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QT n. 1, 10 gennaio 2004 Servizi

Essere giovani: in Trentino e in Italia

Vita, valori, (in)sicurezze dei giovani trentini; a confronto con gli ex-giovani e con i coetanei del resto d’Italia.

Narcisisti, omologati, anestetizzati nei sentimenti. Ed ancora: vuoti, smarriti e impreparati alla vita. Sono alcune definizioni che spesso troviamo nella letteratura psicoanalitica per descrivere un mondo: quello dei giovani d’oggi. Un mondo che agli adulti, a volte, appare inafferrabile e difficile da comprendere: sospeso fra i frequenti silenzi delle sorde mura famigliari.

Certo, penetrare nelle pieghe di quest’universo non è facile, perché i ragazzi cambiano velocemente: sono figli del proprio tempo, del proprio spazio geografico e sociale. Ma ci chiediamo allora: come sono i giovani trentini? Che cosa pensano, come percepiscono se stessi e il mondo esterno?

Per rispondere a queste domande, abbiamo studiato la recente inchiesta condotta su un campione di mille ragazzi, promossa dalla PAT e curata dal prof. Carlo Buzzi, docente di Sociologia all’Università di Trento, nonché Coordinatore scientifico all’Istituto di Ricerca nazionale IARD.

L’indagine sulla condizione e cultura giovanile, pubblicata nel 2003, è la prima a tutto campo in Trentino. E’ stata condotta dall’Istituto IARD Franco Brambilla e riproduce in gran parte l’ultima ricerca svolta sul territorio nazionale nel 2000. Il campione è composto da 1023 ragazzi fra i 15 e 29 anni, eterogenei per sesso e Comune di provenienza. Ai giovani è stato proposto un questionario, da intervistatori precedentemente formati, costituito da domande aperte e chiuse (con una o più risposte). Molte le aree indagate: transizione ai ruoli adulti, percezione di sé e del futuro, rapporto con la famiglia, partecipazione politica e associazionistica, valori, comportamenti trasgressivi, soddisfazione personale, istruzione, occupazione, consumi culturali, ecc.

Si può così indagare sull’ambiente socio-culturale in cui si muovono i giovani trentini, compararli ai compagni italiani, e poi gettare uno sguardo non superficiale sulla loro dimensione intimista.

Ed è senz’altro un ambiente positivo quello che offre il Trentino. Ad esempio, le occasioni per cimentarsi in varie esperienze professionali non mancano. E lo confermano le percezioni positive dei ragazzi. Tant’è che il 66% dei giovani lavoratori intervistati pensa di poter trovare facilmente un nuovo impiego, contro il 38% dei coetanei italiani. D’altronde i tassi d’occupazione si attestano sui livelli del Nord-Est, ma sono superiori al resto d’Italia. Anche dal punto di vista della qualità lavorativa i trentini risultano avvantaggiati: fruiscono più spesso di lavori dipendenti ed a tempo indeterminato, con orari e retribuzioni più favorevoli. Non c’è dubbio, che tale contesto porti a metter radici professionali sul proprio territorio provinciale.

C’è da dire, comunque, che i ragazzi trentini socializzano prima con il mercato del lavoro, poiché hanno un minor livello di scolarizzazione rispetto alla media nazionale: solo uno su quattro, ad esempio, frequenta l’Università o corsi para-universitari. Il tutto però è compensato da una certa attrattiva verso gli iter formativi professionali: circa un quarto frequenta o ha concluso tali corsi.

Tuttavia sulle scelte scolastiche dei ragazzi non incidono solo le inclinazioni; gioca infatti un certo peso il bagaglio economico e culturale della famiglia. E i numeri parlano chiaro: soltanto uno su 10 dei giovani che hanno genitori con basso livello d’istruzione (licenza elementare) raggiunge il traguardo dell’Università e più di un terzo si ferma alla licenza media.

Non solo: il retroterra famigliare incide anche sull’insuccesso scolastico, come ripetizioni od abbandoni. "Questo – ci dice il prof. Buzzi - è il vero grosso problema di tutte le disuguaglianze educative. Il capitale culturale e sociale delle famiglie finisce con il determinare i destini dei figli. E questa è una grande ingiustizia. Le altre agenzie di socializzazione, come la scuola, dovrebbero cercare di sopperire a questa lacuna iniziale, ma è un tentativo che in genere non riesce… Il primo punto su cui dobbiamo insistere è l’importanza dell’istruzione, perché oggi nella cultura popolare essa non sempre è valorizzata per ciò che è. E anche se la cultura dei trentini autoctoni lentamente si sta adeguando, i problemi ora sorgono con gli immigrati".

Ma qual è il giudizio dei giovani sulle istituzioni educative? La scuola trentina (come del resto era risultato anche da una nostra inchiesta, vedi Sondaggio fra gli universitari: il liceo cosa mi ha dato?) esce meno bastonata rispetto a quella nazionale: svetta, infatti, ai primi posti fra le istituzioni meritevoli di stima, superata soltanto da medici, scienziati e aziende sanitarie  

(vedi grafico 1). Si dicono fiduciosi nella scuola e negli insegnanti, rispettivamente, il 73% e il 69% dei giovani trentini. C’è in ogni modo chi è insoddisfatto nelle attese: i lavoratori con basso livello d’istruzione esprimono, ad esempio, giudizi meno favorevoli sull’utilità della scuola per l’ingresso al mondo lavorativo, rispetto a coloro che hanno, invece, un percorso di studi più elevato. E anche l’età incide sull’insoddisfazione: i ragazzi maturi lamentano la scarsa conoscenza informatica e delle lingue rispetto a quelli più giovani.

Ma veniamo all’impegno giovanile nell’ambito collettivo.

Si dibatte spesso sul fatto che gli adolescenti d’oggi non sappiano canalizzare le loro energie e siano perciò afflitti da noia e mancanza d’interessi. Dalla ricerca si evince come questa "immobilità", non sia un tratto così diffuso fra i ragazzi trentini. Anche se, in verità, qualche disaffezione importante c’è. Ad esempio, un ragazzo su cinque esprime disgusto per la politica, sebbene rispetto ai compagni italiani, sia più fiducioso verso quella locale (vedi grafico 2). 

Ma se la politica convenzionale (votare, ricoprire cariche, ecc..) trascina poco i giovani, quella non convenzionale (cortei, raccolta firme, ecc.) crea maggior effervescenza, coinvolgendo anche il sesso femminile in temi di scottante attualità: globalizzazione, pace, ambiente, ecc. Certo, i dati non sono entusiasmanti, anche se il 38% dei giovani ha partecipato ad una manifestazione negli ultimi 12 mesi precedenti l’intervista.

Ma se la politica piange, non altrettanto fanno le associazioni, che calamitano l’entusiasmo dei ragazzi. Non a caso, la nostra Regione si piazza al primo posto come numero di reti associative: quasi un giovane su due, specie se maschio e con cultura elevata, vive quest’esperienza con finalità sociali, culturali o sportive.

Naturalmente questo è un segnale positivo, perché è indice d’integrazione sociale e di benessere psicologico. C’è però un piccolo neo: la frequenza di associazioni sembra essere un fenomeno che fa parte più del passato dei giovani che del vissuto presente. "E in Trentino infatti – afferma Buzzi - abbiamo visto, per esempio, che i giovani facevano un’esperienza di volontariato e poi ne uscivano. Ciò è dovuto al fatto che quando un ragazzo entra in tale contesto, con le sue idee e il suo entusiasmo, si ritrova spesso di fronte ad un’organizzazione dominata dagli adulti, con dei modelli gestionali e di potere prestabiliti: e questo è un modo per disincentivare la partecipazione. Non solo quella a livello associativo o di volontariato, ma anche quella politica. Quindi se è vero che il giovane deve essere educato ad una maggior responsabilizzazione, deve però trovare anche dei canali che lo rendano protagonista".

In tema d’energie giovanili, merita fare un accenno alla loro espressione nel tempo libero; anche perché in questo campo i trentini mostrano alcune peculiarità. Infatti proprio il tempo libero assume un valore centrale fra le cose importanti della vita per il 57% degli intervistati (contro il 49% dei coetanei nazionali: vedi tabella 1). Un tempo che non è solo ritmo da sballo in discoteca con il gruppo dei pari. I ragazzi sono più inclini alla lettura rispetto ai compagni italiani, leggono più quotidiani e frequentano più biblioteche. Inoltre, hanno maggior dimestichezza nell’uso di materiale informatico: Internet e posta elettronica.

TAB. 1 - Le cose importanti nella vita
(% di risposte "molto importante")

 

Trentino 2002

Italia 2000

Famiglia

89,2

85,3

Amore

80,8

77,4

Amicizia

79,9

72,2

Libertà e democrazia

68,3

63

Autorealizzazione

65,9

62

Lavoro

58,7

62,7

Svago nel tempo libero

57,7

49,7

Solidarietà

56

47,7

Eguaglianza sociale

51,3

47,7

Studio e interessi culturali

36,1

33,7

Successo e carriera personale

32,7

35,7

Patria

19,8

15,7

Impegno sociale

19,6

16,9

Impegno religioso

11,5

10,1

Attività politica

4,6

2,7

Al di là di questi pur corposi dati positivi, va segnalato però lo scarso interesse verso altre proposte culturali: ad esempio, l’87% degli intervistati, nei tre mesi precedenti la ricerca, non ha messo piede in un teatro e il 68% non ha partecipato ad un concerto. " Ma dobbiamo capire – chiarisce il docente - che il Trentino ha un territorio dove le attività culturali si accentrano nel fondovalle: infatti, per i giovani di Trento e Rovereto, i livelli di partecipazione sono superiori a quelli nazionali. Il problema è che nelle valli c’è poco. Bisognerebbe sostenere le attività in periferia, perché qui c’è maggior insoddisfazione: non si sa cosa fare".

Stabilito il contesto, vediamo qual è l’identità psicologica dei giovani trentini. Si sa, le fatiche del crescere sono intense in questa fase evolutiva. Una percezione esistenziale soddisfacente e la presenza di persone autorevolmente vicine possono limitare le fragilità che accompagnano il giovane nella sua metamorfosi all’identità adulta. Ma quanto la famiglia sostiene i figli lungo questo percorso? "Dal punto di vista affettivo – commenta Buzzi - le famiglie hanno forse un’attenzione superiore al passato. Ma il grosso problema che a volte emerge è l’iperprotettività di genitori che sommergono i figli di attenzione inibendo loro tutte le possibilità di rendersi autonomi. Ad esempio, se noi andiamo a vedere il canale attraverso cui i giovani trovano lavoro, vediamo che la famiglia è la più grande agenzia di collocamento che esista. Molto spesso il ragazzo delega ad essa la decisione su delle cose importanti e questo implica un livello di scarsa responsabilizzazione".

E se è pur vero che i giovani trentini hanno una marcia in più, rispetto ai compagni nazionali, nel divenire adulti, amano comunque sostare a lungo nel nido famigliare. Certo, il welfare poco generoso nell’incentivare i nuovi nuclei, l’aumento della scolarizzazione e la maggior instabilità del lavoro, non aiutano i ragazzi a spiccare il volo. Tuttavia un 35% dei giovani del campione continua a vivere con i genitori, pur disponendo di un proprio reddito: "Il problema grosso – aggiunge il professore - è che i giovani non escono dalla casa e non diventano adulti perché rimanere in famiglia comporta dei vantaggi, ma soprattutto perché non hanno strumenti di autonomia".

Qui però vogliamo anche capire se fra i giovani ci sono dei bisogni insoddisfatti, quanto è diffuso il malessere e chi colpisce. Gli adolescenti trentini esprimono un maggior grado di soddisfazione nei vari ambiti del sociale in confronto ai coetanei italiani, cioè appaiono più integrati. Però delle sacche di disagio ci sono, anche nel ricco Trentino. Ma perché?

"Dipende - afferma Buzzi - dalla strutturazione con la quale oggi si caratterizza la società, che cambia con ritmi molto rapidi. E se un giovane ha alle spalle delle figure significative che lo sostengono, essere calato in una società che muta rapidamente produce comunque delle capacità di adattamento, altrimenti, prevale l’insicurezza e il disagio. Una cosa poi che emerge nel Trentino, anche se meno che altrove, è la progressiva difficoltà dei giovani a costruire dei percorsi futuri. Tanto è vero che uno degli aspetti significativi che sono collegabili al disagio è anche l’eccessivo ‘presentismo’ dei giovani di oggi, cioè la proiezione temporale nel presente: l’essere pragmatici, poco attenti ai loro percorsi futuri e poco disponibili a valorizzare le loro esperienze, la dimensione del passato".

E c’è qualche altro dato significativo nel mondo giovanile trentino: i ragazzi entrano spesso a contatto con situazioni di rischio. Ad esempio, dichiarano frequentemente di avere contiguità con droghe e soprattutto di guidare dopo aver bevuto alcolici, in misura maggiore rispetto ai compagni nazionali.

Quest’ultimo comportamento, infatti, è stato assunto, almeno qualche volta, dal 35% dei maschi intervistati (vedi tabella 2). Ma questi atteggiamenti trasgressivi quanto sono indice del malessere adolescenziale? "Effettivamente – spiega il professore - vi è una connessione fra uso di sostanze psicotrope e disagio, ma non è una relazione meccanica: a volte abbiamo un contatto con esse da parte di giovani che dal punto di vista dell’adattamento all’ambiente e relazionale sono perfettamente ‘normali’. Quindi è riduttivo pensare al loro uso come elemento di disagio.

TAB. 2 - LA TRASGRESSIONE
I giovani che, almeno qualche volta, assumono volontariamente dei rischi

 

Trentino 2002

Italia 2000

 

Maschi

Femmine

Totale

Totale

Dal punto di vista della salute

65,9

51,9

58,8

53,2

Nel gioco, nelle scommesse

20,4

6,0

13,2

18,8

Guidando auto o moto in modo spericolato

47,4

25,7

36,4

33,0

Guidando auto o moto dopo aver bevuto alcol

35,3

13,2

24,2

16,8

Nei rapporti sessuali

18,7

8,6

13,6

16,2

Praticando sport o attività pericolose

40,8

12,5

26,5

28,3

E allora, perché dei ragazzi, apparentemente senza problemi, si sentono attratti dall’uso di queste sostanze? Innanzi tutto questo fatto è spesso limitato a certe situazioni. In altre ricerche fatte in Trentino, ad esempio, si è visto che i giovani che abusano di alcol il sabato, sono degli astemi negli altri giorni della settimana: questo vuol dire che il ragazzo vive i propri ambiti esperienziali secondo delle regole diverse. Una volta l’adolescente trasgrediva per ignoranza o per sfida, per contrapporsi al mondo adulto e comunque capiva che era una trasgressione. Oggi mi pare che si stia andando verso un’inconsapevolezza che una cosa fatta in un certo ambito sia trasgressione".

Con questa rapida zoomata, abbiamo tracciato alcuni aspetti del mondo giovanile. E chissà che quest’approfondimento non ci offra qualche elemento in più nell’aiutare i ragazzi a crescere. Poiché, come conclude Buzzi, "oggi i giovani sono alla ricerca di un’identità che non riescono a trovare: la società non dà loro gli strumenti per costruirne una forte e significativa."