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Se venti miliardi vi sembran pochi

Tanti sarebbero risparmiati in minori compensi a sindaci ed assessori se si riducessero a 50 i comuni trentini. Come dovrebbe fare una seria riforma istituzionale. Che invece, al contrario...

Leonardo Franchini

Dieci milioni duecentododicimila centonovantacinque noccioline da 1 euro l’una, pari a 19 miliardi e 750.000 lire; questo è il risparmio minimo, calcolato su una base estremamente prudenziale e facendo riferimento solo a tre voci che difficilmente possono definirsi irrinunciabili: il costo di un sindaco, di cinque assessori e quindici consiglieri (in media) per ognuno degli oltre 170 comuni che andrebbero accorpati (secondo la proposta del sottosegretario Massimo Tononi) nei residui 50. Senza considerare accantonamenti, rimborsi, spese accessorie, compensi per commissioni e tutto il resto. Che tuttavia, stando ad una stima chiesta ad un segretario comunale, che preferisce mantenere riservata la sua identità, moltiplicano almeno per tre i valori sopra evidenziati.

Il riferimento alle noccioline è fatto perché in questo modo ha definito i possibili risparmi il dott. Renzo Anderle, sindaco di Pergine e presidente del Consorzio dei comuni, attraverso l’accorpamento.

C’è un’altra considerazione da fare: i primi dieci comuni per popolazione della Provincia (Trento, Rovereto, Pergine, Arco, Riva, Mori, Lavis, Ala, Levico e Cles), comprendono da soli – su oltre 220 – il 47% di tutti i trentini. Se si divide statisticamente il saldo su tutti gli altri comuni, verrebbero collettività di meno di 1.250 persona cadauna.

E anche se si arrivasse alla definizione per via di legge, alla riduzione del numero dei comuni – sempre calcolando secondo criteri statistici, si rimarrebbe a nuclei con meno di 7.000 abitanti, più o meno come Cles. E’ quindi abbastanza improbabile che si verifichino distacchi abissali fra gli amministratori ed i cittadini. D’altra parte, lo stesso Anderle è probabile che annoveri se stesso fra i sindaci che sono vicini alla gente, eppure ha oltre 18.000 amministrati.

Si diceva prima che quei 20 miliardi (chiamiamoli “alla vecchia”, si ha una impressione più precisa della loro dimensione) non sono “irrinunciabili”; infatti, non toccano posti di lavoro, anzi, in generale restituiscono alle loro occupazioni normali molti cittadini che hanno dovuto, sia pure temporaneamente, abbandonarle. E se la preoccupazione riguarda i dipendenti comunali che si troverebbero senza riferimento, delle due l’una: o il loro lavoro è indispensabile, e allora non ci sarebbe problema ad inserirli nelle nuove, un po’ più grandi, istituzioni; oppure, se non fosse così, è possibile che la situazione possa essere equilibrata con il normale turnover anagrafico, senza bisogno di operare tagli dolorosi quanto inutili.

D’altra parte che non siano i dipendenti in cima alle preoccupazioni degli amministratori è chiarito dallo stesso Anderle, quando propone l’alternativa di “accorpare dei servizi” per realizzare delle economie e delle razionalizzazioni. In altre parole, sembrerebbe di capire che si è disposti a rinunciare ai posti dei soldati, ma non a quelli dei generali.

E’ vero che la gente è legata ai campanili, ma è altrettanto vero, che, da un po’ di tempo, forse a causa dell’euro, si è abituata a fare i conti.

Ecco perché, valutando equamente le “noccioline”, potrebbe essere interessata a trovarne un uso più razionale.