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QT n. 22, 24 dicembre 2004 L’editoriale

Se questo è un uomo... di Stato

Mentre Berlusconi moltiplica le sue malefatte, il centro sinistra si scanna sulle candidature...

Voi che consigliate di abbassare i toni della polemica, voi che sostenete che non giova "demonizzare" Berlusconi e che invece la sinistra farebbe meglio a proporre un suo programma alternativo alla destra, considerate se questo è un uomo… di governo di una repubblica liberal-democratica basata sul principio di legalità.

Lo abbiamo sentito affermare in televisione che chi deve versare il 40 per cento del suo reddito allo Stato è giustificato se evade l’imposta. Solo i ricchi dunque hanno questa licenza di evadere. Che comunque resta un reato, ed un reato è anche istigarli a commetterlo. Eppure nessun pubblico ministero ha pensato di incriminarlo per una così grave esortazione. Difficile immaginare una magistratura più distratta o benevola. Come quella che, avendo accertato che era stato un corruttore di giudici, lo ha gratificato delle attenuanti generiche in considerazione della sua carica pubblica, circostanza che semmai avrebbe dovuto indurre a negarle. Ma di tale trattamento di favore aveva già goduto, talché può definirsi un recidivo delle prescrizioni grazie alle attenuanti generiche.

Salvato dunque per il rotto della cuffia, mentre i suoi più stretti collaboratori sono stati duramente condannati o per corruzione della Guardia di finanza nell’interesse delle sue aziende, o per avere comperato il giudice Squillante, o per partecipazione esterna alla mafia. Uno scenario tipico appunto dei processi di mafia di un tempo, quando il boss veniva assolto per insufficienza di prove o per prescrizione, ed i picciotti venivano condannati.

Ma questa volta il boss ha le leve di comando dello Stato, dispone del governo della Repubblica e della maggioranza parlamentare. Ne ha usato e abusato per varare leggi per tentare di evitarsi il processo, ne usa e abusa per salvare i suoi compari. Ancora una volta la prescrizione abbreviata per Previti, una legge di depenalizzazione che sta per essere concepita per Dell’Utri.

Ma se ciò non basta, il suo gorilla, il ministro Castelli, ha provveduto a far approvare dalla maggioranza "aziendale" una riforma dell’ordinamento giudiziario che mira ad assoggettare alle influenze del potere politico l’intera magistratura, infrangendo non più il codice penale ma addirittura la Costituzione. Per ora vi ha messo una pezza il Presidente della Repubblica rinviandola al Parlamento, ma è fondato il timore che il disegno eversivo sia destinato a durare.

Infatti, nonostante la esuberante maggioranza di cui dispone in entrambe le Camere, ricorrendo al sistematico uso del voto di fiducia, stravolge le ordinarie regole del procedimento parlamentare avocando di fatto al governo la stessa funzione legislativa. Anticipando in tal modo la riforma costituzionale in itinere secondo la quale al premier sfiduciato è attribuito il potere di sciogliere il Parlamento, che risulta così ridotto alla supina mercè del capo del governo.

Va imbonendo il suo credulo uditorio con la promessa di ridurre le tasse. Ma l’operazione è o ingannevole o impossibile, perché il bilancio dello Stato deve quadrare. Ancora una volta il suo proposito è quello di violare le regole, e precisamente il patto di stabilità, i parametri di Maastricht, fissati dall’Unione Europea per contenere il deficit degli Stati membri.

E’ complice di Bush nella guerra illegale in Irak. Ha violato la legalità internazionale calpestando l’autorità dell’ONU. Ha stracciato l’art. 11 della nostra Costituzione inviando nostri reparti armati alle dipendenze di generali stranieri in un territorio militarmente occupato.

Incita i ricchi ad evadere le tasse, abusa del potere per difendersi dai suoi processi per reati comuni e per salvare i cuoi assistenti, vuole asservire l’ordine giudiziario e garantirsi, con la legge Gasparri, il monopolio delle televisioni, espropria il Parlamento delle sue proprie funzioni, sfida l’Unione Europea ripudiandone le regole, ci ha trascinati in una guerra criminale fomentando il terrorismo: non vi pare che basti per mettere al primo punto del programma alternativo la necessità di liberarci di questo campione dell’illegalità?

Davvero le minuzie delle candidature o delle tattiche elettorali per le prossime regionali sono più importanti, al punto di offrire lo spettacolo così penoso di questi giorni?