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QT n. 1, 13 gennaio 2007 Servizi

Il cenacolo del Presidente

A Bolzano ha messo in agitazione i politici e tutti quelli che contano (o pensano di contare), per non parlare dei giornalisti. E’ stata l’intenzione, espressa da Luis Durnwalder, di dar vita a un gruppo informale di pensatori/consiglieri (un think tank si direbbe in America), con cui periodicamente discutere sulle problematiche di lungo respiro.

Alfredo Guarriello (a sinistra) con Luis Durnwalder

Era un anno e mezzo fa. E in molti prontamente si proposero; altri aspettavano una convocazione, mentre i giornalisti arrancavano nel buio.

E ancora oggi l’iniziativa, già decollata, con diverse riunioni alle spalle, rimane protetta da un’insolita discrezione. Mai la stampa è riuscita a sapere in anticipo di alcuna delle riunioni; né, dei dodici saggi che si riuniscono con Durnwalder, è stata ancora pubblicata una lista esatta.

Ci interessiamo noi della cosa, con questa intervista a uno dei dodici. Perché l’iniziativa, al di là delle curiosità pettegole, ci sembra molto interessante come approccio ragionato all’attività di governo.

Il nostro interlocutore è Alfredo Guarriello. Ingegnere, imprenditore, già proprietario della Dator, società informatica leader in Alto Adige, con oltre 100 dipendenti; oggi, tra le tante cariche, presidente del Tis (Techno Innovation South Tirol) di Bolzano. Il nome è italiano, come il padre e le scuole frequentate da giovane (l’Arcivescovile di Trento); la madre invece è tedesca, come tedesca è stata la dichiarazione di appartenenza etnica. “Ma meno parlo di differenziazioni etniche, più sono contento” ci dice subito.

Poi inizia a parlare del “Cenacolo”: “E’ stato Durnwalder a scegliere queste persone. Ha detto: ‘Corro il rischio di essere cieco, di non capire appieno la realtà; per questo intendo confrontarmi con altre persone, libere di parlare: per ascoltare e per ragionare assieme”.

L’iniziativa è pubblica?

“Durnwalder ha parlato in pubblico di questa sua intenzione. Ma poi, quando dopo alcuni mesi la cosa è partita, non è certo stata presentata con una conferenza stampa. Pubblicamente non si conoscono né i nomi dei partecipanti, né la data e il luogo della riunione, né gli argomenti”.

Chi sono questi dodici apostoli? Sono cambiati nelle varie riunioni?

“Sono sempre stati gli stessi. E intendono rappresentare varie culture, sensibilità: così abbiamo i professori universitari, chi come me viene dal mondo imprenditoriale, chi da quello dell’istruzione; ma c’è anche un anziano signore, già sindaco, contadino, che rappresenta la saggezza e anche il conservatorismo popolare; e poi un paio di giovani politici”.

Come mai i giovani?

“Non fanno parte, come gli altri del resto, del suo giro di amici. E nemmeno del mondo istituzionale. Dai giovani ci si aspetta la novità nell’approccio ai problemi”.

Come avviene l’incontro?

“Il tema viene fissato da Durnwalder, molto prima dell’incontro, poco dopo la riunione precedente; e a noi il suo ufficio spedisce a casa dati e studi significativi sull’argomento. In maniera che ognuno possa elaborare le proprie idee partendo dai fatti, da una certa conoscenza della materia. Poi ci si trova, in un pomeriggio seguito da una cena. Ma non è che ognuno faccia una sua relazione: si è attorno a un tavolo e si parla”.

Oggetto del dibattito sono le problematiche di lungo periodo, non certo i provvedimenti contingenti, e men che meno le manovre politiche. Chiediamo qualche esempio.

“L’urbanistica, il Piano di Sviluppo Urbanistico (il nostro Pup) con le linee guida”.

Questo sembra un caso classico in cui le linee guida sono una cosa, spesso bellissima, mentre quello che viene concretamente fuori è un’altra cosa, in genere molto più discutibile.

Luis Durnwalder

“Questo è vero fino ad un certo punto. Per esempio, il tema dei centri commerciali, con la decisione strategica altoatesina di evitare le Affi; è un risultato acquisito, noi siamo tutti orgogliosi di avere una struttura commerciale per cui in ogni paese c’è ancora un negozio di alimentari. Il vecchio piano di sviluppo di Benedikter è ancora molto apprezzato, perché ha evitato la venetizzazione del territorio. Poi, sono d’accordo che da molte di queste impostazioni generali nella pratica ci si può discostare”.

Allora uno dei temi può essere quando ci si discosta da quanto previsto.

“No. Il nostro non è un organismo di controllo. Noi possiamo dibattere se un’ipotesi è abbastanza realistica, e non rischia invece di essere travolta dalla realtà. Ma non rappresentiamo una seconda Giunta Provinciale. Per esempio, ancora sul Piano Urbanistico: ovviamente verrà presentato in Giunta, ma sarà un momento molto diverso. Da noi se ne discutono gli orientamenti generalissimi”.

Ci sono mai stati momenti di critica severa, discorsi tipo ‘le cose su questo tema non vanno proprio’?

“La discussione non avviene in questi termini. Faccio un altro esempio, l’argomento immigrazione. Qualcuno introduce il tema, parlando di cifre, tendenze, e valori in gioco. Poi si discute, ad esempio sulle cifre: in Europa l’immigrazione è al 12%, da noi molto meno, cosa vuol dire? Dobbiamo ritenere ineluttabile il 12%? Dobbiamo temerlo, auspicarlo? E come gestire questa percentuale, che vuol dire, quale qualità della vita di queste persone? E poi le prospettive: agli immigrati, soprattutto di seconda generazione, dobbiamo dare una scuola. Ma quale scuola: quella italiana o quella tedesca? E’ chiaro che i temi in gioco sono rilevantissimi: e ognuno porta la sua personale visione, e si apre un dibattito”.

Vengono tratte delle conclusioni?

“No.”

Capita che le persone modifichino le idee durante il dibattito?

“Sì”

Durnwalder partecipa alla discussione?

“Talora espone il suo pensiero, ma è sempre attento a non chiudere il dibattito”.

C’è una verbalizzazione della riunione?

“E’ presente il segretario del presidente, che per iscritto riassume i discorsi. Il documento che ne risulta, rimane interno, a disposizione del presidente; e della Storia, se vorrà occuparsene”.