Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 21, 10 dicembre 2005 Monitor

Leonardo, ingegnere delle acque

I progetti idraulici (proposti attraverso ottimi modellini computerizzati) dell'ingegner Leonardo Da Vinci per rendere più efficiente la città di Milano.

Attorno al 1500, il trasporto fluviale era molto più importante del trasporto via terra. Dobbiamo immaginare la pianura padana solcata da fiumi e canali, alcuni dei quali artificiali. Dobbiamo immaginare le grandi zone paludose alle foci dei fiumi e lungo i corsi d’acqua. Basti pensare alla nostra Besenello, al mantovano, alla foce del Po.

Tutto questo è oggi scomparso, ma quando l’acqua era così presente, rappresentava un'importante fonte di sviluppo e ricchezza per le popolazioni. Per esempio, le zone paludose erano ricche di pesce, un elemento fondamentale per la dieta. Basti pensare che Siena medievale - lontana dal mare - per lungo tempo ha cercato di costruire un lago artificiale nelle sue vicinanze e che la bonifica del delta del Po - iniziata per ingrandire il latifondo nobiliare - provocò la prima crisi alimentare ed emigrazione di massa della storia, a causa dell’improvvisa carestia di pesce. Le stesse vie di comunicazione coincidevano in larga misura con i corsi d’acqua: quando possibile, i fiumi erano collegati tramite un sistema di chiuse e canali. Di questo passato medievale oggi restano poche vestigia. Torre Verde a Trento era collocata sull’ansa dell’Adige, lungo la quale si sviluppava il porto urbano. Così come Borgo Sacco, a Rovereto, era la porta del commercio cittadino, contrapposto alla zona artigianale del centro storico dove erano collocati gli opifici tessili che usavano l’energia del Leno. La stessa Milano era al centro come oggi dei traffici tra il Po e i laghi lombardi, con la differenza che erano i canali la via di comunicazione delle merci. L’unico ricordo del tempo è oggi rappresentato dalla zona dei Navigli.

Quando Leonardo da Vinci decide di lasciare Firenze - circa nel 1480, poco più che ventenne - si presenta al Duca di Milano Ludovico Sforza come ingegnere e uomo di scienza. Questo gesto ci dà un interessante segnale di costume: non si presenta come umanista o pittore, nonostante le prime importanti realizzazioni fiorentine, ma come ingegnere. La figura dell’ingegnere risponde alle nuove esigenze sociali dell’epoca: migliorare le strade, le città e le fortezze, erigere palazzi e chiese di grandi dimensioni. Le signorie dell’epoca hanno i capitali; la tradizione umanistica, con il recupero dei testi antichi greci e latini, reinterpreta il sapere dimenticato. La società crea le prime specializzazioni. Il sapere collettivo, che attraverso le botteghe e le corporazioni veniva tramandato oralmente, ora viene codificato sui libri.

Per essere accettato a Milano, e quindi ricevere una casa e uno stipendio dalla signoria, come gli scienziati d’oggi Leonardo deve dimostrare di avere competenze ed inventiva. Sottopone allora a Ludovico il Moro i progetti per ponti girevoli, per navi da battaglia e altro ancora, dimostra che può rafforzare ed offrire lustro alla città.

Leonardo resta a Milano per quasi vent’anni. Insiste nell’innovare tutte le tecniche con le quali si cimenta: dall’affresco-acquerello dell’Ultima Cena alla scultura in bronzo del mai compiuto monumento equestre per Ludovico il Moro. Possiamo individuare due fonti di ispirazione: il recupero delle tecniche classiche, cioè la scultura e pittura latina ed ellenica, ed il cosiddetto "Libro della Natura", esempio per tutti gli studi sul volo umano inteso possibile attraverso la metafora dell’uomo-uccello.

In una città che dipendeva così grandemente dall’acqua come Milano, non potevano mancare progetti per innovare la costruzione di dighe e ponti. Proprio questi progetti sono oggi esposti al Museo Tridentino di Scienze Naturali, nella mostra "Leonardo, l’acqua e il Rinascimento".

L’esposizione occupa poche sale e consiste nella ricostruzione, attraverso modellini in scala e grafica computerizzata, di alcuni dei progetti più interessanti del periodo (peraltro ottimo questo supporto informatico). Questi progetti sono legati all’economia idrica dell’epoca: si va dalle imbarcazioni a pale - dove queste sostituiscono i remi, perché più comode nell’utilizzo fluviale, alle imbarcazioni d’assalto, composte di corazza frontale per proteggere i soldati. Si toccano le tecniche costruttive dell’epoca, attraverso il progetto di una draga, necessaria per ripulire i fondali dai detriti, una gru che si muove sui binari, necessaria per costruire canali artificiali, e altro ancora. Spicca il progetto di una città ideale. Qui l’elemento fluviale gioca il ruolo di favorire i traffici (i canali artificiali arrivano direttamente davanti alle botteghe artigiane), ma è anche un elemento importante di profilassi: gli scarichi ed i rifiuti non sono accatastati negli stretti vicoli medievali, ma scaricati in acqua.

La mostra prosegue fino al prossimo 29 gennaio. Il Museo organizza visite guidate su prenotazione e merita sicuramente una sosta. Se ancora non avete visto la mostra su Einstein, potrete vederne due in un colpo solo!