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Donald Baechler, amico delle rose

Kunst Merano Arte, fino al 3 aprile.

Nonostante il freddo, a Merano sbocciano le rose. Sono quelle di Donald Baechler, artista di fama internazionale ma non nuovo alle esposizioni in regione, come ricorda la sua prima personale italiana alla Galleria Civica di Trento, nel 1998.

Donald Baechler, “The enenies of the Rose”.

Le ricerche di Baechler prendono avvio nel ritorno al pennello che caratterizzò molta arte dei primissimi anni ‘80, dopo un decennio convulso che sembrava aver decretato la morte della pittura per mano delle varie land art, arte povera, minimal-art, body art, arte concettuale, eccetera. L’algidità degli anni precedenti si scioglie nelle sue opere in sbavate di colore, in un ritorno all’infanzia, ad un’elementarità, figurativa quanto emozionale, di segno e di poetica.

Ingenuità fanciullesche a cui manca la parola e che allora si esprimono, squisitamente, con tutta la potenza dell’immagine, dell’icona che diventa quasi pittogramma, nel suo continuo ripetersi, con minime variazioni.

In queste teorie figurative sono presenti un ridotto numero di temi-soggetto, ad iniziare dai volti di fanciulli, tracciati per rapide linee monocrome, che li avvicinano, per schematicità, ai più elementari cartoon giapponesi. La routine di queste affabili icone dal grosso tratto nero su fondo per lo più pastello è talvolta interrotta dall’espediente tecnico del collage, anch’esso mai sofisticato e ricercato, ma forse proprio per questo in primo piano, mai mimetico, evidente nella sua semplicità figurativa. Questi inserti cartacei sono anch’essi caratterizzati da una certa "serialità differente": gruppi di animali disegnati, ritagli di scritte tratte dai magazine, fotografie che ritraggono l’artista giovane, numerosi altri primi piani di ragazzi ed adulti sempre colti dalla carta stampata.

Il numero di opere in mostra, trecento, è davvero impressionante, e a lavori oramai storici se ne affiancano altri appositamente creati per l’esposizione meranese, raccolti sotto l’emblematico titolo "The enemy of the rose". "I nemici delle rose" è un vecchio libro trovato fortuitamente dall’artista che tratta dei numerosi insetti parassiti che intaccano e rovinano il più bello dei fiori, simbolo ed emblema della bellezza, della passione e .della poesia.

L’artista ne ruba il titolo per meditare (almeno nelle intenzioni) sull’età contemporanea, sui suoi aspetti ancora toccati dalla bellezza e sui suoi voraci nemici, sempre in agguato, sempre pronti a reciderla per impossessarsene, o semplicemente per distruggerla. La bellezza sembra però resistere, difesa da acute spine che tengono lontani i barbari predatori, almeno per ora.

La serie che più esprime questo concetto è quella che raffigura con un florilegio tecnico grosse rose stilizzate s’un fondale floreale realizzato a collage, motivi e soluzioni in verità già sperimentate nei primi anni ‘90, ove oltre a rose si possono trovare tulipani e molti altri fiori, anche in versione monocromatica. Un alone bianco, spesso sgocciolante come nei celebri monocromi di Schifano, contorna questi graziosi fiori, separandoli e al contempo differenziandoli dal fondo tappezzato d’immagini.

E’ qui tutto il colore di Baechler, dolce e intenso, perché il resto è la sua classica e monocromatica galleria di segni-pittogrammi, in apparenza tutti uguali, in realtà tutti diversi per il già citato principio della "ripetitività differente". Queste ombre nere, adagiate e quasi fluttuanti su fondi eterei, immateriali, sono anzitutto serie di alberi dalle folte chiome talvolta mosse dal vento, ma anche nordici abeti simili ad incastri di traballanti piramidi, o scheletri di alberi spogli. Dal gigantismo naturale si passa poi al particolare umano; ecco allora le serie di piedi, che nella loro stilizzazione potrebbero essere anche impronte, o l’umanità (infantile) a figura intera, talvolta sintetizzata al punto da ridurre l’uomo al profilo di un birillo.

Continuando in questa "serie di serie", ricordiamo, per rimanere nel campo delle "naturalia", la sequenza di profili di cavalli e di uccelli, di mele e soprattutto di fiori, talvolta ritratti a mazzi, talvolta isolati in vasi. Lo stesso principio seguono anche le serie di oggetti, come quelle di ombrelli, di campanelli e di telefoni vecchio stile, nonché quelle di simboli, reali - è il caso delle "$" dei dollari - o immaginari, come dei visi stilizzati entro profili di mela.

Pur con ovvi rimandi all’art brut e all’arte infantile, il linguaggio di Baechler non trova al giorno d’oggi validi paragoni e si presenta -cosa non certo comune nel panorama dell’arte contemporanea - estremamente originale.

Che poi il risultato, forse per via della sua immediatezza e della mancanza di fredde elaborazioni concettuali, si presenti anche gustosamente piacevole, non può certo dispiacere.

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