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La dignità monetizzata

I sindaci trentini vogliono maggiore considerazione. Cioè, un bel po’ di euro in più.

"Ci hanno provato, ma stavolta l’assalto alla diligenza è stato respinto". Così scrivevamo, nel dicembre scorso (Per qualche euro in più), alla notizia che dalla legge sull’ordinamento dei Comuni era stato espunto un emendamento che avrebbe raddoppiato gli emolumenti dei sindaci, pareggiandoli a quelli dei colleghi altoatesini. Una "proposta indecente" l’aveva definita il Corriere della Sera, soprattutto in un momento di "situazione disperata in cui versano lo Stato, le Regioni ed i Comuni".

Si sperava che la cosa fosse finita lì. Ma no. Un "autorevole sindaco che, per ora, preferisce rimanere al coperto", ci spiega che si trattava semplicemente di una tregua: "Ci avevano raccomandato di scegliere un basso profilo con la scusa che si era nell’anno elettorale e che i giornali avrebbero sparato contro i politici a fronte di aumenti. Ma è stata messa in legge una vera e propria ingiustizia che ci vede becchi e bastonati".

E così, quattro mesi più tardi, ecco che "i sindaci trentini vogliono più soldi"- come sintetizza correttamente il Trentino.

La cosa curiosa è che prima di quella legge erano le amministrazioni locali stesse a fissare le indennità di sindaci e assessori; solo che evidentemente era imbarazzante e politicamente antipatico, per una Giunta comunale, aumentarsi allegramente lo stipendio. Meglio che lo facesse qualcun altro: la Regione appunto. Purché lo facesse, anaturalmente. Ma le attese, come si è detto, andarono deluse, ed ora la lotta riprende. Per un pugno di euro? Per carità!!

"Non è una questione di quantum - chiarisce Alessandro Olivi, sindaco di Folgaria e vicepresidente del Cosorzio dei Comuni trentini - ma di dignità e di diritto: lo Statuto di Autonomia è una norma costituzionale e va rispettata. Inoltre dobbiamo smetterla di avere questa subalternità verso Bolzano. Se la disposizione non viene rivista, allora i Comuni trentini devono ricorrere alla Corte Costituzionale".

Già, perché il Consorzio dei Comuni, in questi mesi, non se n’è stato con le mani in mano, e sulla legge contestata ha chiesto la prestigiosa consulenza dell’avvocato Stella Richter; il quale, come spesso accade quando si chiede il parere di un esperto, ha dato ragione al committente. Cioè, quella legge è incostituzionale, perché lo Statuto di Autonomia "giustifica discipline differenti fra Trento e Bolzano solo nei casi in cui vengono in rilievo questioni legate alle minoranze linguistiche", il che, nel nostro caso, non si dà.

Lungi le mille miglia dal possedere le competenze di Stella Richter, non oseremo contestare che sul piano legale i sindaci possano aver ragione. Con animo parimenti equanime, però, i sindaci in lotta considerino le ragioni del disgusto che pervade l’opinione pubblica nel constatare che per equiparare il trattamento economico dei sindaci trentini a quello dei colleghi di Bolzano, l’unico modo sembra essere quello di una corsa al rialzo. E’ poi assolutamente intollerabile l’ipocrisia di chi identifica la dignità con i quattrini, di chi mentre chiede dei soldi dice che la questione è un’altra, ma poi, magari, si tiene "al coperto" temendo di sputtanarsi.

E per finire, è odioso quel mettere le mani avanti indignandosi anzitempo nei confronti di chi si indignerà. Come il presidente del Consorzio dei Comuni, Renzo Anderle, che "tuona": "Su questo tema non accettiamo demagogie".

Ma l’indignazione preventiva di Anderle e soci non ha messo in soggezione i giornali: "Dietro la formula un po’ ipocrita della rivendicazione di ‘pari dignità’ - scrive L’Adige - i sindaci dicono di non volere più soldi, ma lo stesso trattamento dei colleghi altoatesini, e siccome è difficile pensare che verrà tagliata l’indennità a questi ultimi, ne discende che si sta chiedendo l’aumento"). Ma soprattutto, il presidente Dellai, meritoriamente deciso a resistere, replica sprezzantemente (con intollerabile demagogia - penserà Anderle): "Credo che sia più importante che (i sindaci) comincino ad occuparsi dei cittadini, prima che del loro stipendio"; mentre il diessino Bondi richiama i sindaci ad una doverosa franchezza: "Riconoscano che pari dignità per loro vuol dire stessi soldi, perché altrimenti è una presa in giro. Se vogliono un aumento lo chiedano apertamente".