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Dalle favelas di Fortaleza alle Dolomiti 

"Ma se il governo vede che questi piccoli progetti hanno così tanto beneficio per i bambini, perché non interviene? Dovrebbe intervenire, occuparsene lui …" - interviene una signora.

Ci pensa Aurinelia, Aurì per gli amici, il viso dolce, incoronato da riccioli neri, grandi occhi languidi, nel suo suadente "ital-ese" (italiano e portoghese brasiliano), a spiegare come vanno le cose. La sua voce, calda e avvolgente come la laguna equatoriale nella foto alle sue spalle, si fa strada fra logica e irrazionalità. Nelle fotografie i bambini del Projeto A, a scuola, mentre giocano, mentre festeggiano il Natale con un italiano improvvisatosi papà Noel; e a mensa, fra scorci di favela e della spiaggia di Fortaleza. 

Il "Projeto A - Casa de aprendizes da auto-estima" nasce dalla visione e dalla caparbietà di Aurinelia e Laura, Lara, Elena, Ilaria, Heidrun e Daniela, ragazze trentine socie di Tremembè Onlus (www.tremembe.it), associazione che da oltre 10 anni si occupa di solidarietà internazionale e turismo responsabile con un percorso che si snoda sulle coste dello Stato del Cearà, nel nord-est del Brasile.

Tremembè è una fucina di idee e progetti. Il Projeto A è un doposcuola rivolto a bambini e bambine del Conjunto Palmeiras, quartiere povero nella periferia di Fortaleza, (capitale del Cearà) per sostenerne l’alfabetizzazione e l’apprendimento, nella convinzione che la consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società, dati da un’istruzione adeguata, possano generare il cambiamento. Avviato nel novembre 2007, oggi il doposcuola del Projeto A ospita 40 bambini e bambine di 6 e 7 anni, che lì possono imparare non solo l’alfabeto e materie di base, ma anche l’autostima, intesa come possesso degli strumenti per diventare cittadini attivi. Attività ludiche e culturali si abbinano all’insegnamento di comportamenti igienici e alimentari sani, di diritti e doveri, coinvolgendo anche le famiglie.

Come testimonia Aurì, molto spesso questi bambini a casa non hanno di che mangiare e consumano pasti regolari solo a scuola; non hanno l’acqua corrente e quindi nel doposcuola imparano anche l’uso dello spazzolino da denti.

Molti qui da noi, come la signora di cui sopra, non si capacitano che di fronte a tanta indigenza, ma anche buona volontà, il governo brasiliano non intervenga, come invece fa la Provincia di Trento nelle scuole materne, nei progetti giovanili e nei circoli degli anziani. Stretti fra le pareti della montagna, sotto le pendici di Castel Beseno, è difficile immaginare le strade assolate e polverose, le misere case senza luce, le dispense vuote. Ecco perché è importante che Aurì sia qui stasera, insieme alle ragazze di Tremembè, nell’ambito della Rete Internazionale delle Donne per la Solidarietà, (www.donneperlasolidarieta.it) organizzata dalla Provincia all’interno del Festival dell’Economia. 

Giovane madre che vive in una favela, Aurì testimonia il cambiamento e storie di speranza per riscattare l’infanzia negata.

C’era un bambino di 7 anni che al Projeto A proprio non ci voleva andare. La mamma insisteva. Uno, due, tre giorni. Niente. Lui piangeva e brontolava che no, non ci voleva andare, non gli importava di imparare a leggere e scrivere. "Io voglio imparare a usare la pistola!" - diceva. Essere grande, essere "uomo"? Come i ragazzi di 11 e 17 anni che armati di pistola qualche settimana fa hanno fatto incursione fra i banchi di scuola, minacciato maestre e bambini, terrorizzato, rubato. Alla fine quel bambino ci ha preso gusto, al Projeto A, e ha disegnato persino dei fiori, "anche se non sono robe da uomini".

"Per questi ragazzi andare a scuola, imparare a leggere e a scrivere, non è un valore. Non è ciò che vogliono. – prosegue Aurinelia incalzata dalla curiosità dei presenti - I bambini negli stati poveri del Brasile sono troppi. A scuola non c’è spazio per tutti. E mentre nel Sud ricco, industrializzato, tecnologicamente avanzato, anche il sistema formativo funziona, nel nord è incancrenito. Diversi sono gli interessi del governo: a sud, dove ci sono imprese e industrie, c’è bisogno di gente istruita da inserire nel mondo del lavoro per portare avanti l’economia. Viceversa, il governo ha tutto l’interesse a mantenere nell’ignoranza i milioni di elettori del nord, che nelle favelas, ignari dei propri diritti e doveri, si lasciano incantare da show, regalie e promesse elettorali. Un popolo analfabeta fa comodo. Lo governi come vuoi". 

Guardo Aurì, conosciuta in Brasile, nel suo quartiere, in mezzo alla sua gente, e immagino la sua emozione. Oggi è qui, con l’associazione Tremembè e le Donne per la Solidarietà, a testimoniare i primi 6 mesi del progetto che le ha cambiato la vita e che le permette di aiutare a cambiare quella di tanti bambini nel suo quartiere: incarna la possibilità di cambiare. La realizzazione di un sogno.

Forse anche la signora di Besenello stanotte ha fatto un sogno. Forse sta già mettendo qualcosa in valigia per i bambini che ha visto in foto: "Ghe piaserala la torta de fregoloti?"

Manon serve imbarcarsi davvero, per andare lontano; possiamo contribuire al progetto A con un’adozione a distanza.

50 euro bastano per garantire a un bambino un anno di inserimento nel progetto, ma ciascuno può comunque donare quanto può e quanto desidera. E’ possibile anche devolvere il proprio 5 per mille all’associazione.I contributi, detraibili fiscalmente, vanno versati tramite bonifico bancario a: Associazione Tremembé Onlus, Cassa Rurale di Trento 08304 01808, Cod. IBAN: IT63 K083 0401 8080 0008781416. Causale: Projeto A 

Tutti gli sviluppi dell’attività saranno comunicati e documentati tramite mail o posta, comunicando all’associazione il vostro indirizzo via mail o telefono. Contatti Lara Lupato: cell. 340 7739382. Laura Adami: cell. 349 8900966. e-mail: projetoa@tremembe.it