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QT n. 13, 2 luglio 2005 Servizi

Medioevo profano

Seconda tappa sul Gotico in Trentino: le pitture murali nei castelli e palazzi.

Dopo avervi suggerito (Qt n. 10, Il Gotico in Trentino: le chiese) alcune escursioni sulle tracce del gotico in Trentino attraverso i principali cicli d’affreschi di argomento sacro, torniamo sull’argomento, proponendovi ulteriori tappe, questa volta di argomento profano, nello specifico cavalleresco e cortese. Si tratta, a ben vedere, dell’altra metà della cultura medievale, che affianca - senza contrapporvisi - quella più prettamente religiosa. Ideali, modi di vita, leggendarie e favolose imprese (come quelle della corte di re Artù) che trovarono rapida fortuna nell’Europa delle corti, e che furono magnificamente espresse in opere letterarie, musicali e - non da ultimo - pittoriche. Le iconografie profane trecentesche abbracciano così una pluralità di temi, dal citato ciclo arturiano a scene di battaglie e tornei, dalle delizie della vita di corte, fatte di balli, banchetti ed altri intrattenimenti, fino al duro lavoro nei campi, connesso al susseguirsi delle stagioni.

Castello di Sabbionara d’Avio, Sala delle guardie: scena di battaglia.

Una prima, imprescindibile tappa in regione è quella che porta al Castello di Sabbionara di Avio, appartenuto alla famiglia dei Castelbarco ed ora uno dei tanti gioielli del FAI (Fondo Italiano per l’Ambiente). Pur se gravato da ampie lacune, il ciclo di decorazioni parietali del castello testimonia magistralmente la cultura figurativa trecentesca di corte. Ognuno dei tre ambienti che formano la parte interna alle mura - la Casa delle guardie, il Palazzo baronale, infine il mastio - presenta un diverso ciclo d’affreschi in stretta connessione con l’ambiente (un intervento site-specific, si direbbe oggi con il linguaggio dell’arte contemporanea…). Così nella stanza più nascosta e segreta del mastio, detta Camera dell’Amore, sono affrescate, alternate da un motivo a tendaggio molto comune al tempo, fantasiose allegorie dell’amore: l’uomo trafitto al cuore da una lancia, una dama con un cagnolino (simbolo di fedeltà), Amore bendato con arco e frecce, una coppia di innamorati…, il tutto espresso in una declinazione veronese dello stile giottesco.

Di anonimi pittori trentini di metà Trecento è invece la ricca decorazione della cosiddetta Casa delle guardie, introdotta da una sala decorata da un parato di losanghe. L’ambiente è qui ricoperto su due registri da vivaci scene di battaglia avvenute poco oltre le mura del castello, in cui i Castelbarco, riconoscibili dalle insegne araldiche, sono ovviamente risultati vincitori. Oltre alle scene di battaglia, da ammirare in questa stanza è senz’altro anche la scena con S. Giorgio e il drago, nonché la bella rappresentazione del Castello di Sabbionara.

Terzo e altrettanto decorato ambiente è il Palazzo baronale, affrescato con figurazioni allegoriche da un’équipe di pittori veronesi nei primi anni trenta del Trecento. Purtroppo l’ambiente è assai deteriorato, e ciò complica la lettura di iconografie già di per sé spesso a noi indecifrabili, eccetto la coppia di amanti allusiva all’amore.

Dalle battaglie del Castello di Sabbionara ai giochi del castello di Arco. Qui, nella Sala degli affreschi, è infatti conservato un ciclo di pitture murali dedicato ai tipici giochi del mondo cortese; autore ne è il cosiddetto Maestro di Arco, lì attivo tra il 1364 e il 1373. Tra le numerose scene troviamo ad esempio coppie di giovani che giocano ai dadi, altre che giocano alla dama e una ragazza che coglie una rosa per donarla all’innamorato, quest’ultima più che allegoria dell’Amore è da considerarsi un’allegoria della Primavera. Altri ancora i giochi raffigurati, ma il cattivo stato di conservazione non dà certezza sulla loro essenza. Tra le altre scene riconoscibili dell’ambiente: il congedo tra una dama e un giovane innamorato, una giostra e la successiva consegna del premio per il vincitore, il cosiddetto ‘gioco della tavola’, il gioco degli scacchi e un altro classico dell’immaginario cortese, l’uccisione del drago. Di estrema raffinatezza in tutte le scene è il ricco campionario di vestiti, assai significativi anche per gli studi sull’abbigliamento medievale.

Di castello in castello giungiamo così al Buonconsiglio, nel prezioso ambiente di Torre Aquila, affrescato nel 1400 circa da un anonimo artista boemo che taluni identificano con il cosiddetto "Maestro Venceslao", autore del celebre "Ciclo dei Mesi" eseguito per la committenza del principe vescovo Giorgio di Liechtenstein. Nelle undici scene (il mese di marzo è infatti scomparso nel corso di un antico incendio) divise da colonnine sono raffigurati su due registri i divertimenti di corte e lo specifico lavoro dei contadini nel susseguirsi delle stagioni. In questo straordinario spaccato di società feudale convivono così passeggiate galanti e scene di alpeggio, tornei e scene di caccia, promesse d’amore e fienagione, banchetti e vendemmia; scene di estremo interesse anche per una comprensione della cultura materiale del tempo.

Ancora un castello, questa volta di proprietà privata ma visitabile su prenotazione. Si tratta di Castel Pietra a Calliano, che presenta nella cosiddetta Sala di Amore posta nel mastio una ricca scena cortese, eseguita attorno alla metà del Quattrocento dalla bottega del veronese Bartolomeo Sacchetto. Notevole l’intento illusionistico, che presenta le scene entro una finta tappezzeria ad elementi vegetali intervallata da tondi con gli stemmi della famiglia Liechtenstein, gli antichi proprietari del castello. Tra i numerosi soggetti cortesi, segnaliamo una suonatrice d’arpa e un suonatore di liuto, un giullare, la caccia al cervo, il cosiddetto ‘gioco del fanciullo con l’orso’, e non ultima una complessa raffigurazione che presenta una donna assieme a dei gatti davanti a un uomo in gabbia, mentre una gazza tiene nel becco un cartiglio. Di difficile interpretazione, quest’ultima scena sembra alludere alla doppiezza femminile in amore, che rende l’uomo schiavo. Concludono la decorazione dell’ambiente le scene con il Giudizio di Paride e con Sansone che uccide il leone.

Dai castelli ai palazzi, anche se qui le decorazioni sono assai più scarse, sia numericamente che qualitativamente, per i maggiori mutamenti e riadattamenti che essi subirono col passare dei secoli.

Castello di Arco, Sala degli affreschi: il gioco degli scacchi.

Ad esempio, Palazzo Campo a Trento in via Belenzani era una delle antiche case-torri medievali, poi riadattata ed accorpata in epoca rinascimentale. Al pianterreno, nel corso degli anni Ottanta, è stata fortunosamente rinvenuta sotto l’intonaco una decorazione su tre registri: quello inferiore che presenta in modo illusionistico una serie di pellicce di vaio; quello mediano - il più ampio - con una singolare decorazione a ornato con geometrici cerchi intersecati l’uno all’altro, il cui interno è abitato da teste di leoni. Il terzo registro, pesantemente lacunoso, mostra invece piccole figure di putti musicanti.

L’ultima tappa di questo viaggio, che segue per sommi capi l’itinerario proposto dal bel volume "Le vie del gotico" edito dall’Ufficio Beni Storico-Artistici della Provincia, ci porta in un altro palazzo, questa volta a Rovereto. Si tratta di Palazzo Noriller in via della Terra, contenente lacerti di metà Quattrocento relativi al ciclo cavalleresco di un ignoto pittore. Pur nell’illeggibilità dell’insieme, sono ben riconoscibili una giostra tra due cavalieri e un altro momento - cronologicamente successivo - dello stesso duello. Alla parete opposta, una curiosa scena di difficile interpretazione che presenta un gruppo di persone che assiste incuriosito al rogo di una persona; nel gruppo è tra l’altro presente un moro. Alcuni di queste persone tornano poi in un’altra scena, dove s’incontrano amichevolmente con un re a cavallo, accompagnato dal seguito, mentre sullo sfondo appare un castello.