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La Shoa e l’ambivalenza della natura umana

Secondo il programma di questa iniziativa io vi parlerò della Shoa. Lo faccio con angoscia perché la Shoa è stato l’evento più terribile della storia umana, unico nel suo genere. Nella loro lunga storia, almeno da 5000 anni, gli uomini hanno conosciuto guerre, devastazioni, massacri, sterminio di popoli. Ma la Shoa, accaduta nel cuore della civile Europa appena 60 anni fa, ha delle caratteristiche particolari che la distinguono da altre stragi. Si può correttamente parlare di unicità della Shoa, incomparabile con altri stermini di massa. Shoa è un termine ebraico che significa sacrificio senza colpa. Gli Ebrei di tutta Europa vennero infatti sacrificati senza colpa alcuna, ma solo per il fatto di essere Ebrei: il certificato di nascita equivaleva al certificato di morte. Altri usano il termine olocausto, che significa sacrificio per colpa (verso Dio, verso il prossimo, verso il proprio popolo). Non è quindi un termine corretto. Nessun evento accade senza causa. La causa lontana della Shoa è l’antisemitismo, che ha una lunghissima storia. Possiamo farla risalire, se vogliamo fissare una data, alla distruzione del tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d. C. ad opera dei Romani, e alla conseguente diaspora, cioè alla dispersione degli Ebrei in tutta l’area del mediterraneo e nei territori a nord: Balcani, Polonia, Russia.

Duemila anni di antisemitismo. Dapprima politico: l’impero romano voleva porre fine alle continue ribellioni degli Ebrei che rivendicavano giustamente libertà e indipendenza. Poi religioso da parte dei Cristiani che per 2000 anni considerarono gli Ebrei un popolo deicida, responsabile della crocifissione di Gesù Cristo figlio di Dio. Per questa ragione li discriminarono, confinandoli nei ghetti. Solo con il Papa Giovanni Paolo II la Chiesa di Roma riabilitò gli Ebrei, li chiamò fratelli e chiese scusa.

Nel 1800 l’antisemitismo diventa biologico e razziale. Ricordo dì sfuggita il francese De Gobineau e il suo "Saggio sulla ineguaglianza delle razze umane" (1853-55), in cui per la prima volta si afferma l’esistenza di razze inferiori (semiti, gialli e neri) e di razze superiori: i bianchi, fra cui primeggiano gli ariani, di cui è necessario difendere la purezza del sangue. Segue H.S. Chamberlain che nel 1899 in un libro poderoso, "Le basi del XIX secolo", identifica i germanici come i discendenti del puro ceppo ariano, si richiama alle intuizioni arcaiche del sangue e del suolo (von Blut und Boden) che diventano il tragico modello culturale assunto in Germania dal terzo Reich.

I teorici del Nazionalsocialismo, Rosenberg ("Il Mito del XX secolo") e Hitler ("Mein Kampf", scritto nel 1925) fanno del dominio della razza ariana sugli Untermenschen (sottouomini) il caposaldo della loro dottrina, nel quadro della aberrante teoria secondo cui gli Ebrei sono all’origine di tutti i mali del mondo. Faccio qui cenno a un altro libro famoso (ne è sconosciuto l’autore) che circolò in Europa in milioni di copie, "ll Protocollo dei savi anziani di Sion", che sulla base di documenti che poi, troppo tardi, si rivelarono falsi, sosteneva l’esistenza di una internazionale ebraica che complottava per il dominio del mondo.

La sostanza di queste farneticazioni era che i subumani (Untermenschen) neri, slavi, meticci, semiti, zingari, dovevano essere sottomessi per servire la razza superiore, i Tedeschi ariani, e i più spregevoli dei subumani, gli Ebrei, dovevano sparire dalla faccia della terra (...).

All’inizio del mio intervento ho affermato che la Shoa ha una
sua unicità, una sua specificità che la distingue da ogni altro sterminio di massa, da ogni altro genocidio, antico e moderno. Perché? Per le ragioni che seguono, sinteticamente richiamate:

- Dal gruppo dirigente nazista fu preparata a freddo, a tavolino fin nei minimi particolari. Non sotto l’impulso della collera, l’impeto della vendetta, in un momento di furore cieco, per un raptus di delirante follia. No, a freddo, sulla base di una falsa teoria, quella delle razze, in parte ereditata e in parte elaborata negli anni.

- La modalità di esecuzione fu tipicamente industriale, secondo il modello della catena di montaggio. Non è un caso che la "soluzione finale" sia stata progettata nel paese più industrializzato d’Europa, la Germania, dove il fordismo e il taylorismo avevano strutturato l’apparato industriale. Una catena di montaggio che invece di automobili produceva cadaveri.

- La catena di montaggio fu preparata con la massima cura e, all’inizio, nella massima segretezza. Ciascuna sezione non doveva sapere ciò che faceva la sezione precedente e quella che veniva dopo.

- All’inizio fu il censimento: solo in Germania gli Ebrei erano 500.000, e milioni nei paesi occupati, soprattutto all’est. Il censimento venne eseguito con rigore con l’aiuto delle tessere perforate della industria americana IBM, che continuò a operare in Germania fino allo scoppio della guerra con gli Stati Uniti (dicembre 1941). Chi censiva non sapeva che il censimento era il punto di partenza di una strada che avrebbe portato gli Ebrei ai forni crematori. Solo i capi sapevano. Gli altri seppero più tardi, quando la gigantesca macchina era già in moto. A un certo punto tutti seppero, tanto che in Germania divenne proverbiale la frase minacciosa: "attento, altrimenti finirai nel camino".

- Dopo il censimento avvenne la ghettizzazione, cioè la separazione degli Ebrei in luoghi chiusi, riservati solo a loro.

- Al termine della ghettizzazione cominciò il trasporto degli Ebrei per ferrovia su carri bestiame ai campi di sterminio

- All’arrivo nei campi avveniva la selezione: con un cenno del dito, senza neppure visitarli, un medico militare indicava i morituri e quelli che potevano ancora vivere. Gli uomini e le donne in buona salute venivano avviati al lavoro fino a quando diventavano scheletri ambulanti per la denutrizione, o si ammalavano. Gli altri, cioè i bambini piccoli, le donne con neonati, i vecchi, i malati finivano subito nelle camere a gas, mascherate da docce a soffitto. Venivano fatti spogliare dicendo loro che dovevano fare una doccia, entravano e dopo 10 minuti erano morti per effetto del gas Cyclon B.

- Dopo il gas la cremazione: i corpi venivano estratti dalla camera a gas, venivano tolti i denti d’oro dalla bocca ed eventuali anelli che avessero al dito, e poi i cadaveri venivano infilati nei forni crematori e bruciati. Il fumo usciva in continuazione dal camino.

- Nelle due ultime fasi (gasazione e cremazione) le SS che dirigevano il lavoro non si sporcavano le mani. Erano infatti riusciti a coinvolgere nel genocidio gli stessi Ebrei. Chi infatti faceva spogliare i prigionieri senza allarmarli con la bugia della doccia, chi premeva i bottoni per far uscire il gas, chi vuotava le stanze dai corpi, chi estraeva i denti d’oro, chi metteva i cadaveri nei forni e li bruciava, erano squadre di Ebrei, i Sonder commando, che a loro volta ogni 15 giorni venivano uccisi. Questo coinvolgimento costituiva l’estrema vergogna, della "soluzione finale", affinché si potesse dire che gli Ebrei uccidevano gli Ebrei (...)

Questa lunga catena di montaggio, che partiva dal censimento e finiva nel forno crematorio, era talmente parcellizzata che nessuno degli esecutori si sentiva direttamente un criminale o stentava a prenderne coscienza, anche per il lavaggio del cervello a cui era stato sottoposto con la teoria che definiva subumani gli Ebrei. Infatti la maggior parte degli esecutori erano persone normali, padri e madri di famiglia che amavano i figli, amavano la natura e curavano i loro giardinetti. Magari amavano anche la musica e ascoltavano Bach e Beethoven.

Nello stesso tempo contribuivano con naturalezza a uccidere milioni di Ebrei. C’era sì fra loro qualche sadico e qualche criminale, ma erano eccezioni. E’ questa la banalità del male di cui ha scritto Hannah Arendt. Il famigerato Eichmann, che fu impiccato a Gerusalemme dopo il processo che lo condannò a morte, tentò maliziosamente di sfruttare questa banalità del male a sua difesa: "Io mi occupavo dei trasporti, dei treni che dovevano arrivare in orario ad Auschwitz. Cosa c’entro io con lo sterminio degli Ebrei?".

Vero è che la natura umana è ambivalente, e il male è l’altra faccia del bene. Un semplice contadino, un impiegato dello Stato, chiunque, può trasformarsi, quasi senza accorgersi in un criminale. La cultura greca antica aveva capito quasi tutto sulla natura umana. Sofocle, nell’Antigone (secondo stàsimo), scrive: "Molte sono le cose terribili ma la cosa più terribile è l’uomo". Basta poco. Basta perdere la libertà e la ragione critica. Basta un Führer qualunque, un capo che si trasforma in tiranno, e tutti noi potremmo diventare dei criminali fanatizzati.

Il fanatismo disvela il lato maligno dell’uomo, di questo "albero storto", come è stato definito, e scatena la pulsione al male, mascherata magari da buone intenzioni. Rudolf Hess, il comandante del campo di Auschwitz, nel libro scritto durante i mesi di detenzione dopo il processo, dice che provò un senso di sollievo quando potè usare il gas Cyclon 13, che uccideva gli Ebrei in pochi minuti nelle false camere delle docce. Prima Hess li uccideva nei Gaswagen con i fumi di scarico del motore e l’agonia dei prigionieri durava anche 40 minuti tra spasimi atroci, che il sensibile Hess non poteva sopportare. Questo è l’uomo "terribile" di Sofocle, un impasto di pietà e di volontà omicida.

Il 27 gennaio di ogni anno (in quel giorno del 1945 l’Armata Rossa sovietica arrivò ad Auschwitz e liberò i prigionieri ancora vivi), nel giorno della memoria noi ricordiamo per non dimenticare non solo la Shoa, ma la fragilità e l’ambivalenza della natura umana (...).