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Salviamo il vecchio ospedale

Paolo Barbagli

Siamo alla fine del 1800. Viene progettato e poi costruito il nuovo Ospedale di Riva, in sostituzione dell’antico e ormai superato "Ospitale della Disciplina" al limite della città murata e accanto alla chiesa di S. Giuseppe.

Un primo progetto dell’ing. Domenico Oss (1896) prevede un ospedale a due piani, ma viene abbandonato. Un decreto del 18 giugno 1898 della Congregazione di Carità dà incarico all’ing. Pietro Tosana di preparare un nuovo progetto, che in una prima versione prevede 118 letti per una spesa di 38.0000 corone, e in una seconda e definitiva 105 letti e 294.000 corone. I fondi necessari vengono reperiti grazie a don Eustacchio Cappello che, alla morte, lascia tutto il suo patrimonio alla Congregazione.

Il primo luglio 1900 viene posta la prima pietra e il 29 giugno 1902 ha luogo l’inaugurazione. Nel 1905 viene collocato nel giardino antistante il busto del Cappello, opera dello scultore Scannagatta.

I tempi di realizzazione sono stati quindi velocissimi, anche se normali per quei tempi, specie se raffrontati ai giorni nostri, con i tempi biblici di realizzazione del nuovo ospedale ad Arco.

Il nuovo nosocomio comprendeva sei fabbricati distinti, cinque dei quali disposti simmetricamente lungo l’asse che porta alla chiesa dell’Inviolata.

Si trattava di padiglioni a un piano, mentre il primo corpo di fabbrica ne aveva due, più un piano sotterraneo, in modo da ottenere una completa isolazione del suolo ed il passaggio delle condutture elettriche ed idrauliche. I muri sono stati costruiti con pietra dalle cave di Corno di Bò e del monte Brione, mentre i marmi venivano da S. Ambrogio di Valpolicella.

Dell’area di 14.413 mq, 2.667 mq vennero occupati dai fabbricati, mentre la parte rimanente venne sistemata a giardino all’italiana, con siepi, aiole fiorite e alberi di alto fusto intersecati da vialetti per il passeggio degli ammalati.

Tutto l’insieme, giunto quasi intatto fino ai giorni nostri, rappresenta un mirabile esempio di architettura ospedaliera, assolutamente all’avanguardia per l’epoca, in cui natura ed edificazione umana sono in perfetto equilibrio e sintonia, quasi incastonati e compenetrati l’uno nell’altra, alla scopo di ridare anche ai corpi malati la perduta armonia.

Ciò premesso, alla fine del 2003 il Comune di Riva del Garda, al momento della dismissione del vecchio ospedale, trasferito nel nuovo nosocomio di Arco, ha dato incarico all’arch. Lamberto Rossi di presentare un piano di recupero dell’area dell’ex ospedale.

Tale piano nel "progetto di massima" prevedeva tra le altre cose di "realizzare un percorso centrale urbano pedonale dall’Inviolata alla sala del Comprensorio", e senza parlare di alcun abbattimento, in una versione successiva (ripresa da un nuovo progetto dell’arch. Mauro Malfer) ipotizzava l’abbattimento dei padiglioni del vecchio ospedale (tutti tranne l’avancorpo centrale) per far posto a nuove costruzioni, destinate a casa di riposo per anziani e centro per Alzheimer.

Sull’ipotesi di abbattimento di gran parte del vecchio ospedale, che stravolgerebbe l’intera area eliminando uno dei più importanti e preziosi esempi di architettura ed urbanistica dei primi anni del Novecento nella nostra città, gli "Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro" esprimono netta contrarietà, auspicando invece un recupero e un riutilizzo dell’intero compendio che sia rispettoso della memoria del passato e della armonica bellezza dell’intera area.

Nel sito dell’associazione (www. amicidellaterraaltogarda.eir.it) è stato inoltre inserito un sondaggio con la domanda: "Vuoi che il vecchio ospedale di Riva venga abbattuto?". Si invitano tutti i cittadini a rispondere a questo quesito, il cui risultato sarà reso noto.

Paolo Barbagli, presidente dell’associazione Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro