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QT n. 2, 24 gennaio 2004 Servizi

Cammina piano: cammini sui miei sogni.

Elisa Zanella e Marina Rosset

Il rapporto tra l’informazione e il mondo del sociale è stato l’argomento sviluppato dal quarto seminario locale di formazione per giornalisti e operatori sociali, organizzato a Trento dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (C.N.C.A.).

Un momento dell'incontro realizzato a Trento da "Redattore sociale".

Il titolo della manifestazione era "Cammina piano… perché cammini sui miei sogni", che, spiega Dario Fortin, del C.N.C.A., "può essere l’appello del bambino al padre che non ha tempo di giocar con lui e dell’emarginato al passante che non ha tempo di fermarsi, l’appello ai giornalisti attanagliati dalla concorrenza, l’appello agli operatori sociali troppo presi dalla frenesia dei casi urgenti, l’appello infine alla politica e all’editoria che tendono a sottovalutare le tematiche sociali".

Il sindaco di Trento, Alberto Pacher, ha aperto il dibattito parlando del rapporto ambiguo tra mondo del sociale e media: "Il ruolo dell’informazione è importante nella percezione dei fenomeni sociali. Dalla frequenza con cui i mass media trattano un tema, cambia il modo in cui il pubblico sente il problema. Per questo l’intreccio tra operatori sociali e addetti alla comunicazione è determinante per un cambiamento culturale della nostra comunità".

Centrali durante la mattinata sono stati gli interventi di Stefano Trasatti e Stefano Gnasso. Il primo, fondatore e direttore del Redattore Sociale, ha presentato l’attività di quest’agenzia di stampa che il 21 febbraio festeggerà il suo terzo compleanno con il restyling del proprio sito,www. redattoresociale.it. Nata per fornire approfondimenti e notizie agli addetti della comunicazione, agli enti pubblici e privati e alle associazioni, è l’unica ad offrire informazioni quotidiane sui temi del sociale. L’iniziativa è partita dalla consapevolezza di una parte della categoria giornalistica di non riuscire a dare un’adeguata contestualizzazione alle notizie a carattere sociale. "Lo scopo, forse troppo ambizioso - dice Trasatti - è formare dei giornalisti che sappiano trattare in modo ‘sociale’ qualsiasi evento e creare uno stile giornalistico nuovo". Termina l’intervento affermando che "da quando è nato il Redattore Sociale questi temi trovano una più ampia diffusione tra la gente comune e una trattazione più seria da parte dei giornalisti".

Avvicinato da QT per un approfondimento sulla tutela dei minori, il giornalista ha ribadito: "Secondo i protocolli deontologici della categoria i nomi dei bambini coinvolti in fatti di cronaca non possono essere citati. Negli articoli di altro genere non dovrebbero esserci problemi, sta al giornalista capire quando è opportuno censurare le generalità".

E se nella vicenda è coinvolto il nucleo famigliare? Trasatti puntualizza: "Se il giornalista dovesse considerare tutte le persone che potrebbero essere coinvolte di sponda, non si scriverebbe più una riga di cronaca. Bisogna comunque prendere sempre in esame il caso specifico".

Gli chiediamo di precisare le modalità di verifica delle fonti quando i tempi sono veramente stretti: "In linea generale i giornalisti sono tenuti al controllo delle informazioni. Dipende molto dall’ambiente redazionale e dalle indicazioni del direttore. Un’altra variabile importante è il prestigio del personaggio coinvolto".

Da parte sua, Gnasso, dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano, ha esordito presentando i risultati di una ricerca sulle aspettative per il futuro della popolazione italiana. Ne è uscito uno scenario carico di inquietudine e pessimismo. La data cruciale presa in esame è stata l’11 settembre: "Da quel giorno si avverte il bisogno di un cambiamento e la tendenza ad interrogarsi sulle proprie responsabilità per migliorare la situazione contingente".

Si sofferma poi a parlare dei mass media: "La TV esaspera l’insicurezza e i conflitti. E’una Tv deficiente nel senso etimologico del termine, in quanto le mancano linee editoriali in grado di rispondere ai bisogni etico-morali degli spettatori. Esse sono ancora troppo legate all’ideologia del consumo. La meta collettiva di oggi, invece, dovrebbe consistere nell’alleggerire il carico di ansia da prestazione sull’individuo". Gnasso ha concluso con un’affermazione poco lusinghiera per il giornalismo ed i giornali la cui autorevolezza starebbe perdendo terreno a vantaggio della satira, vista dal pubblico come nuova fonte d’informazione.

La parola passa quindi a Fulvio Gardumi (A.N.S.A.) per un commento dei dati emersi da una ricerca sulla qualità della stampa quotidiana locale: "E’ una valutazione difficile in mancanza di parametri oggettivi e di un sistema di riferimento. Quanto abbiamo raccolto andrebbe approfondito con attenzione da uno studioso qualificato, ad esempio un sociologo. In futuro il compito di scovare gli articoli sarà affidato alle singole associazioni. Esse dovranno segnalare all’osservatorio le eventuali scorrettezze e quest’ultimo provvederà a scrivere una lettera da pubblicare sul giornale".

Tocca poi a Piergiorgio Cattani entrare nel dettaglio della ricerca. Ne esce un quadro tutto sommato positivo, all’interno del quale non mancano però delle lacune: "Le tossicodipendenze sono ancora soggette a stereotipi. Se messe a confronto con l’alcolismo, esse risultano criminalizzate mentre, al contrario, l’abuso d’alcol è sentito come una piaga sociale da combattere e prevenire". Un’altra riflessione di Cattani ha riguardato il mondo dei minori: "Gli articoli con protagonisti giovani e giovanissimi rientrano in larga parte nella cronaca nera e giudiziaria: se ne parla solo in relazione a situazioni familiari difficili".

A seguire c’è stata la presentazione del libro “Hotel Millestelle” di Antonio Scaglia, preside della Facoltà di Sociologia e Charlie Barnao, di cui la nostra recensione al link indicato.