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QT n. 11, 3 giugno 2006 Servizi

Valduga un anno e un mese dopo

Urbanistica a Rovereto: tutte le perplessità sullo scambio Consolata salva/Sacco cementificata.

Abbiamo scritto circa un mese fa (Guglielmo Valduga un anno dopo) che aspettavamo di vedere nei fatti la volontà della giunta Valduga di risolvere il problema Consolata, l’area (di proprietà dei "poteri forti" roveretani: Gianfranco Pedri, per non fare nomi) improvvidamente resa edificabile dall’ultimo PRG di Rovereto. Infatti la Consolata è un ex convento sopra le colline del paese, un’area paesaggisticamente bellissima e priva di strade, su cui sarebbe costoso e insensato progettare un’espansione urbana. Sulla sua conservazione, sul rifiuto della resa della città alle convenienze dell’imprenditoria speculativa, si era basata buona parte della campagna elettorale di Valduga.

A metà del mese di maggio abbiamo saputo quale è la soluzione. Ai proprietari della Consolata viene offerto il seguente scambio: cessione (nel senso di vendita, ben s’intende) della Consolata alla Fondazione Caritro, mantenendo in piano solo la destinazione ad interesse pubblico; in cambio, possibilità di edificare (almeno la stessa cubatura della collina) su un pezzo del vigneto Bossi Fedrigotti, nel quartiere urbano di Borgo Sacco. A risarcimento, la stessa Bossi Fedrigotti potrà costruire ulteriori condomini, ma la parte rimanente di vigneto passerà in proprietà al Comune, con l’intento di trasformarla a parco per il quartiere.

Il vigneto Fedrigotti, tra il torrente Leno e l’abitato.

Tutto bene quindi? Lo scambio ha una sua logica (costruire in pianura invece che in collina) e potrebbe risolversi in un’occasione di miglioramento urbano per il quartiere di Sacco. Tuttavia, all’assemblea pubblica nella quale il sindaco Valduga e l’assessore Tomazzoni hanno presentato l’ipotesi della giunta, le perplessità erano molte, gli entusiasmi pochi.

"Basta parlare, dov’è il parco?". La mia vicina di posto proprio non ne poteva più. Dopo mezz’ora nella quale si diceva che portare le strade alla Consolata rappresentava un costo immenso, l’architetto milanese dello studio Boeri doveva, nelle speranze dei convenuti, mostrare il parco. Invece più si dilungava, più sullo schermo passavano e ripassavano le stesse piantine del borgo con le sue case, i suoi isolati e la sua cornice di verde progettata tutta intorno. Niente da dire, il verde è tanto. Però forse il progetto si lascia prendere la mano da eccessivo entusiasmo. Troviamo aree verdi al posto di un pezzo di stazione (che ne diranno le Ferrovie?), aree verdi sul tetto delle autorimesse degli autobus Atesina (avete mai visto un parco sul tetto di un’autorimessa?), poi risultano parco anche zone che, a quanto si è capito, dovranno essere poi edificate, per esempio dove vorrà costruire anche la Bossi Fedrigotti, che ancora non ha deciso che pezzo di vigneto tenere.

Nella cartina, in mezzo a tanto verde e al tanto cemento che sta calando su Borgo Sacco (250 appartamenti in costruzione senza contare l’operazione Consolata), si vedeva piccola piccola l’area dell’ex-Alpe, la vecchia fabbrica in disuso nel cuore del quartiere, sulla quale era stato promesso... ebbene sì, anche lì un parco. Piccolo piccolo, perché parte dell’area è stata promessa all’Itea, ma pur sempre un parco. Eppure eccolo lì, tratteggiato in bianco rosso. Ha una sua nobiltà, è nel cuore del quartiere invece di esserne ai margini e sembra chiedere: "Ehi voi, perché mi dimenticate? Che fine farò? Non ditemi che con la scusa di tutto quel verde io diventerò area commerciale!".

Intendiamoci, il mio è solo un sospetto maligno. Però l’Alpe fa 10.000 metri quadrati, proprietario del terreno è il Comune, che però è sempre stato piuttosto evasivo di fronte alle richieste di verde dei cittadini: "Quando l’ITEA costruirà, chiederemo che faccia un po’ di verde". Se e quando - aggiungo io. Ma se è così difficile portare il verde all’Alpe, siamo sicuri che sarà una passeggiata portare il verde sul vigneto Bossi Fedrigotti, che di metri quadrati ne fa 30.000?

L’area del vigneto Fedrigotti, prevista come “area agricola-paesaggistica” nel Prg di Rovereto.

Insomma, sembra che Valduga ricalchi la politica del capoluogo, che QT ha a suo tempo definito: "I parchi? Magnana". Domani. Oggi si può fare, subito, il parco all’Alpe, ma non lo si fa (anzi, fino a poco tempo fa l’assessore Tomazzoni, lo stesso che magnifica il parco prossimo venturo, diceva che per quello dell’Alpe "non ci sono i soldi"); ma si promette quello di domani. Magnana, appunto.

Per intanto si trasformano i vigneti pregiati in condomini. Una delle idee forti del (peraltro discutibilissimo) piano Cervellati – conservare il più possibile il verde agricolo – se ne va su per il camino. A questo punto i contadini protestano: come dargli torto?

Ora nello schermo si vede l’intera città di Rovereto con tutti i colorini che piacciono agli architetti, e sì, come affermano i relatori, "il parco fa parte di un progetto più ampio". Certo, come no, il nuovo Piano Regolatore Generale di Rovereto! Ecco la tangenziale est, di cui ho scritto nell’articolo scorso. Ma sì, è un vecchio progetto. Lo stesso Tomazzoni ne era molto perplesso quando lo intervistai cinque anni fa (vedi QT n.3, Rovereto, le divisioni sul Piano Regolatore). I termini del problema non sono molto diversi. Questa strada deve risolvere il problema dei camion che scendono dalla Vallarsa, un problema che è difficile trovare particolarmente rilevante, vista l’assenza di insediamenti produttivi per tutti i 50 km di valle. Peccato poi che sulla carta non si veda la tangenziale ovest (altri vigneti da demolire), una tangenziale che passerà sulla destra Adige, in altri Comuni lagarini, a molti kilometri dal quartiere. Si dice che questa dovrebbe migliorare la viabilità di Sacco. Onestamente non vedo come.

Ecco sulla pianta la risistemazione del parcheggio Follone (dall’altra parte di Sacco, verso il centro) che, riqualificato ed interrato, dovrebbe diventare il "biglietto da visita" per il turista che entra in città. Ottimo. Ma è da anni che se ne parla. Non è che il costo dell’operazione, a iniziare dall’interramento, è troppo oneroso, per cui non si riesce mai a venirne a capo?

Infine ecco che si accenna finalmente ad un vero problema. La risistemazione della stazione ferroviaria, e questo risolverebbe un nodo vero: l’uscita della stazione guarda verso est, verso corso Rosmini e il centro di Rovereto, ma la città, nel frattempo, si è espansa anche ad ovest, verso Borgo Sacco appunto, ad iniziare dall’Istituto Don Milani. Così ogni mattina gli studenti di Ala attraversano i binari dello scalo merci ed escono dalla stazione usando l’uscita dei camion. Effettivamente rendere bifronte la stazione è un obiettivo su cui non si può non concordare.

Il problema di fondo, a volere essere negativi, è che l’altra sera Valduga e Tomazzoni non hanno trasmesso l’idea, che "sì: ora gli spazi verdi di Sacco saranno la nostra priorità assoluta". Alla fine si sono visti molti progetti ambiziosi, ma anche molto costosi: tangenziale est, tangenziale ovest, area Follone, stazione ferroviaria, parco di Sacco. Si avranno i soldi per perseguirli tutti? E in caso negativo quali saranno le priorità? Aggiungiamoci poi che il sindaco non ha escluso che alla Consolata qualcosa di pubblico si faccia comunque. "Ma come - dice qualcuno tra gli astanti - prima ci dite che è inaccessibile alle strade, e poi ci volete fare un pezzo di Mart, un pezzo di Università o altro ancora?". Quanto costerà tutto questo?

Infine, quale idea di città sottintende il prossimo PRG? L’altra sera l’architetto Tomazzoni esprimeva l’idea che l’area di vigneti del quartiere siano "per forza di cose" aree di espansione urbana. Diavolo - forse a tarda sera si era tutti un po’ stanchi - ma questa è un idea da città degli anni ‘60, quando si doveva anzitutto costruire. E’ un’idea assolutamente inadeguata alle città attuali, dove anche se – come a Rovereto - permane una forte e propulsiva realtà industriale, è il terziario il settore più dinamico, è la qualità della vita che crea, anche dal punto di vista economico, la differenza. E dove semmai il problema urbanistico è il recupero delle aree industriali dismesse (ieri l’ex Alpe, domani, forse, la Manifattura Tabacchi). Inoltre (vedi il Parco del Negroamaro presentato al Biteg di Riva) le aree "agricole-urbane" possono essere molto interessanti, proprio dal punto di vista urbanistico.

Quindi il sospetto resta. Se "il vigneto come area residuale" è il principio guida di Valduga e Tomazzoni - e speriamo di no! - , allora forse non si è neppure tentato di offrire in cambio della Consolata uno dei tanti ruderi industriali lungo la strada del Brennero, sui quali il vecchio PRG progettava inutilmente edilizia di qualità.

Eppure tutto sommato non siamo pessimisti: qui Valduga e Tomazzoni si giocheranno tutta la loro credibilità politica e lo sanno.

Perché se a Sacco non si pianterà neppure un abete e solo si innalzeranno condomini, e se l’Alpe sarà ancora lì vecchia e cadente, provate ad immaginare chi può vincere le elezioni tra un Valduga che sosterrà "votateci per continuare nel nostro lavoro per il bene dei cittadini" ed un qualsiasi sfidante che non abbia mai - e dico mai - avuto a che fare con i vari PRG Cervellati-Bruschetti-Maffei-Tomazzoni-Valduga.