore di Prokofiev. Dopo una breve pausa, Feiner ha affrontato la parte contemporanea del programma con piglio deciso. I due studi di Ligeti sono stati eseguiti rapidamente. Se il n. 6, Automne à Varsovie, è forse risultato un po’ spento rispetto al resto dei brani, il n. 11, En suspens, teso e mutevole nella ossessiva ripetizione di alcuni accordi base, ha scatenato nel pubblico una reazione irrefrenabile, perfino eccessiva quando Feiner ha terminato il primo tempo della suite da L’uccello di fuoco. Un sonoro entusiasta ha infatti cominciato ad applaudire ad ogni sospensione dell’esecuzione, finendo per infastidire il resto del pubblico e anche il pianista, che pure sorrideva cortesemente. Nel susseguirsi martellante di accordi acuti e gravi, Feiner si trova perfettamente a suo agio; anche se talvolta scivola in qualche minuscolo errore, non si può non apprezzare il vigore di quelle giovani mani durante i passaggi concitati.

Feiner ha gentilmente concesso ben due bis, stupendo nuovamente un pubblico totalmente rapito da questo giovane talento.

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