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Il mio debutto al Senato

Lidia Menapace

Sono entrata in Senato il 28 aprile. Dico il bello e il brutto della sede. E’ molto bella, un palazzo raffinato, di proporzioni eleganti, con interni ben arredati, anche con dipinti di pregio e anche con opere contemporanee; fornito di tutto ciò che si può desiderare, tranne che i bagni sono un po’ scadenti e anche non molto numerosi: ma vi è una ricca buvette al piano dell’aula e un ristorante a pianoterra, eccellenti e scandalosamente a buon mercato, a ciascuno/a di noi spetta un portatile della generazione più moderna e numerosi altri servizi, alcuni schiettamente privilegiati, altri attinenti l’esercizio del mandato. La cosa di gran lunga più gradevole sono i molti e le molte commesse, attentissime sollecite preparate, che ti avviano dovunque, ti accudiscono con grande precisione professionalità e decoro.

Il primo inconveniente per me e alcune altre è stato che - siccome i padri della patria erano "grandi", ma più d’una madre piccoletta - a me e ad altre è capitato di non toccare terra, una volta sedute, e questo fa gonfiare i piedi alla lunga. Proposto io di portarmi uno sgabello, i solleciti commessi mi hanno sconsigliato (potrebbe diventare un’arma impropria nelle colluttazioni) e si sono impegnati a far mettere delle pedane fisse lungo un banco, appunto per le senatrici non all’altezza delle tradizioni. Il tutto dà però alla fine una sensazione quasi claustrofobica: di fatto appena avremo le stanze individuali con tavolo telefono poltrona computer ecc. basterebbe mettere una branda e si potrebbe vivere lì, dormire, lavarsi, nutrirsi e credere che quello sia il mondo. Una idea di autosufficienza può venire, come anche però di stare in una gabbia dorata.

La prima sessione sapete come è andata. Dopo un travaglio di due giorni è stato eletto dalla maggioranza di centrosinistra Franco Marini (della Margherita), e con iter più sollecito alla Camera riuscivano ad eleggere Fausto Bertinotti. Erano presenti da noi al Senato i senatori a vita, la straordinaria Rita Levi Montalcini, che sembra una bambolina di porcellana e se ne sta attenta tenace composta a seguire a e prendere parte a tutto, e poi gli altri: Cossiga, Napolitano, Colombo, e tutti insomma.

Una bella visibile novità è il numero di donne nei banchi di Rifondazione che spicchiamo davvero e veniamo notate: tutti, più o meno a bocca stretta, ci complimentano, dicendo: "Eh sì, vi trovate ad essere tante", come fosse l’esito di una giocata al lotto, invece che il risultato importante di una importantissima lotta. Presiede Scalfaro ed è stata una faticata non da poco. Alcuni hanno criticato sottovoce una gestione non rigidamente protocollare, ma mi sembra che Scalfaro (attaccato spesso con durezza e volgarità da senatori della destra) abbia preferito, in una atmosfera elettrizzata e accesa, lasciare anche la parola oltre il diritto, far sfogare tutti, e concludere quando di argomenti dicibili non ce n’erano più e si doveva soltanto mettere rimedio a quelli non confessabili. È stato faticoso, molto, moltissimo, ma credo sia stato saggio, una gestione più puntigliosa e rigidamente formale avrebbe scatenato accuse, proteste e tumulti (che non sono comunque mancati). Alla fine, dopo estenuanti votazioni a scrutinio segreto con le schede da depositare a mano nell’urna e un collegio scrutinante fatto dai quattro più giovani eletti al Senato, alla terza votazione Marini ha ottenuto un pò più dei voti necessari ed è stato eletto.

Durante le operazioni di voto siamo state raggiunte dalla notizia che la Camera aveva eletto Bertinotti alla presidenza e poi anche informazioni del suo discorso concordemente definito eccellente, le donne che ci mandavano messaggini felici per essere state nominate per prime. Delegazioni di deputati si sono viste nelle tribune dell’aula (Giordano, Mascia, Rutelli, Prodi) e ci sono anche venute a far visita dopo la fine dei lavori (Elettra Deiana ecc.).

Che cosa è successo? al Senato si sono segnalate subito alcune schede bianche e alcune "segnate" fino al famoso episodio del Francesco al posto di Franco, mentre alla Camera 11 voti sono andati a D’Alema invece che a Bertinotti (l’opposizione alla Camera non aveva un suo candidato e votava bianca), e nello scrutinio decisivo Bertinotti è stato eletto permanendo comunque una cinquantina di schede per D’Alema. Si tratta verosimilmente di un pacchetto di dalemiani, più un investimento da parte dell’opposizione, e il tutto ha un chiaro segno politico, non quello "anticomunista", perché per la destra propagandisticamente anche D’Alema è comunista, bensì messaggi non poi tanto cifrati, che indicano a D’Alema e ad altri e a tutti/e una propensione non indifferente nell’opposizione per la "Grande coalizione". Se Marini non fosse stato eletto l’operazione poteva anche riuscire subito, così è rinviata e un po’ indebolita.

Lidia Menapace.

Al Senato i voti mancanti o cifrati possono essere il risvolto di palazzo Madama della stessa operazione, più debole e forse non appoggiata dalla Lega (che ha votato al primo giro il suo candidato Calderoli) e/o una operazione più classica di potere spicciolo, diciamo pure di posti, fatta con i tradizionali "pizzini", come è venuto spontaneo di chiamarli.

Si sono incrociate due operazioni, una più schiettamente politica l’altra più schiettamente di bottega, che però non sono passate. Il miglior contributo all’elezione di Marini l’ha in fin dei conti portato Andreotti, perché pur di non lasciar passare lui - uno che ha avuto pendenze con lo Stato per anni e ne è venuto fuori libero personalmente (del che sono lieta per lui), ma gravato di prove non confutate di amicizie mafiose - fino a lasciargli prendere in mano la seconda carica dello Stato, quella che prevede persino la supplenza del presidente della Repubblica in caso di suo impedimento, credo che avremmo votato anche uno scranno vuoto.

Marini ha concluso una diffiicile vicenda con un discorso modesto, con un paio di battute velenose come quella volta a ringraziare Tremaglia per aver voluto il voto degli italiani all’estero, che come fair play poteva anche risparmiarsi, ma in un contesto generalmente non molto "fine" ci stava bene.

Finito, adesso si può cominciare a lavorare per la formazione del governo e per le amministrative e per il referendum sconfermativo dello scempio costituzionale, e stare sempre attenti alle insidie che stanno ovunque. Amen!