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QT n. 19, 12 novembre 2005 Servizi

San Michele: arriva l’Università

Con qualche problema paesaggistico, e non solo.

Un consorzio provvisorio di imprese guidato da Rigotti Spa si è aggiudicato la gara d’appalto per la costruzione dell’edificio per la facoltà di biotecnologie verdi, viticoltura ed enologia presso l’Istituto agrario di San Michele all’Adige.

Immagini dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.
Immagini dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.

Per la verità l’affidamento non è stato ancora formalizzato, perché su 18 offerte ammesse al concorso, 6 sono risultate anomale; in altre parole hanno presentato ribassi superiori alla soglia minima. Quindi, secondo la normativa che regola le gare d’appalto pubblico, l’offerta migliore (ribasso del 27,040 %) dovrà essere attentamente analizzata prima di essere dichiarata vincitrice. Infatti, un’offerta troppo vantaggiosa potrebbe nascondere errori di valutazione che potrebbero poi rivelarsi controproducenti durante la realizzazione del manufatto. Ci vorranno forse alcune settimane e poi l’Istituto Agrario, dopo quasi un decennio di annunci, potrà percorrere la strada verso il naturale completamento del ciclo di studi che da oltre cent’anni si tengono presso l’antico istituto, rilanciato negli anni ‘60 ad opera della Provincia. A tutt’oggi i diplomati dell’Istituto agrario che vogliono continuare nella specializzazione devono frequentare i corsi triennali attivati da qualche anno in collaborazione con le università di Trento e Udine ed un analogo istituto di Wiesbaden, in Germania.

Il nuovo edificio ha un valore di progetto di 15 milioni di euro ed è stato approvato lo scorso 7 marzo dal Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto Agrario. Il progetto preliminare della costruzione era stato affidato nel corso del 2003 all’architetto Giovanni Bertolotto ed ammontava allora ad un importo inferiore ai 10 milioni di euro. Sono stati successivamente coinvolti altri professionisti, ed alla fine il costo è salito fino ai 15 milioni di euro dei quali oltre un milione e mezzo sono destinati al pagamento delle parcelle dovute ad ingegneri ed architetti.

Sul fatto che a San Michele venga istituita una facoltà di agraria c’è un certo consenso; le discussioni vertono invece sul mancato collegamento con l’università di Trento, invero – ad essere generosi – piuttosto bizzarro, se non megalomane o rivelatore della tentazione politica di crearsi l’istituzione piccola ma dipendente (La “ridicola” università del Governatore).

Comunque entro il 2008, secondo le intenzioni, la nuova sede universitaria dovrebbe risultare ultimata. Nel frattempo i corsi troveranno ospitalità in una sede provvisoria a Mezzolombardo.

Poi ci sono i costi che si pagheranno in termini urbanistici e paesaggistici, tutt’altro che lievi. La costruzione, dimensionata per ospitare centinaia di studenti e decine di professori, avrà un’altezza di diciassette metri ed un volume di oltre ventimila metri cubi. Si può ben dire, insomma, che non passerà inosservata. Infatti, quando il progetto venne presentato in Comune, non tutti applaudirono. A sollevare forti perplessità non furono i soliti ambientalisti con la puzza sotto il naso, ma un consigliere comunale dalle solide convinzioni autonomiste e dalla pratica esperienza del geometra. A dar man forte al tecnico-consigliere, anche due architetti, allora componenti (ora ex) della commissione edilizia di San Michele. Tutti gli altri, maggioranza ed opposizione, si dichiararono favorevoli, nonostante che in quella zona sia prevista per gli edifici un’altezza massima di 14 metri. C’è stato bisogno quindi di una deroga del Consiglio comunale di San Michele per autorizzare il grande parallelepipedo di vetro e cemento. "Per quel poco che è dato sapere - spiegava allora il consigliere comunale Tullio Zeni - si rischia di vedere un mostro di circa 30.000 mq, alto 17 metri e lungo più di ottanta. E’ chiaro che in città, un volume del genere può anche passare inosservato, ma non è il caso di San Michele all’Adige, specialmente in una zona come quella di cui si parla, a ridosso della collina vitata. Come non pretendere poi, per un’opera del genere, un concorso di idee tra diversi architetti e ingegneri anziché calare dall’alto un progetto qualsiasi?".

Dicevamo dei due architetti della commissione edilizia comunale che hanno cercato di richiamare l’attenzione del Comune sui risvolti problematici dell’iniziativa edilizia dell’Istituto. Dopo un incontro infruttuoso con i tecnici e dirigenti dell’Istituto Agrario per reclamare anche la messa a disposizione dei minimi strumenti di conoscenza tecnica per esprimere una valutazione completa, i due architetti, Silvana Dallago e Francesco Franchini, si sono rassegnati ad esprimere un lungo e motivato parere negativo.

Il vigneto che ospiterà una serie di nuovi edifici dell’Istituto Agrario e del Comune.

E’ difficile riassumere le mancanze rilevate dai due tecnici e l’amarezza che scaturisce dalla relazione. Basti un passaggio, tratto a sua volta dal parere della commissione urbanistica provinciale, che a denti stretti aveva concesso per quella zona l’edificazione fino a 14 metri di altezza, ora superato con la deroga a 17: "L’area è in gran parte ricoperta da vigneti che si estendono sui primi versanti della montagna, creando un tipico paesaggio rurale trentino. Essa si presenta notevolmente sovradimensionata, rispetto alle reali necessità… Anche se la proprietà è pubblica, non è giustificato consentire l’edificazione indiscriminata".

Ma gli argomenti sollevati non sono valsi ad ottenere un ripensamento. L’università soddisfa, infatti, un coagulo di interessi, quelli culturali e di prestigio locale, quelli collegati ai probabili nuovi posti di lavoro e quelli degli immobiliaristi e dei proprietari di terreni e di appartamenti, il cui valore, inevitabilmente, aumenterà.

Per finire, nella stessa zona, ora coltivata, sono previste altre tre edificazioni: la nuova scuola elementare, il capannone con uffici dell’azienda agricola dell’Istituto Agrario (quasi tre milioni di euro) ed una centrale termica a biomassa e rete di teleriscaldamento (tre milioni e mezzo di euro), che se non altro andrà a sostituire le diciassette più o meno vetuste caldaie finora poste al servizio dei vari edifici dell’Istituto Agrario.

La grande area agricola di proprietà pubblica (circa dieci ettari), che negli anni Ottanta era stata destinata a zona per servizi ed attrezzature pubbliche, sarà quindi presto satura di edifici. Nel corso di una decina di anni vi sono stati realizzati il municipio, il nuovo campo sportivo, il nuovo asilo, la grande palestra.

Una curiosità: per la terza volta gli operai dell’Istituto si apprestano a estirpare ed a trapiantare in altro luogo la collezione di piante da frutto che rappresentano una particolare ricchezza genetica dell’istituto stesso.