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Il “Crime proofing”

E’ possibile certificare un prodotto “a prova di crimine”? E produrre una legislazione che disincentivi la criminalità? Il caso dei telefonini e quello del proibizionismo.

Manule Soraperra

Sempre più spesso la tutela dei consumatori e dei cittadini passa attraverso una certificazione di qualità che garantisce la genuinità, la salubrità, la sicurezza di un prodotto messo in commercio. Perché non pensare allora ad una certificazione che garantisca che un determinato prodotto è "a prova di crimine"? E perché non estendere questa certificazione alle leggi e a tutti gli atti normativi che, spesso inconsapevolmente, producono opportunità criminali?

Da queste considerazioni è nato il Crime proofing (letteralmente "impermeabilizzazione dal crimine"). Questo settore di ricerca (di cui anche Transcrimesi occupa) appartiene a quelfilone della criminologia moderna chiamato "prevenzione situazionale" che trova nel concetto di opportunità criminali il suoelemento caratterizzante. Per commettere un furto, infatti, non basta essere dei ladri, ma bisogna aver qualcosa da rubare ed occorre avere l’occasione propizia. Così un prodotto o una legge possono aumentare o ridurre il numero di occasioni propizie per commettere un reato.

Nessuno può negare, ad esempio, che l’introduzione sul mercato dei telefoni cellulari abbia determinato l’apertura di un mercato parallelo di cellulari rubati e aumentato il numero di vittime tra i giovani, come riporta l’ultima indagine di vittimizzazione Istat del 2002. Ma un discorso analogo può essere fatto per le leggi e gli altri atti a carattere regolativo. Per citare un esempio famoso, se in America non fossero mai esistite le leggi sul proibizionismo Al Capone non sarebbe mai diventato un mafioso celebre.

Il Crime proofing mira da un lato a individuare e valutare le opportunità criminali esistenti o future causate dalla legislazione o dai prodotti, e dall’altro a prevedere strumenti e meccanismi in grado di ridurne la creazione.

Per tornare ai nostri due esempi: probabilmente dotare i cellulari di un codice identificativo che consenta al proprietario derubato di contattare la propria compagnia telefonica e di procedere alla disattivazione non solo della propria scheda ma anche dello stesso telefono cellulare è una soluzione che potrebbe ripetere i successi raccolti in Gran Bretagna, dove questa idea si sta sperimentando da alcuni mesi (con i furti di cellulari già diminuiti del 25%). Allo stesso modo, se il Governo americano avesse dato ascolto prima ad alcune relazioni investigative e parlamentari che già alla fine degli anni ’20 definivano fallimentare la politica proibizionistica descrivendo con preoccupazione quell’effetto collaterale di radicalizzazione delle organizzazioni mafiose attraverso il contrabbando e la distribuzione di alcolici, le organizzazioni criminali avrebbero incontrato maggiori difficoltà nell’affermarsi in America.

L’attività di Crime proofing si può suddividere in Crime
proofing
dei prodotti e Crime proofing della legislazione in base al settore su cui si concentra l’attività di ricerca (la legislazione o i prodotti appunto). Se le opportunità criminali sono già esistenti, e quindi causate da una legge in vigore o da un prodotto in commercio si parla infatti di Crime proofing ex post. Se le opportunità criminali oggetto dell’attività di crime proofing sono invece legate a leggi non ancora emanate e prodotti non ancora in commercio si parla di Crime proofing ex ante.

Malgrado vi sia a livello europeo e internazionale una sempre maggiore domanda di prodotti e leggi cosiddette Crime proofed, allo stato attuale l’attività di Crime proofing non ha ancora né una forma istituzionalizzata, riassumibile cioè in una serie di atti o azioni predeterminate, né una vasta letteratura al riguardo.

Ciò è dovuto sia all’innovatività dell’ambito di studio sia alla oggettiva difficoltà di creare dei protocolli, degli indicatori od una metodologia applicabile in maniera generale a tutti i prodotti o a tutti gli atti regolativi.

Queste difficoltà si rispecchiano anche nella struttura dei modelli di Crime proofing sinora creati. Essi, infatti, presentano un campo di applicazione limitato: mirano cioè a individuare e ridurre le opportunità criminali specifiche, causate solo da certi prodotti (ad esempio quelli elettronici) o che favoriscono solo determinati reati (ad esempio il furto). Questo non è un difetto: la costruzione e la verifica di modelli specifici è infatti il mezzo per giungere successivamente alla creazione di un modello generale che a tutt’oggi, visto lo scarso sviluppo di questo settore di ricerca, non è stato però ancora raggiunto.

Nonostante sia ancora agli inizi, il Crime proofing rappresenta una delle strade da percorrere per contrastare il crimine, anche alla luce dei sempre maggiori segnali di inadeguatezza dei metodi tradizionali di repressione.

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