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QT n. 6, 24 marzo 2007 Monitor

“Sidelki / Badanti”

Documentario/montaggio di interviste a badanti di Katia Bernardi: un film-verità che riesce ad emozionare.

E’ stato presentato l’8 marzo scorso in sala Cuminetti il documentario "Sidelki / Badanti", regia di Katia Bernardi, produzione della Provincia di Trento. Il film si apre su un’immagine che tornerà poi a dividere il film in capitoli: vediamo ruotare una matrioska, oggetto identificabile e souvenir caratteristico, ma anche non scontato simbolo di maternità e accoglienza. La matrioska dei titoli di testa nasconde al suo interno un carillon, piccolo effetto speciale e motivo di meraviglia, capace di infondere dolcezza a una narrazione che assume spesso toni amari e drammatici.

Il film è un montaggio di interviste con badanti dell’Est Europa. Raccontano storie paragonabili, ma tutte individuali e distinte. Riusciamo finalmente a sentire la voce, in prima persona, di donne che vediamo muoversi nei nostri paesi e nelle nostre città con una presenza così discreta. "Non abbiamo a chi dirle, queste parole", esclama una delle intervistate. Ci mettono al corrente di vite non necessariamente vocate ma comunque costrette a spendersi per gli altri, per motivo di percorsi biografici simili: la fine del comunismo, la crisi delle piccole certezze professionali e sociali, le difficoltà economiche, i figli da mandare a scuola. Lasciare il Paese natale per guadagnare soldi da mandare a casa sembra l’unica via d’uscita a disposizione.

Le inquadrature di Katia Bernardi includono spesso, oltre al primo piano dell’intervistata, anche, dietro di lei, altre persone – il marito, i figli –, a indicare una nuova ricomposizione familiare (alcune delle interviste sono girate nei Paesi d’origine, dove le sidelki sono finalmente riuscite a tornare); o, comunque, la costante presenza, nelle storie che vengono raccontate, delle figure familiari: è solo per la famiglia che esse accettano le difficoltà dell’espatrio. Si creano così momenti toccanti in cui una donna parla a noi spettatori di suo figlio, mentre anche lui sta lì dietro, sullo sfondo, ad ascoltarla: "Loro piangevano per noi, e noi piangevamo per loro".

Si stabilisce, nell’affollata sala Cuminetti, un forte senso di partecipazione emotiva. Quando il documentario finisce e sale sul palco un piccolo coro di badanti, l’emozione diventa quasi per tutti commozione. Non bastano certo gli applausi della sala a ripagare quelle donne per la loro presenza a fianco delle nostre famiglie. Si può però approfittare di occasioni come questa offerta dal documentario per iniziare a mostrare quanto esse meritino la nostra gratitudine.